giovedì 18 dicembre 2008

Gabbiani di Francesco Petrarca


"Petrarca scrisse degli epigrammi latini. Il loro carattere, quasi sempre occasionale e leggero, li rende ancora oggi freschi, sorprendenti. Giuseppe Billanovich in Petrarca letterato (Edizioni di Storia e Letteratura) lasciò una fascinosa ipotesi, ricordando che forse esistette un quaderno ove il poeta 'riunì i suoi versi improvvisati'. Ora Francisco Rico, studioso tra i più apprezzati del sommo autore, ne ha raccolti dodici che gli sono sembrati 'di maggior valore tra quelli di attribuzione sicura'. Li ha intitolati Gabbiani (Adelphi). Scritti per lo più in distici elegiaci (ma cinque sono in esametri caudati), soltanto due di essi furono pubblicati per volontà dell'autore che li incluse nelle Lettere Familiari. Rico così spiega la traduzione: 'Dato per scontato che non potevo azzardarmi a volgere in italiano il Petrarca latino, ho chiesto ad alcune grandi studiose ed eccellenti amiche di farlo per me, e di farlo senz'altro in limpida prosa'. Ogni epigramma è stato poi commentato e annotato nel senso alto del termine, tanto che il lettore intraprende con questo svelto libretto dodici percorsi. Sono viaggi ideali che nascono dalle parole del sommo umanista per approdare in luoghi privilegiati della cultura occidentale. Perché il titolo Gabbiani? È quello del terzo epigramma di codesta raccolta, datato 1341. Sembra che Petrarca — ricorda Rico — navigando alla volta dell'Italia, dinanzi alle coste di Roma, risentisse in sé gli echi di una allora nota canzone che gli attuali studiosi di folklore conoscono come Le trasformazioni. È una conversazione tra l'amante e l'amata, nella quale l'uomo promette alla donna che, se prenderà le sembianze di un certo essere, egli la inseguirà tramutandosi. L'amore, in altri termini, cambierà la sua natura. Petrarca improvvisò un dialogo fittizio con un amico caro, forse il musicista fiammingo Ludovico di Beringen, o il nobile romano Lello Tosetti: anche se non rivela in quale 'pulcra avis' potrebbe mutarsi Laura, Rico conclude: 'Chi, solcando il Mediterraneo, allude a un uccello che vola in stormo e si sposta sull'acqua non può che riferirsi al gabbiano'. Una libertà, un sogno filosofico, una fantasia dietro cui si avverte un soffio platonico: seguendolo si scopre che l'amore trasforma l'amante nell'amato o 'in amatos mores' (così nel Secretum), nel modello dell'amato. O, scostandosi da questa ipotesi, si può scegliere un'altra via: l'amico è un alter idem e con lui si vive un accordo totale. Nasce in tal modo la speranza che i due giungano all'identica metamorfosi; se così fosse, hanno seguito una nozione aristotelica, mediata da Cicerone. Questo è un esempio dei dodici possibili. Non sono degli inediti ma aiutano a entrare in un universo di sensazioni gentili. Tra l'altro, dell'epigramma ricordato c'è già una raffinata traduzione italiana di Michele Feo in Petrarca nel tempo (Bandecchi; Vivaldi)." (da Armando Torno, Riscoperte. Dodici divertimenti Laura, Petrarca e il volo d'amore dei gabbiani, "Corriere della Sera", 16/12/'08)

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