sabato 6 dicembre 2008

Andrea Zanzotto: "La poesia ha sempre una funzione civile (anche quando è nascosta)


"Direi che per me anche per le vicissitudini scombinate della mia vita, l'idea del manque, della richiesta senza risposta, è stata fin dai primi anni presente. [...] Io credo che ci sia sempre una funzione civile nella poesia, anche se non manifesta ma sottintesa, direi collegata a quello che è l'inconscio collettivo (...). Dopo la bomba atomica, parlando di una rosa non si può più parlare di una rosa soltanto, ma verrà fuori qualcosa di diverso, che porta in sé la traccia di quest'altro mostruoso fatto del moltiplicarsi delle armi. Si può dire che non è mai finita la seconda guerra mondiale, perché hanno continuato a fabbricare le bombe. [...] Oggi tutto sta cambiando con un'enorme velocità. Ancora non sono state dette, 'sparate' chiaramente, le vere ragioni, che sono la cupidigia cretina degli uomini di aver soldi in quantità illimitata, come se in natura esistessero piante che crescono all'infinito. Oggi siamo in una fase di cui tutto è simbolico. Come, per esempio, nell'economia: che cosa è il Pil? Il Pil rappresenta, come 'guadagno', tanto chi costruisce quanto chi dmeolisce. Far su una casa, poi distruggerla perché non la si vende, fa aumentare il Pil. Ci si basa su dati fantastici, di una fantasia folle, che però in un certo momento diviene più rapinosa che la realtà stessa. Resto meravigliato, in questi giorni, quando vedo una qualche bancona che fallisce ... Perché le banche, tra loro, tendono a mangiarsi, a divorarsi. Sono arretrate all'età dei dinosauri, i quali si cibavano tra loro. [...]" (da Andrea Zanzotto, La poesia ha sempre una funzione civile (anche quando è nascosta), "Corriere della Sera", 06/12/'08; dalla video-intervista a Zanzotto "Ferita e farmaco", curata da Laura Barile e Francesco Carbognin, che sarà proiettata al convegno Il turbamento e la scrittura)

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