Lettera dall'inferno a mia madre e ai miei figli (Lettres à maman, Par-delà l'enfer) di Ingrid Betancourt (Garzanti, 2008)
"Qui tutti viviamo come morti: vivo o sopravvivo su un'amaca tesa fra due pali. [...] Sto male fisicamente. Non ho più mangiato. L'appetito mi si è bloccato. I capelli mi cadono in grande quantità. Non ho voglia di niente, perché qui in questa foresta l'unica risposta a tutto quello che chiediamo è no. La vita qui non è vita ma una lugubre perdita di tempo. Vivo o sopravvivo su un'amaca tesa fra due pali, coperta da una zanzariera e con un telo sopra che fa da tetto: con tutto questo posso pensare che ho una casa. Tutti questi anni sono stati terribili". Nella lettera Ingrid ringrazia anche la Francia "che amo con tutto il mio cuore perché ammiro la capacità di mobilitazione di un popolo che, come diceva Camus, sa che vivere è impegnarsi". Al presidente francese Nicolas Sarkozy "che è sul meridiano della storia", al presidente americano George W. Bush e a Chavez, la prigioniera affida le sue ultime speranze di liberazione: "Chissà che con loro e con la solidarietà di tutto un continente potremo assistere a un miracolo". (da "'La vita qui è una lugubre perdita di tempo': in una lettera il dramma della Betancourt", Repubblica.it)
"Excerpts: Letter by Ingrid Betancourt" (da WashingtonPost)
"Letter from a Famous Hostage Stirs Colombia" (da Npr.org)
Nessun commento:
Posta un commento