mercoledì 20 febbraio 2008

Diario di scuola di Daniel Pennac


"Diario di scuola, autobiografia esclusivamente tagliata sulla scuola, o meglio, sulla sofferenza della scuola: Chagrin d’école è il titolo originario. Cruccio, dolore, afflizione, dispiacere, pena: intraducibile, intollerabile chagrin! Una sofferenza che, per giunta, Pennac ha patito due volte, da studente e da professore, visto che lo strepitoso autore di Malaussène è stato per ben venticinque anni professore di francese in un liceo parigino: prima la sofferenza di essere uno studente somaro, e poi la sofferenza di essere un professore che non sempre riusciva a salvare l’allievo somaro. Sì, Pennac fu un pessimo scolaro. Perennemente ultimo o penultimo della classe, disortografico, smemorato, pigro, ripetente, fannullone, ottuso: uno che 'va male' a scuola. Un somaro, una nullità. Impiegò un anno intero per imparare a scrivere la lettera 'a'. Un caso grave di 'ebetudine scolastica', di 'inattitudine a capire', che egli ci racconta cercando di evitare il comprensibile autocompiacimento, ma di fatto cedendo in pieno alla sempre prelibata tentazione dell’uomo di successo che ricorda con malcelata fierezza i suoi esordi catastrofici. Non è dunque l’ennesimo libro sulla scuola bensì, come egli stesso scrive, un libro sul somaro. Sull’insopportabile afflizione di essere somaro, di non capire, di non essere mai all’altezza, di deludere sempre i genitori e di ricevere il disprezzo degli insegnanti. I dolori della somaraggine, insomma, 'la solitudine e il senso di vergogna del ragazzo che non capisce, perso in un mondo in cui gli altri capiscono', il dramma di non avere nessun avvenire davanti: essere un 'bambino che non diventerà'! Poi l’incredibile svolta: nel 1969 Pennac diventa. E diventa niente meno che professore. 'Come si compie la metamorfosi da somaro a professore? - egli si chiede - E, a latere, quella da analfabeta a romanziere?'. Risposta: grazie ai professori-salvatori. Quattro insegnanti mirabili lo hanno letteralmente salvato, ripescandolo dalla discarica esistenziale in cui era caduto. Il primo fu un professore di francese, che smise di chiedergli di fare i compiti o studiare le lezioni e gli commissionò un romanzo, individuando con miracolosa chiaroveggenza il narratore che era in lui. E che tipo di professore diventa Pennac? Naturalmente un professore-salvatore di somari. A immagine e somiglianza di quei magnifici quattro suoi salvatori, e per affinità elettive: chi meglio di lui poteva capire, e dunque alleviare, quel doloroso senso di paura-inettitudine-sfiducia che è, nel somaro, il mal di scuola? Indirettamente dunque, cioè solo raccontando di sé e mai facendo lezione o esposizioni saggistiche, Pennac ci parla di una meravigliosa scuola salva-somari, e arriva a delineare un chiarissimo ritratto dell’insegnante ideale: appassionato della sua materia, sa comunicare tale passione, fa lezioni memorabili, non molla mai l’allievo, soprattutto se somaro; non lo disprezza, gli dà fiducia, lo invoglia, lo eleva, lo aiuta, lo salva dal lupo cattivo travestito da nonna, cioè da quella Nonnaccia Marketing che lo plagia con i miti del consumismo, felpe firmate e sneakers di marca. Uno che sa risvegliare il desiderio di sapere e di capire, che non si spazientisce e non si offende. Profondamente convinto che spesso in un somaro si celi un genio e, soprattutto, che se quel somaro non studia sia sempre colpa della società e dell’insegnante, non abbastanza bravo a interessarlo, stimolarlo, divertirlo: in una parola (magica, e oggi molto in), motivarlo. Un insegnante esemplare, insomma. Un po’ Superman, a dire il vero. Anche un po’ biblico, modello buon samaritano, americanizzato in stile I care: uno che si prende cura, si fa carico, è responsabile di tutto (decadenza culturale, sfascio della famiglia, violenza nelle banlieues). Uno che 'tira fuori il somaro dall’abisso della sua ignoranza', che 'ripesca l’affogato': continuando la metafora marina, una specie di bagnino con inesauribile scorta di salvagenti da lanciare in mare. In questo senso, un libro perfetto per i nostri amari tempi scolastici, un libro godibile, estroso, appassionato, che ci conforta un po’, finalmente contrastando quei nostri pessimismi-catastrofismi sempre bollati come fuori luogo, inutili e dannosi. Straordinariamente in linea con l’attuale clima italiano, un libro conforme (conformista?) alla filosofia ministeriale dei nostri ultimi dieci anni, fondata sul Recupero Selvaggio: recuperare sempre e comunque l’allievo somaro, recuperarlo ogni giorno e (novità recentissima!) per dodici mesi all’anno, estate compresa (al mare, naturalmente ...). Un libro che ci invoglia a pensare che sia davvero possibile salvare tutti. A un patto, però: che tutti - allievi somari e prof. salvatori - si chiamino Pennac!" (da Paola Mastrocola, Solo un prof. Superman come Pennac salverà i somari, "TuttoLibri", "La Stampa", 16/02/'08)"

1 commento:

Anonimo ha detto...

bellissima recensione menomale ne ho trovata una xk mi sere x domai a scuola