"Quando vado a leggere poesie, sia nelle scuole che nei convegni o in altre situazioni di semplice lettura pubblica, la stragrande maggioranza di ascoltatori è costituita da donne. Mi sembra molto interessante, e non solo da un punto di vista sociologico, questa onnipresenza femminile, dalla famiglia al lavoro allo studio, alla creatività. Ci dev'essere una ragione più profonda, e io penso che l'intensità con cui la donna vive la contemporaneità, specialmente in questo momento di crisi, le dia una particolare motivazione alla pluriattività e al bisogno di conoscenza, dovendo supplire anche alla crisi maschile. Fatto sta che pure nella poesia la presenza femminile è soverchiante, e basti citare Amelia Rosselli, Bianca Dorato, Franca Grisoni, Patrizia Valduga, Mariangela Gualtieri, Ida Vallerugo, Giovanna Sicari, Antonella Anedda, Maria Luisa Spaziani, Biancamaria Frabotta, Anna Boninsegni, Assunta Finiguerra. Un elenco che sarebbe senza fine.
Livia Candiani è nata nel 1952 a Milano. Ha pubblicato Fiabe vegetali (Aelia Laelia, 1984), Io con vestito leggero (Campanotto, 2001), La nave di nebbia (La biblioteca di Vivarium, 2005) e La porta (La biblioteca di Vivarium, 2006). La sua è una poesia colta e semplice, nutrita da un pensiero profondo e da una naturale dolcezza. Dice un'altra poetessa, Vivian Lamarque: 'Vive in un suo pianeta, come il Piccolo Principe ...'. Traduce testi buddisti, recita, dipinge, crea piccole sculture con materiali di recupero, a volte illustra i propri libri di poesie e fiabe'. Questo suo nuovo libro, Bevendo il tè con i morti (Viennepierre), può essere definito da un suo verso: 'Come un aquilone sopra il deserto', che è un'allusione alla levità della sua poesia, all'imporsi di una presenza in una città dalle troppe assenze, dove i morti non sono coloro che ci hanno donato l'ultimo respiro ma coloro che camminano tra noi.
Ancora ci dona poesia Anna Maria Farabbi, che scrive in italiano e nel perugino della sua città, riecheggiando in noi la lingua magica delle origini. Esce ora, in edizione italiana e tedesca, La magnifica bestia (Traven Books). 'Lmi corpo c'ha la tacca. / No sciame de bellere drento. / M'è muto e gito via. Sento / ntrono ntol vento. / La luja ntla buja del tsilentsio: / lbacio c'ha perso le du bocche: / armasto solo e gnudo' ('Il mio corpo ha il segno. Uno sciame interiore di farfalle. E' venuto ed è andato via. Sento un trono nel vento. La miniatura incandescente nella cecità del silenzio; il bacio che ha perso le due bocche: è rimasto solo'), scrive la Farabbi e però aggiunge più avanti: 'Chi sta zitto per immersione e per forza / si trasforma. Coltiva il proprio orto. /Impara a divenire nel battito. Ad abitare la cellula / del suo sangue, la trasparenza del fiato'. 'Nel tentativo di narrare questo mondo che l'uomo della poetessa abita, si forma il linguaggio della Farabbi; si crea una modalità del dire, la cui connotazione è, a mio parere, etico-religiosa', scrive il traduttore tedesco Frank-Volker Merkel-Bertoldi. Non dunque per soffermarmi sulla categoria della femminilità ho dato risalto al fenomeno femminile nella contemporaneità ma per sottolinearne l'importanza fattiva e culturale, per coglierne il merito." (da Franco Loi, In poesia stravincono le donne, "Il Sole 24 ore Domenica", 17/02/'08)
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