lunedì 12 novembre 2007

Shlomo VENEZIA: "Tutto mi riporta al campo. Qualunque cosa faccia, qualunque cosa veda, il mio spirito torna sempre nello stesso posto"


"Ho un'immagine precisa di Shlomo Venezia: l'immagine di un uomo che racconta con fermezza, con precisione, l'inferno che ha visto e toccato, e così facendo restituisce a noi che possiamo soltanto immaginare quell'orrore, cosa ha voluto dire la vita in un campo di sterminio, l'essere considerato meno di un animale, l'essere sopravvissuto grazie al tremendo lavoro in un Sonderkommando di Auschwitz."
(dalla prefazione di Walter Veltroni)
Sonderkommando Auschwitz. La verità sulle camere a gas di Shlomo Venezia (Rizzoli, 2007): "Tutto mi riporta al campo. Qualunque cosa faccia, qualunque cosa veda, il mio spirito torna sempre nello stesso posto ... Non si esce mai, per davvero, dal crematorio." Sono parole di Shlomo Venezia, ebreo di Salonicco, di nazionalità italiana; è uno dei pochi sopravvissuti del Sonderkommando di Auschwitz-Birkenau, una squadra speciale selezionata tra i deportati con l'incarico di far funzionare la spietata macchina di sterminio nazista. Gli uomini del Sonderkommando accompagnavano i gruppi di prigionieri alle camere a gas, li aiutavano a svestirsi, tagliavano i capelli ai cadaveri, estraevano i denti d'oro, recuperavano oggetti e indumenti negli spogliatoi, ma soprattutto si occupavano di trasportare nei forni i corpi delle vittime. Un lavoro organizzato metodicamente all'interno di un orrore che non conosce eccezioni: il pianto disperato di un bimbo di tre mesi, la cui madre è morta asfissiata dal gas letale, richiama l'attenzione del Sonderkommando, lo scavare frenetico tra i corpi inanimati, il ritrovamento e subito dopo lo sparo isolato della SS di guardia che ammutolisce per sempre quel vagito consegnandolo alla storia. Per decenni l'autore ha preferito mantenere il silenzio, ma il riaffiorare di quei simboli, di quelle parole d'ordine, di quelle idee che avevano generato il mostro dello sterminio nazista ha fatto sì che dal 1992 abbia incominciato a parlare, e quei racconti sono la base della lunga intervista che è all'origine di questo libro. Accolta con vivo interesse in tutto il mondo per la sua straordinaria unicità, questa testimonianza - memoriale 'di un’onestà assoluta', come sottolinea Simone Veil - è l'antidoto a ogni follia negazionista. Il lucido e onesto racconto di quest'uomo oggi ottantatreenne è la forma più nobile di omaggio alle vittime di ieri: la memoria.
Ascolta da Fahrenheit

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