lunedì 5 novembre 2007

Edward HOPPER: "Tutto quello che volevo fare è dipingere la luce del sole sul lato di una casa"


"In silenzio. 'Parlare con lui - disse una volta la moglie Josephine Nivison - è come lanciare una pietra nel fondo di un pozzo, la senti andare a fondo.' E il suo amico John Dos Passos, autore di Manhattan Transfer: 'Stava seduto nello studio per ore bevendo tè. Ogni tanto sentivo che era sul punto di dirmi qualcosa, ma poi non lo faceva'. In silenzio e lentamente. Edward Hopper ha guardato l'America e ha visto il cuore di noi che guardiamo. La luce dei suoi quadri, dilatata e obliqua - che immobiliza l'interno notturno di un bar, la casa isolata sull'oceano, la stazione di benzina, la stanza di un motel, lo scompartimento di un treno, uomini e donne che aspettano - racconta l'ombra che portiamo dentro. E la vertigine che la circonda. Il suo mondo di spazi e silenziose circostanze ci è familiare anche se non l'abbiamo mai visto prima. Ha i colori reali e la potenza dei sogni che ci svegliano, ma mai di soprassalto. E' lo sguardo che abbiamo provato in un addio. E' il lampo di un ricordo. E' la lontananza che rimpiangeremo." (da: P. Corrias, Hopper il pittore che catturò la luce, "La Repubblica", 4 novembre '07)
Il teatro del silenzio: l'arte di Edward Hopper (Silent Theater: the Art of Edward Hopper ) di Walter Wells (Phaidon, 2007)
Hopper a Washington fino al 21 gennaio 2008: National Gallery of Art (Brochure della mostra)
Hopper a Londra (2004): Tate Gallery
Edward Hopper: an Intimate Biography
Edward Hopper. Un poeta legge un pittore di Mark Strand (Donzelli, 2003)
Edward Hopper

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