lunedì 26 ottobre 2009

Book-Keepers


"Al confronto Omero sembra un dilettante. Andava in giro a recitare a memoria due poemi anche voluminosi, questo è vero, ma li aveva scritti lui, ed erano sempre gli stessi. Le persone-libro, no. Peregrinano da un luogo all’altro portando ogni volta un testo diverso con sè per farlo ascoltare. Chi ha letto Fahrenheit 451, ritroverà l’idea di Ray Bradbury, l’autore del romanzo che raccontava di un mondo senza più romanzi né saggi o enciclopedie, bruciati da inconsueti pompieri distruttori della cultura. Il sapere salvato da una comunità di volontari, gli uomini-libro per l’appunto. La fantasia di Bradbury diventa realtà due anni fa in Spagna e da lì la scorsa primavera arriva in Italia. Il gruppo originario è di sei donne e un uomo. Fra queste donne c’è Sandra Giuliani, editrice. E’ lei che invita il fondatore del progetto spagnolo, Antonio Rodriguez Menendez, a venire a Roma per uno stage intensivo.
«Da quel momento - racconta Sandra Giuliani - inizia il miracolo: noi andiamo in giro a recitare i testi imparati a memoria e il gruppo aumenta, miracolo dell'ascolto e condivisione profonda della filosofia: la memoria riconquista il piacere della lettura, un piacere analitico del testo e conquista il piacere della propria voce che dice il testo donandolo ad altri. Lettura come interazione, comunicazione, dono». Il gruppo aumenta, in modo anche piuttosto sorprendente. Oggi sono in 24, quattro uomini e venti donne. La persona-libro italiana più giovane ha 16 anni, ma la più anziana ne ha 92. «A occhio e croce gli estremi hanno la stessa capacità di memoria - spiega Sandra - che aumenta invece nella fascia mediana dai 30 anni ai 57». I loro lavori? Sono liberi professionisti, pensionati, dirigenti e impiegati, commercianti, archeologi, medici, editori, vivaisti.
Da quando sono nate, le persone-libro italiane hanno partecipato a otto eventi. Hanno recitato libri a memoria durante festival di lettura ma sono anche andate a declamare in strada come è accaduto ad Ariccia, invitate dal comune che voleva rilanciare il centro storico. E bisognava vedere i volti stupiti dei passanti che si trovavano all’improvviso davanti a un gruppo di persone con addosso una canottiera con su scritto «Sono una persona libro» e a sentir raccontare storie lontane anni luce nello spazio e nel tempo da un piccolo paese a sud di Roma.
Non chiedono compensi, solo un rimborso spese se c’è una trasferta da affrontare. Non chiedono nulla, se non dieci euro l’anno, anche a chi decide di diventare una persona-libro. Vanno versate all’associazione Donne di carta. Altri requisiti? «Amare un libro in particolare, avere la pazienza e la cura di allenare la propria memoria», risponde Sandra. «Non si può recitare un libro se non lo si ama», conferma Monica Maggi, anche lei persona-libro, ma specializzata in poesie. «Mi riesce molto meglio, le sento di più». Perché una delle regole del gruppo bandisce gli eroismi: non è necessario imparare a memoria la Divina Commedia o i Promessi Sposi, basta un capitolo, l’importante è amarlo e riuscire a farlo amare a chi ascolta. «Ci incontriamo periodicamente per sentire i testi che stiamo imparando, per dare consigli sulla dizione; usiamo una tecnica semplice: i testi vanno detti e non recitati, il timbro di voce deve essere colloquiale e la gestualità non interpretativa ma accompagnante il ritmo del testo, il piacere che noi proviamo deve essere il primo oggetto di comunicazione come se dicessimo “senti com'è bello questo brano”. Da questo lavoro emergono le scelte rispetto agli eventi pubblici, la partecipazione è libera: possiamo essere tre oppure venti e anche al momento dell'esibizione resta libera la scelta di dire o di far parte silenziosamente del pubblico», spiega Sandra.
E, però, la comunità si allarga di incontro in incontro, superando ogni aspettativa iniziale. «Si diventa persone-libro venendo ad ascoltare le esibizioni e innamorandosi del progetto, dopo di che si partecipa alle riunioni di lavoro con un proprio testo e poi si parte. Diventare soci significa condividere le assemblee e i progetti di promozione, cioè come ogni socio bisogna aiutare negli stand durante le fiere, creare gruppi di acquisto per i libri dei soci, fare promozione del Catalogo, insomma vivere l'associazione». Gli incontri sono ogni volta diversi. In genere si recitano romanzi - da Il mio nome è rosso di Pamuk a Quoi l’eternité della Yourcenar o L’Arte della Gioia di Goliarda Sapienza, Palomar di Italo Calvino, Diario 1942-43 della Hillesum, e anche la Costituzione italiana.
«Non c'è un criterio imposto se non il piacere. Di condividere quanto ci fa piacere avere letto, scoperto, recuperato. E non c’è un luogo fisso, andiamo anche nelle case se si decide di organizzare una serata ascoltando la recitazione dei libri preferiti», spiega Sandra. A volte la scelta dei testi dipende anche dal tema dell’incontro. L’ultimo appuntamento, venerdì scorso, al Teatro del Torrino a Roma, aveva come argomento i diritti civili: le letture recitate andavano da testi di Primo Levi a Anna Politkovskaja.
La settimana prossima, il 30 ottobre, la serata sarà dedicata a Helen Humphreys, scrittrice canadese. Sarà collegata via Skype, leggerà in inglese parti dell’ultimo libro tradotto in Italia Cani selvaggi, mentre almeno in tre persone-libro lo reciteranno a memoria in italiano.
Il Decalogo delle persone-libro lo dice con chiarezza: «Siamo una stravagante minoranza ... non siamo sicuri di nulla se non del fatto che i libri siano davvero al sicuro soltanto nella nostra testa». Perché «difendere in questo modo i libri significa riconoscere l’errore che c’è dietro la distruzione delle biblioteche, sia quella di Don Chisciotte o di Sarajevo o di Baghdad: chi distrugge un libro prima o poi finisce per uccidere anche le persone»." (da Flavia Amabile, Le persone-libro, "La Stampa", 26/10/'09)

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