Biblioteca civica "MINO MILANI" bibliogarlasco@yahoo.it tel. 0382/801009 "Le paradis, à n'en pas douter, n'est qu'une immense bibliothèque" (Gaston Bachelard) SELEZIONE DI ARTICOLI SULL'UNIVERSO-LIBRO
domenica 26 luglio 2009
Povere biblioteche d'I-taglia
"Provate a entrare in una biblioteca pubblica italiana, ad esempio la Sormani di Milano; si ha la sensazione che il bibliotecario consideri il lettore un nemico, un antipatico flaneur, un fannullone. Si rimane sconcertati dai tempi di attesa per avere un libro in consultazione e spesso le sale sono troppo rumorose per dedicarsi alla lettura. E sorprende ancora di più non trovare opere di autori viventi, ma già classici, come Alberto Arbasino. Nelle biblioteche italiane l'orario è assurdo: quasi impossibile per chi lavora durante il giorno trovarle aperte di sera (come succede in tutta Europa, dove sono accessibili fino a mezzanotte e anche di domenica). Aggiungiamo che il prestito è scoraggiato. Per lo studioso, l'unica chance di avere un libro in consultazione in tempi ragionevoli è affidata alla conoscenza personale del bibliotecario. Spesso biblioteche civiche di provincia, che contengono fondi appartenuti a studiosi insigni o conservano biblioteche di famiglie aristocratiche, sono 'dirette' da segretari comunali (non esperti bibliotecari dal curriculum comme il faut), che trasformano la biblioteca in stanze di ricevimento per amici. Negli ultimi 25 anni molte biblioteche pubbliche si sono 'modernizzate' cercando di attirare nuovi utenti, adottando degli spazi più simili a quelli di librerie o di negozi. In qualche comune si pensa anche di realizzare una piscina per l'estate, assumendo dei bagnini per la distribuzione di libri. Il miraggio è quello di alcune biblioteche americane o europee, come la Openbare Bibliotheek di Amsterdam, dove il settore tecnologico è al top, dove l'accesso a internet è libero e i lettori possono bere e mangiare, passeggiando tra comodi scaffali aperti nelle sale. In Italia l'esistenza di biblioteche di conservazione rende difficile l'idea di una biblioteca più à la page. Alcune hanno però saputo trasformarsi diventando un luogo gradito allo studioso: a Pistoia si trova una delle biblioteche più moderne e frequentate della Toscana; in Emilia Romagna primeggiano la Panizzi di Reggio Emilia, la Delfini di Modena e soprattutto la Ariostea di Ferrara, luogo di forti emozioni per la storia che vi hanno illustrato personaggi come Ariosto e Paracelso. Accanto alle sale severe, in un andito buio si scopre l'altare profano dedicato al culto di Vincenzo Monti (è conservato il suo cuore in un'ampolla), ci sono giardini interni dove gli studenti possono mangiare e bere conversando con gli studiosi che cercano un momento di tregua dalle sudate carte. Lo studioso avvezzo a peregrinazioni e ricerche conosce altri spazi di eccellenza. A Milano si trovano vere isole di cultura, come la Braidense o la Trivulziana. Quest'anno ricorre il quarto centenario dell'apertura al pubblico (1609) della Biblioteca Ambrosiana. Il responsabile, monsignor Buzzi, annuncia che per festeggiare la ricorrenza, dal 10 settembre e per sei anni consecutivi sarà esposto il Codice Atlantico di Leonardo. Nel 1816 lord Byron andò in estasi per la collezione di manoscritti della Biblioteca Ambrosiana creata dal cardinale Federico Borromeo. Non solo: rubò anche una ciocca di capelli di Lucrezia Borgia. Oggi, assicura Buzzi, un furto del genere sarebbe impossibile. Quel che resta della ciocca di Lucrezia Borgia, è ora visibile nelle sale della Pinacoteca. Il direttore della Biblioteca Nazionale di Napoli, Mauro Giancaspro, commenta sconsolato i magri o addirittura assenti fondi destinati al funzionamento delle biblioteche pubbliche italiane: 'I tagli presenti nel bilancio dello Stato sono un errore: la biblioteca ha un ruolo sociale di rilievo, inoltre non è solo un luogo per raccogliere informazioni, è anche un luogo di emozioni'. A Napoli infatti la Biblioteca Nazionale conserva i capolavori dei Farnese, degli Aragonesi, dei Borbone (al direttore Giancaspro è capitata la sorte di avere come ufficio la stanza dove è nato Vittorio Emanuele III ...). Lo studioso che si avventuri negli spazi della Nazionale (l'entrata è gratuita) può godere di un'ebrezza anamnestica, in cui tempi e luoghi lontani irrompono nell'attimo e nella contemplazione di antiche pietre. Giancaspro è orgoglioso della 'sua' biblioteca: 'le porte della Nazionale sono aperte a tutti, soprattutto ai napoletani, che quando varcano per la prima volta la soglia esprimono il loro stupore: "e chi andava all'idea?" ("chi poteva immaginarlo")'. Il personale attuale della Biblioteca è di 280 unità. Si deve occupare di 20.000 mq, con 2 milioni di libri. L'eccellenza della Nazionale, osserva Giancaspro, è frutto anche di 'situazioni acrobatiche': con grandi sacrifici e turni di lavori l'apertura della Biblioteca è garantita anche ad agosto dalle 8.30 alle 19.30. A Torino l'Accademia delle Scienze riceve dal Ministero un contributo che è diminuito negli anni da 92.000 (2002) a 69.320 euro (2008). Nella capitale sabauda, la Biblioteca Nazionale Universitaria vive una sistuazione drammatica: i magri fondi del Ministero per i Beni e le Attività culturali non permettono più di aggiornare la cospicua e originale raccolta sul diritto, l'arte e il cinema. Le materie scintifiche sono le più penalizzate. Nel 2005 i fondi ministeriali per l'acquisto di libri erano stati di 390.000 euro, scesi nel 2008 a 216.000 euro. Nel 2009 il fondo annunciato è di 159.000 euro. Negli anni Novanta nella Biblioteca lavoravano 140 persone, adesso sono rimasti in 80. L'ultimo concorso per bibliotecario risale al 1999 e ha fatto arrivare un solo nuovo addetto. Questo è il quadro. I tagli del Ministero per i Beni e le Attività culturali pesano su molte delle biblioteche più importanti del Paese. E penalizzano il ricercatore, costretto a costruirsi un prorpio fondo a casa (il filosofo, ad esempio, può trovare prime edizioni di Hobbes ma non studi recenti sul pensatore inglese). Per questo motivo l'abitazione di uno studioso italiano diventa un magazzino ingombro di libri che invadono spesso la cucina e il bagno. Come ha ossevato in varie occasioni Tullio De Mauro, un professore americano o francese ha pochi libri in casa, per la semplice ragione che, a differenza dei colleghi italiani, può contare su ottime biblioteche nella città in cui vive." (da Roberto Coaloa, Povere biblioteche d'I-taglia, "Il Sole 24 Ore Domenica", 26/07/'09)
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