giovedì 23 luglio 2009

Lady Chatterley, un processo per assolvere la letteratura


"E' un libro spartiacque, un segno originale e radicale la cui liberalizzazione equivalse a una svolta non solo culturale, ma sociale e di costume: il 21 luglio del 1959, giusto cinquant'anni fa, L'amante di Lady Chatterley (Lady Chatterley's Lover) conquista libertà di circolazione negli Stati Uniti. Episodio rilevante molto aldilà del campo letterario: l'affrancamento del romanzo più famoso e discusso dello scrittore inglese David Herbert Lawrence imprime l'avvio a un'era nuova nell'America inquieta e puritana anni Cinquanta, aprendo il varco ai permissivi anni Sessanta. Storia peccaminosa, come tutti sanno, di un'irresistibile passione sessuale tra una Lady vogliosa d'amore e il guardiacaccia Mellors uomo prestante e infuocato d'erotismo, capace di soddisfare con perizia gli istinti della nobildonna mortificati da un marito algido e impotente, Lady Chatterley's Lover, uscito per la prima volta a Firenze nel '28 presso lo stampatore Pino Orioli (tanto scabroso è il manoscritto che la dattilografa assunta per ricopiarlo si ferma sconvolta al quinto capitolo), ha già turbato molti lettori quando, il 15 maggio del '59, Barney Rosset, responsabile della casa editrice Grove Press, fa causa al Ministero delle Poste americano per aver confiscato copie della versione non censurata del libro. Le premesse sono tutt'altro che favorevoli a Rosset, essendo in vigore in America, fin dal 1973, una legge che proibisce le pubblicazioni oscene considerate tali in base a quanto nell'accezione sociale più comune, può definirsi 'libidinoso, lascivo e indecente'. E solo due anni prima, nel '57, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che il Primo emendamento della Costituzione, garante della libertà di parola, non può essere applicato al linguaggio osceno, che è quindi fuori legge. Le cose dunque non sono facili. L'avvocato Charles Rembar, assunto da Rosset, sa che Lawrence si è lanciato nella descrizione degli amplessi tra i due amanti, oltre a tutto socialmente diversi e lontani, con un verismo senza precedenti. Nel capanno dei loro incontri, in sintonia con la natura attorno e nella più esultante immersione nella rispettiva animalità, l'aristocratica Connie e il suo rude innamorato non solo danno sfogo alle proprie fantasie più sporcaccione, ma ne parlano in modo allegramente esplicito, lieti di accendersi a vicenda anche con le parole del sesso, nominando zone del corpo e atti sessuali variegati: un rifiuto del 'discorso' verbale leggibile come feroce critica da parte di Lawrence, allo sterile intellettualismo del suo tempo. E tra i tabù violati dal romanzo spicca l'assunzione attiva del piacere femminile in un'epoca in cui la donna, a maggior ragione se appartenente a una classe alta, è bandita pe principio dalla più pericolosa tra le categorie di godimenti carnali. Malgrado tutto Rembar trova un escamotage, segnalando come l'obiettivo del Primo emendamento sia 'assicurare senza limiti il libero scambio delle idee', anche le più controverse e non ortodosse, se portatrici di valori di 'riscatto sociale'. E arriva a indicare concretamente in tribunale le pagine dell'Amante di Lady Chatterley associabili a quella nozione nell'intreccio scottante dei rapporti di classe. A dargli man forte interviene a un certo punto in giudice Bryan del Southern District di New York, che prescindendo con arbitrarietà dalla visione di Lady Chatterley come eroina-simbolo del risveglio culturale e sociale dell'Europa anni Venti, traduce il libro in una specie di manifesto etico pronto a colpire il sesso senza amore e l'ipocrisia della morale. Il 21 luglio del '59 è lo stesso Bryan ad attribuire alla Grove Press la palma della vittoria e a ordinare al Ministero delle Poste di far spedie in giro dall'editore le copie del romanzo senza alcuna restrizione. Il che equivale alla fine del potere del Ministero stesso di vietare la distribuzione di un'opera letteraria giudicata 'oscena'. L'anno dopo, nel '60, quando Lawrence è ormai morto da un trentennio, anche l'Inghilterra chiude i conti con la tragsressiva Lady, fino a quel momento accessibile solo in versione depurata. Nel '59 una nuova legge inglese ha corretto in parte le limitazioni censorie precedenti, stabilendo che qualsiasi libro, prima di essere proibito va giudicato nella sua totalità, e che la Corte deve avvalersi dell'opinione di lettori esperti. La Penguin Books prova a vagliare subito l'atto legislativo sfornando in edizione economica non purgato. Scatta la denuncia e nella sede dell'Hold Bailey di Londra parte un processo spettacolare, scandito da sei udienze attraversate da un fiume di parole sconce, gridate e ripetute con morbosità osessiva, citandole direttamente dal libro, dal pubblico accusatore che tenta di portare la giuria verso una condanna. Stila la lista delle copule descritte ('non meno di tredici secondo i miei calcoli) paragona le congiunzioni 'lubriche' di Lady Chatterley a quanto accade a Charing Cross Road, nell'area londinese del vizio, si indigna contro le perversioni di Connie, 'guardata non solo dall'esterno, ma per così dire dall'interno'. Però i testimoni a favore del libro sono troppi: una settantina, sebbene in aula venga ascoltata solo la metà. Scrittori, poeti, critici, e persino sacerdoti. Richard Hoggart, l'autore di The Uses of Literacy, dichiara che l'opera di Lawrence non solo è 'virtuosa', ma va acclamata per il suo 'rispetto per il peso delle palle di un uomo'. I tempi sono cambiati, il moralismo vittoriano è al tramonto, stanno per irrompere i Beatles e le minigonne: l'impudica Lady Connie e il suo selvaggio guardacaccia meritano di essere assolti. Tra il 1925 e il 1928 in Toscana, D. H. Lawrence, aveva firmato tre stesure del romanzo, diverse per forma e sostanza. Se la prima (presentata in italiano nel '91 da Guanda) è la più casta, delicata e romantica, la terza come scrisse Guido Almansi, incarna 'l'esaltazione dell'uomo fallico'. Di un approccio all'erotismo brusco, diretto, solare e non cerebrale si nutre la seconda versione, che uscirà in Italia in settembre pubblicata da Donzelli e con la prefazione di Nadia Fusini." (da Leonetta Bentivoglio, Lady Chatterley un processo per assolvere la letteratura, "La Repubblica", 22/07/'09)

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