martedì 30 giugno 2009

Qualcuno fermi il Premio Strega


"Allora, chi vincerà lo Strega? L'editore Elido Fazi che mi riceve nel suo ufficio romano alle spalle di piazza Fiume, sorride: parla del vincitore di quest'anno o di quello dell'anno venturo? 'Alessandro Piperno, sembra già tutto deciso'. Torniamo a quest'anno. 'Beh, per quest'anno non sarà facile, per non dire impossibile battere la macchina della Mondadori-Einaudi. A Segrate dispongono di 140 voti e di certo non se li faranno sfuggire'. Dunque vincerà Tiziano Scarpa ... 'E' molto probabile. La Fazi entra in cinquina per la prima volta e con un bel libro: di questo sono contento. Difenderemo L'ultima estate di Cesarina Vighy [...]'. Dunque giovedì sera vi difenderete. 'Non credo all'appello di Scurati che telefona a tutti per avere quello che lui chiama un voto utile, utile a lui si intende. Tra l'altro, sa che il libro della Vighy è l'unico che si vende bene insieme a quello di Andrea Vitali?'. Lo Strega, si sa, può incrementare molto bene le vendite, anche se il caso di Paolo Giordano è un po' eccezionale. 'Gli editori non possono trascurare il lato commerciale, sarebbe un controsenso. Comunque chi partecipa allo Strega sa bene quali sono le forze in campo ed è inutile fare polemiche ingenue. Sa qual è la novità delle ultime ore? Che forse può vincere Massimo Lugli, l'inviato di Repubblica. Sembra abbia più di cento voti. Comunque io sono per il voto bello, non per il voto utile. Dunque continueremo a sostenere la Vighy, ma senza fare giri di telefonate e preghiere. Mi sembrerebbe indecoroso'. Le faccio notare che non c’è Strega senza polemiche, anzi. Quest’anno si è cominciato persino prima che si aprissero i termini per le candidature, con la bordata di Mario Fortunato sulla vittoria annunciata di Del Giudice, che poi, come si sa, non si è nemmeno presentato.
'Il problema sono gli equilibri. Se addirittura già si prenota il vincitore dell’anno prossimo vuol dire che tutto è previsto in partenza'. [...] Il Booker Prize ha una giuria di critici che cambia ogni anno. 'L’importante sarebbe garantire anche a editori meno grandi di arrivare non solo in cinquina, ma magari anche di vincere. La Rimoaldi ogni tanto riusciva a combinare qualcosa, a creare, appunto, equilibri'. Quest’anno ci sono ben due editori romani, voi e la Newton Compton. Per poco non è entrato un terzo editore romano, la Minimum fax possiamo dire che ormai esiste un’editoria romana, visto che in questi giorni si autocelebra a Piazza del Popolo? E come si colloca rispetto al monopolio del nord? 'Sta un po’ succedendo quello che negli anni Venti e Trenta è capitato tra Firenze e Milano. A Roma c’è anche la e/o, c’è la Donzelli, la Voland, oltre a noi e ai marchi già ricordati. Se lei guarda i fatturati vede che c’è un terremoto geografico: molti al Nord perdono in maniera consistente mentre noi, per esempio, guadagniamo e abbiamo addirittura raddoppiato'. Grazie ai vampiri della Meyer? 'Non soltanto. La Fazi ha diverse collane che vanno bene e adesso, per esempio, stiamo pensando di puntare sui libri per ragazzi. Siamo pur sempre il paese di Pinocchio, no? Quella è un’area che mi interessa molto'. Non cercate un’altra Melissa P.? 'No. Come può immaginare dopo il successo di 100 colpi di spazzola che solo in Italia ha venduto un milione e mezzo di copie, siamo stati subissati di manoscritti pieni di sesso. Ma non ho intenzione di continuare per quella strada'. La Fazi era partita, quindici anni fa, con un cospicuo interesse per la letteratura in lingua inglese. Avete pubblicato John Fante, tra l’altro. Ora le cose sono cambiate? 'Keats rimane il mio autore prediletto, ma col tempo gli interessi editoriali si sono moltiplicati'. Cosa pensa degli scrittori italiani di oggi? 'Sono di buon livello e riscuotono interesse anche all’estero. Una volta non era cosi'. Le faccio un’ultima domanda: se lei fosse stato il direttore editoriale della Einaudi, avrebbe pubblicato il di Saramago che dà giudizi pesanti su Berlusconi? 'Sì, credo proprio di sì ... Ma pensandoci un minuto le dico che non è possibile mettersi fino a questo punto nei panni di un altro. No, preferisco non pronunciarmi. Quello che le dico, invece, è che come Fazi ho fatto all’agente di Saramago un’offerta e sarei disposto a rilevarne tutta l’opera, anche investendoci molto. Mi piace Saramago, non solo per come scrive, ma anche per quello che pensa. D’altra parte mi piacciono gli scrittori radicali, se no non avrei pubblicato Gore Vidal, che da Saramago è diversissimo, ma non meno estremo'." (da Paolo Mauri, Qualcuno fermi il Premio Strega, "La Repubblica", 30/06/'09)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)

Anonimo ha detto...

good start