sabato 6 giugno 2009

L'argenteo poeta di trote e anguille


"Grande, grosso, ingombrante, e con un'aria vorrei dire pericolante, fragile. Si alzava dalla sedia nel suo ufficio a La Stampa e sembrava sul punto di collassare con tutti i suoi libri attorno. La stanzetta ne era piena, pile e pile da tutte le parti e mucchi gettati qua e là a casaccio. Era letteralmente vestito di libri e forse questo è il motivo vero della nostra amicizia. Che era però del tipo che esclude le intimità, le confidenze, il privato. Non sono mai stato a casa sua, né lui è mai venuto da me. Sapevo pochissimo della sua vita, che aveva problemi agli occhi, che aveva figli amatissimi da mogli diverse e niente altro. Gli suggerivo a volte qualche titolo e a volte lui faceva lo stesso con me. I nostri entusiasmi non sempre coincidevano. E poi c'era anche il fatto di avere entrambi servito nel Reale Reggimento Dragoni Einaudi sia pure in epoche diverse. Nico si era molto affezionato al «padrone», di cui aveva subito i capricci con l'animo indulgente, comprensivo, del giovane per il vecchio. Ricordava quei giorni con sospironi ironici e tutto il suo atteggiamento verso la vita mi dava quell'impressione: pazienza, accettazione, filosofico distacco. Ma forse sono in molti a potermi smentire. Aveva abitato con mia grande invidia nella famosa «fetta di polenta» di Antonelli e conosceva Torino e dintorni meglio di me. Affiorava a volte nei nostri discorsi il suo amore per la Liguria per quei sassi, quelle ville, quei fiori; ma sempre con grande discrezione, fosse pudore o fosse semplice buona educazione. Una volta a una festa in collina (di lavoro, beninteso) si presentò con una giacca di un rosso acceso e io lo accusai di vestirsi come un intrattenitore televisivo. Sospirò, con quel suo ghignetto rassegnato e andò a cercarsi un piatto di risotto. Poco per volergli bene, eppure io gli volevo bene forse con una sfumatura protettiva, condivisa probabilmente da molti. Un argenteo poeta di trote e di anguille che doveva restare lì e continuare a incantarci ancora per anni. Ma non è andata così. Sospiro, ma senza ghignetto." (da Carlo Fruttero, L'argenteo poeta di trote e anguille, "La Stampa", 05/06/'09)

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