domenica 17 maggio 2009

La vera storia del Piccolo Principe di Alain Vircondelet


"André Gide scrisse nella prefazione a Volo di notte che il libro di Antoine de Saint-Exupéry gli aveva insegnato che la felicità dell'uomo non è nella libertà ma nell'accettazione di un dovere. Era il 1931. Fino a quell'anno e per molto tempo ancora per l'aviatore-scrittore il dovere ha un volto bifronte ma preciso: volare, per dimostrare l'ethos umano basato sul coraggio e sull'azione, e scrivere, per testimoniare quell'ethos. Ma quando si rifugiò a New York alla fine del 1940, anche sul dovere le sue idee erano confuse. Smobilitato dall'esercito dopo l'armistizio se n'era andato dalla Francia, ma tra gli emigrés di oltreoceano non si sentiva a suo agio. [...] E' questo funesto giro di anni americani il periodo che ricostruisce Alain Vircondelet in un libro che ha coraggiosamente intitolato La vera storia del Piccolo Principe (Piemme), sfidando la sterminata bibliografia di Saint-Exupéry e dell'incantato racconto che ha venduto in tutto il mondo e in tutte le lingue ottanta milioni di copie. Vircondelet è dalla parte di Consuelo, la moglie un po' imbarazzante che secondo la perfida e brillante Louise de Vilmorin, prima fidanzata di Antoine, era rimasta con lui solo perché non era mai riuscito a sbarazzarsene e che fu emarginata nel mito postumo di Saint-Exupéry. Invece secondo il biografo che ha a lungo lavorato sul materiale inedito del periodo newyorkese, la signora Saint-Exupéry è la vera ispiratrice della figura della Rosa nel Piccolo Principe (lei stessa lo sosterrà in un racconto autobiografico intitolato Memorie della Rosa che sarà pubblicato in Francia nel 2000, ventun anni dopo la sua morte), il fragile e commovente fiore che il misterioso bambino caduto nel deserto dal suo asteroide non può dimenticare e a cui ritornerà. Nutrito dei ricordi e delle emozioni di Antoine, per Vircondelet, insomma, Il Piccolo Principe è un'autobiografia mascherata. Del resto, Saint-Exupéry non era uno scrittore che inventava: lui raccontava ciò che aveva vissuto. E anche se sognava la 'douce France' e inneggiava alla ricomposizione della patria lontana, non fece mai mistero, anzi lo dichiarò esplicitamente nelle appassionate lettere alla madre, che per lui l'unica vera patria, anzi l'unico vero paradiso era l'infanzia, l'infanzia che, parola di Stendhal, è interminabile." (da Elisabetta Rasy, 'Petit prince' autobiografico, "Il Sole 24 Ore Domenica", 17/05/'09)

2 commenti:

mz ha detto...

Purtroppo mi è sfuggito l'articolo, e non lo trovo on-line. Chiedo troppo se qualcuno me lo può mandare integralmente per email (ho selezionato l'opzione di invio commenti di risposta per email)? Vi sarei davvero molto grato. Grazie infinite in ogni caso per questo post.

Silvana ha detto...

Ciao! Se vuoi posso spedirti la copia dell'articolo ( scannerizzata o cartacea?). Non l'ho trascritto tutto (!) perché per dare un'idea del libro di Vircondelet mi è sembrata sufficiente questa parte di articolo. Ho bisogno però del tuo indirizzo che puoi indicarmi scrivendomi: bibliogarlasco@yahoo.it.
Ciao.
Silvana