martedì 5 maggio 2009

Vite dedicate all'editoria


"A dieci anni esatti dalla morte, uno dei modi più significativi per rendere a Giulio Einaudi è, forse, rileggere i suoi Frammenti di memoria appena riediti da Nottetempo. Non che questa pseudo autobiografia di Einaudi sia esaustiva: tutt'altro. I 'frammenti' molto spesso eludono gli argomenti che, magari, si vorrebbe approfondire, eppure dicono molto, già così, del loro autore. E del suo modo di narrare ad altri la storia dello Struzzo. Un libro fatto di appunti, di episodi apparentemente meno eclatanti, di schizzi e di persone, più che un ritratto 'ufficiale' della casa editrice. Un narrare che ricorda - e anche qui ricorrono i dieci anni dalla scomparsa; celebrati, per altro, con un recente convegno e con l'uscita di un pregevole romanzo inedito, Il battello per Kew (Sellerio) - quello che aveva pubblicato, a suo tempo, Alberto Vigevani, grande libraio antiquario ed editore milanese, in La febbre dei libri (Sellerio). Era, e resta, quel libro, davvero una delizia (e per inciso, Vigevani sembra guadagnare nelle riletture, cosa non da poco): memoria sorniona di una certa Milano, di certi personaggi - su tutti Luigi Einaudi o Raffaelle Mattioli e il suo 'circolo', non meno di certi librai parigini -, scritto con understatement elegantissimo e pervaso di un umorismo sottile, qualità che appartenevano a quei 'signori del libro' che lo accomunano, in una geografia dell'eccellenza, ad altri grandi come Vanni Scheiwiller, Bruno Munari, ancora oggi, il tipografo Giorgio Lucini. Di editori e signori del libro che non ci sono più (e di quelli che son venuti dopo ...), narra con ben altra e polemica enfasi - come è tipico dei suoi libri - André Schiffrin nella sua autobiografia, in uscita, Libri in fuga (Voland). C'è un rincorrersi segreto tra questi libri: Schiffrin è figlio di quel Jacques creatore della Pléiade ed è stato continuatore di un modo di fare editoria, forse aristocratico e romantico, che oggi, almeno stando alla sua denuncia, sarebbe scomparso. Eppure il sottotitolo del libro - ben curato da Valentina Parlato - mette sulla strada giusta: 'un itinerario politico tra Parigi e New York'. Schiffrin è così: ha conosciuto l'editoria e la società di due grandi Paesi e non ha taciuto le sue perplessità; anzi ha spesso lanciato pesanti invettive contro le storture dei sistemi, che intravedeva. [...]" (da Stefano Salis, Vite dedicate all'editoria, "Il Sole 24 Ore Domenica", 03/05/'09)

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