giovedì 30 ottobre 2008

La folie Baudelaire di Roberto Calasso


"Quando passeggiamo nel bel libro di Roberto Calasso, La folie Baudelaire (Adelphi), abbiamo l'impressione di visitare il Salon parigino del 1845 o del 1846, oppure l'Esposizione di Londra del 1862. Con la nostra amabile guida, passiamo di sala in sala: tutto è gremitissimo: ora c'è un libro o un quadro sublime ora paccottiglia: scorgiamo Baudelaire. Ingre, Delacroix, Constatntin Guys, Manet, Berthe Morisot, Malalrmé, Rimbaud, Flaubert, Sainte-Beuve: artisti e critici minori, a me sconosciuti, che hanno scritto frasi memorabili; guardiamo la folla grigia o variopinta, che si accalca intorno a noi, o assiste a un'operetta. Sulllo sfondo appare, per un istante, Napoleone III, 'che non dice mai niente, e mente sempre'. Mentre passeggiamo Roberto Calasso paragona incessantemente un poeta e un pittore, una bellissima poesia e l'articolo di un giornale di moda, senza mancare mai il suo obiettivo. Ci sembra che egli conosca tutto quello che è avvenuto, tutto quello che è stato scritto e dipinto in Francia dal 1830 al 1900. La sua curiosità non è mai sazia: segno che un'ottima cultura è la prima e maggiore qualità di un critico letterario (verità condivisa da pochi). Il cuore del suo interesse resta, quasi fino alla fine del libro, Baudelaire, al quale dedica pagine molto belle: specialmente allo scrittore di meravigliosi articoli e saggi su Delacroix, Gautier, Constantin Guys, Poe e i minimi segni dell'epoca. Tutto il libro è, se non scritto, guardato da Baudelaire, perché Calasso cerca sempre di condividere l'occhio con cui Baudelaire osserva i personaggi e le figure mentali del proprio tempo e addirittura del futuro, perché Courbet e Manet sono anche pittori creati da qualche riga di Art romantique e Curiosités esthétiques. Quando l'ombra di Baudelaire si allontana, sostituita in parte da quella di Valéry, forse il libro diventa meno intenso. [...] Il risultato di questa ricerca è quello che Calasso chiama 'la storia segreta' della letteratura: storia molto difficile, perché gli scrittori sono abilissimi nel celarsi, e nascondono sia le affinità sia le differenze più profonde. [...]" (da Pietro Citati, Il mondo che vedeva Baudelaire, "La Repubblica", 29/10/'08)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Hai ragione il libro di Calasso è colto e stimolante. Moltissimi concetti da lui espressi fanno fare altrettanti passi avanti nella comprensione di Baudelaire.

giriloti ha detto...

Ho letto “La folie Baudelaire” di Roberto Calasso e ne ho tratto l’impressione di un libro senza dubbio “brillante”, ma fatto di elementi discontinui che affaticano e disorientano il lettore comune e che nulla dicono di nuovo a chi ha qualche dimestichezza con l’autore delle “Fleurs du Mal”. Né di molto valore è il contributo di conoscenza che il Calasso ci offre a proposito di pittori quali Délacroix, Ingres, Manet, Dégas, i quali sembrano convocati un po' alla spicciolata, per consentirgli di esercitarsi in piroette letterarie, di esibire, anzi di ostentare, conoscenze “preziose” ma mancanti di un legame di necessità con il tema trattato. Un libro esornativo, insomma, fatto più per brillare che per illuminare