lunedì 20 ottobre 2008

Il manoscritto dell'imperatore di Valeria Montaldi


"Non dobbiamo chiedere alla narrativa di intrattenimento più di quanto ci possa dare: storie ben costruite, personaggi credibili, qualche ora di piacevole lettura. Non dobbiamo però chiedere alla narrativa di intrattenimento meno di quanto ci possa dare: è per questo che spesso abbandoniamo a metà polpettoni storici indigeribili, poco documentati, implausibili, e con dialoghi fatti di un linguaggio artificioso e improbabile. O, sullo stesso piano, gialli improvvisati di scrittori improvvisati. Forse perché bene accetti dal pubblico, sono i due generi maggiormente tormentati dalla scarsezza di professionalità (ma, attenzione, oggi sono seguiti a ruota dal dilagare dei romanzi su Napoli e dintorni). E' perciò che, a ogni appuntamento, reiterato, dopo il suo esordio nel 2001 con Il mercante di lana (Piemme), con cadenza biennale o poco più, accogliamo volentieri le agguerrite macchine narrative che sono i romanzi storici di Valeria Montaldi. La Montaldi si è affezionata al suo protagonista-perno, il monaco inglese Matthew da Willingham che, in urto con la Chiesa per aver invano protetto una giovane ingiustamente accusata, si è trasferito dalla patria nell'Italia settentrionale. [...] Scritto e costruito senza la minima sbavatura, l'ultimo libro della Montaldi, Il manoscritto dell'imperatore (Rizzoli), parte da un furto subito da Federico II. C'è qualcuno che ha sottratto dal suo campo, durante l'assedio di Parma (1248), il prezioso manoscritto miniato sull'arte della falconeria redatto di suo pungo e non ancora compiuto. Cui fa segutio un'affannosa ricerca, affidata dallo stesso Federico al crudele Ezzelino da Romano, il signore della Marca Trevigiana. E da questi a un suo emissario, il rude Gualdo da Margnano, e a un esperto convocato appositamente da Aix, il giovane miniaturista Simone. Non succeda, infatti, che del documento circolino copie. La Montaldi mette in scena con bravura l'intera tipologia del romanzo gotico settecentesco e di quello ottocentesco storico-popolare. [...] Salterà fuori il manoscritto, alla fine, in modo imprevedibile: una scena che ci ricorda Il tesoro della Sierra Madre hustoniano. Certo, è un libro di pura trama, ma non perde un colpo. E questo ci importa. " (da Giovanni Pacchiano, Federico II, il derubato, "Il Sole 24 Ore Domenica", 12/10/'08)

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