sabato 18 ottobre 2008

Così funziona la mente dei poeti


"Quando iniziai a studiare l'inglese a scuola, la professoressa ci disse che ogni parola dell'inglese ha la sua particolare pronuncia e che bisognava impararla parola per parola. C'era in questo una certa saggezza pratica, ma anche il riflesso di un antico modo di studiare la fonologia che Morris Halle e Noam Chomsky hanno sbaragliato nel 1968 con il loro monumentale The sound Pattern of English(ormai abbreviato da anni tra i linguisti con la sigla Spe). Non più regole e regolette, ma eleganti principi di livello molto astratto. Su questa base si è sviluppata la fonologia moderna. Si sono, infatti, scoperte delle scansioni mentali distinte, un po' come conta-secondi, attivi nella mente, che ritmano in tempo reale un tic tac per le sillabe, uno per i fonemi, uno per la metrica, uno per i morfemi (in italiano, parti delle parole come 'ndo', 'ito', 'ato', etc.). Come le pecorelle, questi suoni vanno a due a due o a tre a tre, a seconda della lingua. Poi questi gruppi sono a loro volta ulteriormente, mentalmente, raggruppati a due a due, o a tre a tre. Si noti, non a quattro a quattro o a cinque a cinque. In astratto la mente potrebbe fare anche questo, ma non lo può fare in concreto, non la mente umana così com'è costruita. [...] Con un ex allievo del MIT, Nigel Fabb, ora professore a Glasgow, Halle ha appena pubblicato alla Cambridge University Press un altro approfondito lavoro, Meter in poetry, sulla metrica nella poesia. Passando ad un attento setaccio poesie in ben 15 lingue, dall'italiano all'arabo, dall'inglese al greco, di poeti che spaziano da Dante a Montale, da Verlaine a Aristofane, senza omettere i salmi dell'Antico Testamento, Halle e Fabb hanno messo in evidenza le strutture comuni, ciò che le poesie ci rivelano sull'organizzazione della mente umana. 'In tutte le lingue e le culture - mi dice Halle - troviamo la poesia metricamente organizzata. E troviamo che ogni metrica è basata su gruppi di due o di tre sillabe, cioè in ciò che tradizionalmente si chiamano piedi, con variaizoni che vengono ampiamente sviluppate nel nostro libro. Semplificando un po', i piedi sono a loro volta raggruppati in coppie o triplette, chiamate metra e questi di nuovo in coppie o triplette chiamate cola'. In tanta uniformità, esistono anche vari gradi di libertà, e così le metriche variano nel tempo e nelle lingue. [...] Cosa ci insegna tutto questo sulla mente umana? 'La capacità di raggruppare in coppie e triplette e poi, di nuovo, ricorsivamente, raggruppare il risultato in altre coppie o triplette è una proprietà universale della nostra mente. E così la capacità di designare elementi prominenti, le teste, e poi mantenere questa prominenza di nuovo, ricorsivamente. Questa ricorsività è fondamentale anche in sintassi, come da anni sottolineato da Chomsky. Qualunque buona teoria della mente umana dovrà spiegare questi fatti'. Trattare la poesia in questo modo non è un po' riduttivo? Halle risponde piuttosto seccato: 'Quando Pitagora dimostrò il suo teorema non 'ridusse' l'ipotenusa ai cateti, ma capì una proprietà vera dei triangoli rettangoli che nessuno aveva prima notato. Quando noi ora mostriamo che ogni metrica poetica consiste in questi raggruppamenti ripetuti in coppie o in triplette non 'riduciamo' i versi a niente altro. Rendiamo esplicita una proprietà che era rimasta fino ad ora implicita'. Proprio da Halle ho imparato perché in inglese l'accento della parola comparable è sulla o, non sulla prima a, e di Arabic è sulla prima a, non sulla seconda, e perché noi italiani sbagliamo sempre, molto prevedibilmente, tanti accenti delle parole inglesi. Com epe rla peosia, il segreto sta nella sillabificazione e nel raggruppamento delle sillabe. Per questo la mia professoressa delle medie aveva torto come fonologa, ma ragione come praticona della lingua." (da Massimo Piattelli Palmarini, Così funziona la mente dei poeti, "Corriere della Sera", 18/10/'08)

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