giovedì 19 giugno 2008

La via italiana al totalitarismo di Emilio Gentile


"Soltanto uno storico come Emilio Gentile, non nuovo a interepretazioni 'scomode', poteva inoltrarsi in un terreno non facile come l'eredità del totalitarismo fascista nell'Italia contemporanea. Un'eredità rintracciata non solo nella continuità degli apparati statali e del personale dirigente, traslocati senza epurazione dal regime fascista a quello repubblicano. Né soltanto nella lunga presenza in Italia del più forte partito neofascista europeo che dopo il lavacro di Fiuggi partecipa al governo del paese e oggi occupa la terza carica dello Stato. L'eredità fascista - è la tesi di Gnetile - va rintracciata anche 'nel modo di concepire e praticare la politica di massa' nella lunga età repubblicana, 'nel primato attribuito al partito nei confronti delle istituzioni parlamentari', 'in quella costante confusione tra gli interessi dello Stato' che ha minato la democrazia. L'occasione per questa inedita riflessione è l'uscita delal terza edizione de La via italiana al totalitarismo, ormai un classico degli studi sul fascismo, tradotto in Europa e in America Latina, ora arricchito di tre nuovi capitoli che investono anche il tema dell'eredità del totalitarismo. Solo la conoscenza storica del Ventennio nero può servire a fare i conti con il suo ingombrante retaggio nel costume, nella mentalità e nei comportamenti degli italiani durante gli ultimi sessant'anni. 'Invece prevale ancora oggi la tendenza a caricaturizzare il fascismo, liquidato come regime da operetta, oppure ad alleviare le gravi responsabilità, quasi non ci fosse mai stato. Tutto quello che il fascismo ha rappresentato come distruzione della democrazia e umiliazione di una collettività è stato cancellato. Lei ha coniato la formula 'defascistizzazione del fascismo'. Un'operazione che ha molti responsabili, anche nella cultura antifascista. 'Sì, vi hanno contribuito molti antifascisti oltre che neofascisti o ex fascisti non pentiti, naturalmente con opposti propositi. Per molti anni ha prevalso a sinistra l'immagine di un regime ventennale sciolto come la neve al sole, una dittatura fondata sul niente, solo violenza e opportunismo, sostanzialmente una 'nullità storica'. Pe rnorberto Bobbio non è mai esistitta una cultura fascista, il fascismo era solo 'un'ideologia della negazione'. Franco Venturi inventò l'espressione 'il regime delle parole'. Guido Quazza arrivò perfino a confinarlo nel mondo degli 'epifenomeni politici'. Devo confessare che, ancora alla metà degli anni Settanta, mettere in discussione la tesi della 'nullità storica' del fascismo significava per molti fare apologia del fascismo'. [...]" (da Simonetta Fiori, Nuovo fascismo, che cosa resta di quell'eredità, "La Repubblica", 19/06/'08)

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