giovedì 5 giugno 2008

Al tavolo del Cappellaio Matto di Alberto Manguel


"Eccoci di fronte a una raccolta di saggi di vario argomento, tutti deliziosi, qualche volta straordinari. Alcuni sono ritratti inconsueti di personaggi di primo piano nella cultura moderna: Cervantes, Burton, Stevenson, Van Gogh, Gaudì, il più onirico e discusso degli architetti. Altri, la maggior parte, sono tematici. Quello che dà il titolo al libro - Al tavolo del Cappellaio Matto - è una riflessione sulla pazzia, considerata 'forse il tratto più caratteristico dell'umanità'. Manguel parte dalle pagine 'folli' di Alice nel paese delle meraviglie, poi ci conduce lontano, ai tempi di Cortés e del re atzeco Montezuma, quando avvennero cose degne di trovarsi nel libro di Lewis Carrol, che pian piano assorbe tutto il mondo e noi stessi che leggiamo. Su Breve storia della pagina si staglia la grande ombra di Borges, che in un altro testo, il bellissimo Falsificazioni, vediamo accingersi a sciogliere, in una conferenza a Washington, davanti a un pubblico adorante, nientemeno che 'l'enigma' di Shakespeare. Sono tutti in attesa che lo scrittore cominci a parlare: per un'ora, complice un microfono troppo alto - nessuno osa alzarsi e avvicinarsi al grande vecchio per abbassarlo - tutto quel che arriva al pubblico è 'un'unica parola reiterata - Shakespeare'. Ciò malgrado, l'applauso finale sembra non dovere interrompersi mai. 'Shakespeare, Shakespeare, Shakespeare': che fosse davvero quella la risposta all'enigma che gli ascoltatori aspettavano? Borges diventa personaggio di se stesso. Un particolare risalto assume nella raccolta l'autobiografico Largo allo spettro. Si parte da una frase lapidaria ('Non avevo intenzione di scrivere'), ma poi ci ritroviamo, condotti con ferrea dolcezza, a contemplare il misterioso processo alchemico che trasforma la comune esperienza di vita nell'assai più rara esperienza letteraria." (da Giuseppe Leonelli, Le pagine 'folli' da Alice a Cortés, "Almanacco dei libri", "La Repubblica", 10/05/'08)

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