lunedì 27 dicembre 2010

Liberi tutti. Scadono i diritti. Il 2011 sarà l'anno di Gatsby e Margherita


"Raffaello Avanzini della Newton Compton è il più rapido. Quando scadono i diritti d'autore di un grande scrittore, la settimana seguente è già presente in libreria con i titoli più importanti a 4,90 euro. Una prova? Il 1° gennaio 2011 Francis Scott Fitzgerald sarà libero dai diritti e il 5 gennaio la Newton Compton proporrà Il grande Gatsby, Tenera è la notte e I racconti del jazz in una nuova traduzione. E poiché tra i grandi della letteratura morti nel 1940 Fitzgerald se la batterà con Michail Bulgakov, prepariamoci con l'anno nuovo a un'invasione di Maestri e Margherite, uova fatali e cuori di cane a prezzi di super tascabili.
Il miracolo si compie ogni inizio di anno perché la nostra legge prevede che i diritti d'autore durino settant'anni e scadano il 1° gennaio dell'anno successivo al settantesimo anniversario della morte. Quindi, se Joseph Roth è morto il 27 maggio 1939, i diritti scadranno il 1° gennaio 2010. Per caso avete notato quante edizioni della Marcia di Radetsky sono fiorite nell'ultimo anno? Almeno quattro, secondo IBS: Baldini Castoldi Dalai, Barbes, Giunti e Newton Compton.
Ci sarebbe da chiedersi per quale motivo in libreria siano disponibili quattro edizioni di Roth e Il placido Don di Aleksandr Sholochov che ha ispirato due film famosi non viene ristampato dal 1957. Forse perché ancora sotto diritto d'autore? 'No. Evidentemente non c'è richiesta' risponde Giovanni Peresson dell'Aie. 'Attraverso Arianna, un servizio a cui sono abbonate alcune case editrici, i librai comunicano le richieste dei testi introvabili. Ma soltanto quando la richiesta diventa significativa un editore comincia a pensare di ripubblicare il titolo. In Italia non c'è il mercato garantito negli altri Paesi europei dalle biblioteche di pubblica lettura, caopaci di assorbire fino a duemila copie di un classico in un paio di anni. Da noi alcuni libri importanti della Fondazione Valla quando vanno fuori catalogo diventano introvabili'.
Titoli introvabili e altri sovraesposti, ma nel rispetto del lettore non potrebbe esserci una politica editoriale concordata? 'Noi editori non ci mettiamo d'accordo per statuto' spiega Sandro Dalai della Baldini Castoldi Dalai. 'Siamo la categoria più stupida presente sul mercato. Ho avuto un passato da manager della Henkel e della Unilever e posso assicurarle che parlavamo con i concorrenti della Procter & Gamble per metterci d'accordo sugli sconti. Nell'editoria tutto ciò è impensabile, gli editori sono una categoria tragica. Nel senso dei classici, comunque, non è una corsa all'oro. Tutte le case editrici vogliono avere nel catalogo alcuni titoli. Di Joseph Roth noi abbiamo fatto tre libri. Non vende sfracelli, ma è bello averlo in catalogo'.
Per il piccolo editore fiorentino Barbes, che basa il 50% del suo catalogo su autori fuori diritti, la politica invece è di andare a cercare testi che mancano sul mercato. Dice Tommaso Guerrieri: 'Fitzgerald non ci interessa, puntiamo a riempire i vuoti, non al raddoppio di un titolo e soprattutto a proporre edizioni fresche promuovendo nuove leve di traduttori. E' una scelta editoriale. Su Internet si possono scaricare un po' tutte le traduzioni di fine Ottocento'.
E' vero. Andate su LiberLiber e troverete molto della letetratura mondiale. Shakespeare compreso. Una lodevolissima iniziativa, rendere gratis sul web l'accesso ai capolavori della letteratura, ma per gli editori che cercano scappatoie è un gioco da ragazzi riciclare una vecchia traduzione. 'Si prende un pischello e lo si mette a lavorare su quella. Si cambia l'incipit, si rinfresca un po' il testo e ci si mette il nome del ragazzo', afferma una gola profonda che chiede l'anonimato.
'Ma chi certifica la qualità della traduzione che si scarica da Internet?' si chiede Carmine Donzelli. 'E' proprio nel cuore della traduzione dei classici che si annida l'identità dell'editore. Non siamo degli stampatori, il nostro mestiere è certificare la qualità'. Donzelli ha da poco ripubblicato Il Conte di Montecristo in una nuova traduzione, con un lavoro filologico accuratissimo che ha richiesto tre anni di lavoro e un investimento cospicuo. 'Prima di cominciare l'avventura ho guardato cosa c'era in giro. Decine di edizioni, una il calco dell'altra. E con un sapore di stantio, una patina ottocentesca. Così ho fatto il detective e ho scoperto che la Mondadori nel 1984 aveva publicato negli Oscar il romanzo nella traduzione di Emilio Franceschini. La stessa che nel '99 prenderà Rizzoli. Ma chi è Emilio Franceschini? Nessuna traccia. Mi sono intestardito e alla biblioteca nazionale di firenze ho scoperto che questo Emilio Franceschini non esiste. E' un nom de plume. Oppure, se è esistito, ha vissuto due secoli fa, perché la stessa traduzione l'ho ritrovata, anonima, in un'edizione Salani nel 1898 che aveva clonato un'edizione, anonima, di Sonzogno del 1896. Quindi per 130 anni le generazioni che hanno letto Il Conte di Montecristo si sono affidate a un traduttore fantasma. Secondo me non è questo il modo di tenere i classici nel catalogo'.
Ma perché per risparmiare su una traduzione, se notoriamente è un lavoro sottopagato? E quanto incide sul prezzo di copertina una traduzione? Come è possibile, per esempio, che il bravissimo e velocissimo Raffaello Avanzini possa proporci Tutte le poesie e tutto il teatro di Garcìa Lorca nella collana I Mammut, un tomo di 1500 pagine a meno di 15 euro, per di più con traduzione nuova di zecca dell'ispanista poetessa Eva Clementelli, rivista da Claudio Rendina? Siamo certi che la traduzione sia nuova e non semplicemente rinfrescata? 'Nuova di zecca' assicura Rendina, che ha curato anche il Mammut di Guillaume Apollinaire.
Eppure, dopo quanto ha raccontato Donzelli, non possiamo non guardare con sospetto i classici appena ristampati. Negli anni '70 la Newton Compton era tristemente famosa per le sue traduzioni di Freud che sembravano fatte da un traduttore automatico o da un letterato ubriaco. 'Non è più così' risponde Raffaello Avanzini. In questi anni abbiamo rinnovato tutte le traduzioni. Freud compreso, affidandole a professionisti. Per esempio Scott Fitzgerald a Bruno Armando e i tre titoli che andranno in libreria con l'anno nuovo sono riviste da Walter Mauro. La stessa cosa vale per Roth e per Freud. Riusciamo a tenere i prezzi bassi perché abbiamo numeri da grande azienda e una struttura molto snella che ci consente di comprimere i costi fissi'.
Allora saranno i diritti d'autore a incidere tanto sul prezzo del libro? 'Dipende dall'autore' dice Avanzini. 'Se si tratta di Ken Follett, anche il 20%'.
Forse per questo conviene stampare scrittori defunti settant'anni fa. Aspettiamoci dunque, nel 2012, l'opera omnia di James Joyce, Virginia Woolf, Tagore e Maurice Leblanc (l'inventore di Arsenio Lupin), tutti morti nel lontano 1941." (da Brunella Schisa, Liberi tutti. Scadono i diritti. Il 2011 sarà l'anno di Gatsby e Margherita, "Il Venerdì di Repubblica", 24/12/'10)

1 commento:

Simonetta ha detto...

in effetti alcune case editrici pongono la dicitura che sono disponibili a pagare i diritti d'autore se qualcuno si fa vivo, in quanto loro non li hanno reperiti. Questo pone al riparo da eventuali mancanze e ripercussioni da parte dei traduttori o illustratori.