giovedì 9 dicembre 2010

La scrittura è etica. Fare buona letteratura aiuta il mondo


"L'occasione della conversazione in pubblico tra Nathan Englander e Zadie Smith è stata un evento di beneficenza curato da Matawi, l'organizzazione nata con il fine di garantire il diritto allo studio alle giovani donne che vivono nei campi profughi. I due scrittori hanno accettato l'invito della curatrice Rachel Silver, la quale, prima dell'incontro, ha spiegato le condizioni in cui vivono le donne somale in Kenya e le opportunità che la cultura e lo studio possono offrire. Ma dopo un atto di testimonianza nei confronti dei deboli, la conversazione si è sviluppata su temi letterari, per la convinzione, da parte di entrambi i protagonisti, che uno scrittore interpreti bene il proprio ruolo sociale solo scrivendo bene e condividendo al meglio la propria cultura. È Englander a dare il via al dialogo, ricordando, con una punta di commozione, un amico scomparso.
ENGLANDER Siamo stati entrambi amici di David Foster Wallace, e ho visto che ne parli a lungo nella tua raccolta di saggi Cambiare idea.
SMITH David è stato uno scrittore sempre profondo, e per quanto mi riguarda ha rappresentato un'influenza importante. Ma la cosa che mi ha colpito maggiormente è sempre stata la sua libertà intellettuale, la capacità di spaziare tra argomenti diversissimi e il modo sempre originale in cui sapeva affrontare temi diversi. La prima volta che l'ho incontrato ha voluto parlare dei capelli delle persone di colore. Mi sembrava molto strano, ma poi ne sono rimasta affascinata.
ENGLANDER Con me ha parlato molto di tennis, ma io non dicevo quasi niente, David ne sapeva molto di più. Ed è stato lo stesso con il calcio, voleva sapere tutto: forse la sua libertà intellettuale consisteva nell'umiltà della sua conoscenza. Ma abbiamo parlato anche della moralità della scrittura.
SMITH Qual è la tua opinione a riguardo?
ENGLANDER Che la moralità consiste nella prosa degli scrittori, non mi interessa la moralità della loro vita privata, neanche se dovessi scoprire che mangiano i bambini.
SMITH Io arrivo a pensare che a volte, sulla pagina, alcuni scrittori arrivino ad essere l'opposto di quello che sono.
ENGLANDER Che ruolo ha avuto per te, come scrittrice e come donna, l'idea di diversità?
SMITH Nella mia famiglia sono stata la prima, insieme ai miei fratelli, ad andare all'università. Si trattava di un college orgoglioso del fatto che si parlassero 110 lingue diverse, e c'erano moltissime varianti: io ad esempio appartenevo alle persone miste con madre di colore, ma conoscevo ragazzi che avevano invece il padre di colore, e poi molte altre combinazioni. In quello che sono e in quello che scrivo è impossibile prescindere da un'idea di diversità che ho vissuto da sempre, spesso scoprendo altre realtà dolorose: ricordo ad esempio, sempre all'università, l' impressione che mi fece l'arrivo di molti giovani somali, in fuga dai conflitti del paese. Tu riusciresti a prescindere dalla tua realtà culturale, dalla tua tradizione?
ENGLANDER Ti rispondo dicendo che questo è stato uno dei motivi per il quale ci ho messo otto anni a scrivere il mio romanzo Il ministero dei casi speciali. All'inizio ho tentato di scrivere un libro nel quale non comparissero ebrei, ma ho capito subito che si trattava di un'illusione. E ho pensato al fatto che sono cresciuto non solo tra ebrei, ma tra ebrei ortodossi.
SMITH Sto leggendo le lettere di Saul Bellow, e mi sembra evidente come abbia voluto includere sempre, nei suoi libri, persone e situazioni che conosceva da vicino. E mi sembra che all'inizio della sua carriera avesse pochi dubbi. Poi nella vita ha combinato disastri di ogni tipo, a cominciare da tutti quei matrimoni: forse era il prezzo che ha pagato per la sua grande letteratura. Estendendo il discorso in generale, rifletto sul fatto che nei libri, i personaggi negativi, non sanno di esserlo, e spesso sono anche simpatici.
ENGLANDER Sono sempre stato scettico sul collegamento tra vita disastrata e arte. È una concezione antiquata. Ma quello che hai detto mi fa venire in mente che il genere che preferisco è il libro degli amici, per quello che riesci a vedere tra le righe.
SMITH Nei miei libri ci sono molti riferimenti autobiografici e mi chiedo se a volte non abbia fatto male a qualcuno, anche se ho cambiato i nomi.
ENGLANDER Ritorniamo alla scrittura etica: esistono persone secondo cui due più due fa quattro ed altre per cui fa cinque, cioè la loro è una scrittura furba. A loro dico che questo è sbagliato.
SMITH Crescendo ho imparato a giudicare meno: molte persone non fanno sempre il meglio per loro stesse. Ma voglio raccontarti un'emozione che ho vissuto recentemente: sono andata alla Public Library a vedere il manoscritto di Gita al faro di Virginia Woolf. Sono rimasta colpita dalla minima quantità di note e da come fossero scarne. Se penso ai lunghissimi saggi scritti su quel libro. Ma sempre all'interno della Public Library ho visto i libri di George Eliot, che scriveva pagine di note su ogni cosa: mi ha commosso il suo bisogno di conoscere il mondo. ENGLANDER Io mi interrogo sempre sul fatto che lo scrivere sia rilevante per il lettore, e penso che il ruolo della scrittura sia realizzare l'irrealizzabile. Ritieni a questo riguardo che i cambiamenti tecnologici muteranno i rapporti tra libro e lettore?
SMITH Non credo, a mio avviso è determinante la volontà, da parte del lettore, di essere con lo scrittore. Il formato, o lo strumento sul quale leggiamo, è poco importante. Nello stesso tempo la tecnologia può distrarre.
ENGLANDER Ci penso spesso quando scrivo e sono collegato su Internet: un momento di compiutezza espressiva, persino di genio, può essere alla portata di chiunque, ma il momento di epifania può non arrivare mai se si è continuamente distratti.
SMITH Penso che sia importante imparare la pazienza e non aver paura delle rivoluzioni. Ed è sbagliato credere che i giovani siano pecore.
ENGLANDER Se una forma espressiva è destinata a morire, lascia che muoia. Ma senza atteggiamenti apocalittici: la fotografia non ha ucciso la pittura, mentre il cinema sonoro ha ucciso quello muto perché era giusto che fosse così.
SMITH In questo momento sto leggendo molte graphic novel, e seguire le storie disegno dopo disegno mi apre la mente. Nello stesso tempo ho sentito il bisogno di ringraziare i miei docenti per il modo in cui mi hanno insegnato a capire cosa sia la struttura e a scrivere dei saggi. L'educazione, anche nella lettura, è fondamentale.
ENGLANDER Penso alla scrittura come qualcosa che è sempre sovversivo: a me è servita per andare via da dove sono nato e cresciuto. E ancora oggi penso che se gli scrittori salvano la tua vita allora quello che vuoi fare è scrivere." (da Antonio Monda, La scrittura è etica. Englander e Smith: fare buona letteratura aiuta il mondo, "La Repubblica", 06/12/'10)

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