mercoledì 6 gennaio 2010

Yours Ever di Thomas Mallon


"'Ma quest'arte nobile e pura della corrispondenza sembra essersi incamminata verso la sua fine'. E' Stephen Zweig che scrive una lunga e appassionata missiva a Otto Heuschele, il 27 ottobre del 1924. Si era lontanissimi dalla dittaura dell'e-mail, il fax non era stato inventato, il telefono funzionava tramite operatore. Il primo a distruggere la corrispondenza secondo Zweig è stato il giornale 'dove tutto è scritto per tutti, dove le notizie che un tempo erano indirizzate a un individuo e portavano la sua firma vengono consegnate alle masse in forma concreta e fredda'. E allora? Ha senso interrogarsi ancora su quel 'discorso a due voci', su quella comunione cui solo la scrittura calligrafica riesce a dar vita? La risposta è 'sì' se la domanda viene posta a Rosellina Archinto, che di epistolari e carteggi ha fatto la sua specializzazione. Un 'sì' senza riserve perché 'la lettera trova uno spazio che la parola non sa superare, dove la parola è inadeguata'. E se dovesse ricominciare adesso, tenterebbe ancora quest'avventura, nel tempo delle e-mail, degli sms, dei facebook e dei twitter? E' di nuovo 'sì', 'farei esattamente quello che ho fatto venticinque anni fa e pubblicherei le lettere, perché è un genere che offre uno spaccato ineguagliabile della vita delle persone'. E il problema non sarebbe trovarli perché gli epistolari continuano a venire a galla, non si riesce a ottenerli dalle persone vive ma tornano in superficie dopo, col tempo. Le lettere non sono paragonabili a forme di comunicazione scritta più recenti: 'Nelle mail, negli sms non c'è scrittura, sono troppo sintetici, meno sinceri e non hanno l'intenzione che può avere una lettera, una mail si manda per segnalare, per ringraziare, per una comunicazione breve. Non mi è mai successo di ricevere una mail sentita o profonda. Invece le lettere si scrivono ancora. Io le scrivo e le ricevo. Anche se le persone che scrivono lettere sono ovviamente molto meno'. E' dello stesso avviso Thomas Mallon, che ha appena pubblicato negli Stati Uniti Yours Ever. People and Their Letters (Pantheon), un'appassionante ricognizione attraverso le persone e le loro lettere. Mallon ha assimilato una straordinaria quantità di epistole e di biografie dei loro autori e ce li restituisce, in modo erudito quanto lieve, pescando fra migliaia di pagine i momenti più significativi di tanti personaggi illustri, e di qualche sconosciuto. Il suo libro è organizzato per temi che spaziano in modo elastico dall'assenza - la prima grande leva di scrittura di una missiva - all'amicizia, ai consigli, alle confessioni, passando per la guerra e la prigionia. Senza dimenticare il motivo principale che spinge l'umanità a scriversi, e da ben prima di Abelardo ed Eloisa: l'amore, naturalmente. E se 'il rituale della corrispondenza, con la sua gratificazione a scoppio ritardato eccita e regola allo stesso tempo le emozioni', come nel carteggio fra Mary McCarthy e Hannah Arendt, c'è chi all'inizio dell'Ottocento ha la premonizione di strumenti nuovi che devono ancora essere inventati: Charles Lamb - il grande divulgatore di Shakespeare - scrive che imbucare una lettera è come 'sussurrare dentro a una tromba molto lunga'. Una bella immagine per il telefono di là da venire, strumento che - è ancora Zweig - 'permette agli uomini di dirsi tutto con la precipitazione che li caratterizza prima che i fatti ancora caldi siano potuti penetrare all'interno di loro stessi, nel loro sangue vivo'. [...]" (da Pico Floridi, L'eterno ritorno delle lettere. Festival e libri: così resiste l'epistolario, "La Repubblica", 06/01/'10)

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