venerdì 8 gennaio 2010

Norman Mailer: la letteratura, ovvero la Grande Intercettazione


"Tutto nei sette metri e trentadue di un ring. Non aveva importanza se i guantoni pesassero due once, come all'alba della boxe, o sei, come avvenne più tardi. L'importante era vincere per ko. Come Cassius Clay contro Sonny Liston, nel '65. E l'avversario? Un peso massimo. Sempre. Fosse pure il presidente degli Stati Uniti, il senatore McCarthy o il capo dell'Fbi Edgar J. Hoover. Era un uragano Norman Mailer, scrittore e fan del pugilato. Già da quando nel 1948 esordì con Il nudo e il morto (Einaudi, ripubblicato nel 2009), grande affresco sulla seconda guerra mondiale (un generale psicopatico che guida tredici soldati in una missione senza speranza) che subito diventa un bestseller planetario. 'Avevo venticinque anni e non ero più tra il pubblico, ma sul palcoscenico'. In verità, non si era accorto di essere già salito a bordo ring. Aveva inventato un genere. Lo scrittore Tom Wolfe lo avrebbe definito new journalism. Ma è nel '51 che Mailer scavalca definitivamente le corde che delimitano il ring per saltarci dentro. Racconterà nel '59 in Pubblicità per me stesso (Baldini Castoldi Dalai, 2009): 'Stavo tentando qualcosa al limite delle mie capacità ... scrissi il più ricco dei miei primi romanzi ... possiede una specie di folle capacità di penetrare i misteri psichici degli stalinisti, degli agenti segreti, dei rivoluzionari. L'atmosfera è quella del nostro tempo, incui autoritarismo e nichilismo si inseguono nel vuoto orgiastico di questo secolo'. La costa dei barbari esce per la prima volta in Italia a quasi cinquant'anni dalla pubblicazione americana. A dieci anni da quella prima, oggi introvabile, edizione, viene riproposto da Baldini Castoldi Dalai. Il libro narra le vicende del maccartismo e della 'caccia alle streghe' nella società americana. E supera persino le frontiere del new journalism. La letteratura, con quel romanzo, diventa una grande intercettazione ambientale. [...] Mailer usa la stessa tecnica dei suoi avversari, registra e racconta. E la chiave per rileggerlo oggi la offre Tommaso Pincio, nella prefazione a Jr di William Gaddis del '75 (Alet, 2009). Pincio invita a decrittare quel documento 'alla maniera di un investigatore che ascolta una intercettazione ambientale, discernendo in un mare di parole, all'apparenza futili e confuse, le informazioni per farsi un quadro mentale del contesto'. Aggiunge: 'In quella letteratura c'è l'ossessione americana per le intercettazioni, quella che Coppola racconterà nel '74 nel suo film La conversazione. In quelle opere c'è il sapore di un'epoca'. Osserva Alessandro Portelli, docente di letteratura americana (Canoni americani, Donzelli, 2004): 'Mailer descrive un momento di passaggio importante per una generazione di intellettuali. Da un lato la difficoltà a proseguire in un vicolo cieco, quella dell'isolamento delle organizzazioni comuniste americane, e dall'altro una democrazia che degenera in repressione. Sono presi tra due fuochi. Ne usciranno con l'esplosione del movimento dei diritti civili, con cui Mailer seppe stare in armonia'. [...] " (da Piero Melati, Norman Mailer: la letteratura, ovvero la Grande Intercettazione, "Il Venerdì di Repubblica", 08/01/'10)

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