venerdì 27 febbraio 2009

In principio era Darwin di Piergiorgio Odifreddi


"Di Darwin e del darwinismo si è parlato molto, di recente, a voce e per iscritto, e più ancora se ne parlerà nell'anno che è appena cominciato e che rappresenta il duecentesimo anniversario della nascita di Darwin e segna i centocinquant'anni dalla pubblicazione della sua opera principale, L'origine delle specie. Ne sentiremo di cotte e di crude, a proposito soprattutto delle implicazioni filosofiche e sociali della dottrina dell'evoluzione, ma c'è da credere che pochi ne esporranno esplicitamente i punti essenziali. Il fatto è che tutti credono di sapere tutto sull'evoluzione, esattamente come tutti credono di sapere tutto sulla mente. È da salutare quindi con grande favore un'operetta informata ma semplice e lineare come quella di Piergiorgio Odifreddi, intitolata In principio era Darwin (Longanesi). Il nostro autore smette per una volta i panni del polemista a tutti i costi e del fustigatore di certe posizioni ideologiche per darci un'introduzione alla materia che è nello stesso tempo un ritratto storico, essenziale ma esauriente, di Darwin e della sua opera. Basandosi spesso su citazioni letterali delle sue opere, che pochi hanno letto o leggono, Odifreddi dipana da par suo un trattatello del 'tutto- Darwin' che riuscirà molto utile a chi si vuole fare una prima infarinatura sull'argomento e a chi vuole assorbirne i punti essenziali senza perdersi in un mare di dettagli e di complicazioni. In particolare mi ha colpito il fatto che lui, esperto di matematica e di logica, e presumibilmente del tutto digiuno di biologia fino a qualche tempo fa, sia riuscito con il solo uso della ragione a impadronirsi dei nodi essenziali dell'evoluzionismo, molto meglio a mio giudizio di tanti miei colleghi biologi. Potenza della passione, della dedizione e della chiarezza mentale, nonché grande rivincita sull'abitudinarietà e sulla vuota presunzione di chi pensa di sapere tutto solo perché pratica una certa professione. Di che cosa parla questo libretto? Di Darwin, della sua vita, del suo pensiero — più precisamente dell'evoluzione del suo pensiero —, della sua opera e degli sviluppi e degli esiti della stessa fino quasi ai nostri giorni. Come forse meglio non si poteva, considerando anche le dimensioni del testo. Negli ultimi anni sono uscite molte biografie aggiornate di Darwin e il nostro autore se ne avvale ampiamente per comporre un vivido ritratto umano e intellettuale del fondatore dell'evoluzionismo, con i suoi drammi umani e la sua inesausta ricerca della verità, una verità che doveva travalicare i confini della biologia per investire questioni fondamentali come l'origine e l'evoluzione dell'uomo, il più contraddittorio e paradossale dei viventi, con un piede nell'animalità e la testa tra le stelle, carico di spinte istintuali come qualsiasi altro mammifero, ma dotato di una corteccia cerebrale ipersviluppata che deve sindacare e mettere bocca su tutto, che mangia con le posate, si sposa in bianco, suona e canta per tutto il pianeta e scrive libri, su di sé, sull'essere e sul nulla. È opinione di Odifreddi, ma anche mia, che sapere da dove siamo venuti sia eccezionalmente importante, oltre che interessante, e non per farci mortificare a causa delle nostre umili e ferine origini, ma per misurare il cammino percorso — dalla evoluzione biologica prima e da quella culturale poi — così da rendercene doverosamente edotti e legittimamente orgogliosi. Ricordo una tenera fiaba delle elementari che ritraeva un dialogo fra un pennacchio di fumo, denso e nero, e una bianca nuvoletta. Il fumo vantava le sue nobilissime origini, essendo figlio del possente fuoco, mentre la nuvola non era che la figlia dell'umile acqua. 'Ma quale sarà il nostro destino?', chiedeva la nuvola. 'Tu ti disperderai annerendo ciò che incontri, mentre io potrò a suo tempo innaffiare e rendere fertili i campi'. Non è da dove veniamo che conta, concludeva la morale della favola, ma dove andiamo. E che cosa ci aspetta. Forse noi siamo come la nuvoletta: partiti da umilissime origini siamo in viaggio verso un luminoso avvenire. E questo nessuno ce lo potrà togliere, qualunque cosa scopriamo a proposito del nostro passato." (da Edoardo Boncinelli, Un saggio di Piergiorgio Odifreddi. Il pensiero di Darwin: origini e evoluzione, "Corriere della Sera", 27/02/'09)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Darwin, per esempio.
Stephen Jay GOULD, I Have Landed

Si trova finalmente in libreria questa raccolta di scritti divulgativi del grande studioso statunitense di scienze naturali scomparso pochi anni fa.
Largamente condivisibile è a mio parere la sua condanna della strumentalizzazione delle teorie darwiniane, spesso usate come armi improprie nella lotta politica e nelle battaglie culturali.
Ma le sue considerazioni hanno una portata generale, riecheggiando la regola intuita da Hume della inderivababilità dei valori dai fatti.
Da un suo articolo recentemente pubblicato nell' inserto domenicale del Sole24ore traggo alcuni passi lucidamente significativi:

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2009/01/darwin-per-ogni-bandiera.shtml?uuid=dd48824c-eef1-11dd-9c9c-821838d16869&DocRulesView=Libero

"...il dato di fatto dell'evoluzione in generale (e la teoria della selezione naturale in particolare) non può, in ogni caso, offrire un legittimo sostegno a nessuna particolare filosofia morale o sociale"

"...nessuna verità scientifica può rappresentare una minaccia per la religione, giustamente concepita come ricerca di ordine morale e significato spirituale"


"La scienza però non può mai decidere la moralità della morale. Supponiamo di scoprire che un milione di anni fa, nelle savane africane, l'aggressività, la xenofobia, l'infanticidio selettivo e la sottomissione delle donne offrisse dei vantaggi darwiniani ai nostri progenitori cacciatori-raccoglitori. Una tal conclusione non sancirebbe – nel presente come nel passato – il valore morale di questi comportamenti, né di qualsiasi altro".

"Dobbiamo tuttavia rispettare i limiti della scienza se vogliamo trarre profitto delle sue autentiche intuizioni..... Anche Darwin comprese questo principio, giacché sospettava che il cervello umano, evoluto per altre ragioni nel corso di molti milioni di anni, potesse essere male equipaggiato per risolvere gli interrogativi più profondi e astratti sul significato ultimo della vita. Come scrisse al botanico americano Asa Gray nel 1860: «Ho la nettissima impressione che tutta la materia sia troppo profonda per l'intelletto umano. Un cane potrebbe speculare altrettanto bene sulla mente di Newton»".

Nella scienza non c' è un grammo di etica.
Un microscopio non ci dirà ciò che è bene e ciò che è male, nè se il dio cristiano debba essere la nostra luce.
Odifreddi vada a scuola da Gould.


http://chiarodiluna-karl.blogspot.com/2009/02/darwin-per-esempio.html

Unknown ha detto...

Divertente, qua e là, come spesso lo sono i libri di Odifreddi, pieno di curiosità talora interessanti, ma pieno di inesattezze. Tra le tante mi limito a quella che mi ha maggiormente infastidito A partire dagli anni Cinquanta il tiro al bersaglio su Benedetto Croce è stato uno sport al quale ogni intellettuale, di qualunque estrazione, doveva di tanto in tanto dedicarsi in Italia. Ma oggi è di cattivo gusto, e comunque diventa imperdonabile quando si spara su un bersaglio falso. Dunque a pag, 116 leggo che Croce "aveva infarcito la sua 'Logica come scienza del concetto puro' di una lunga serie di sciocchezze sulla nuova logica matematica di Peano e Russell, una delle quali era l'affermazione dell'inutilità presente e futura di qualunque sua applicazione". Ebbene, Croce non ha mai scritto una cosa del genere e chiunque abbia soltanto un vago sentore del suo pensiero dovrebbe capire che non avrebbe mai potuto scriverla. Vediamo invece che cosa Croce scrisse: "Se come scienza del pensiero, la Logistica è cosa risibile.................non è poi nostro assunto esaminarla in quanto formulario provvisto di pratica utilità."e poco più avanti aggiunge: "Questi nuovi congegni sono stati offerti sul mercato: e tutti, sempre, li hanno stimati troppo costosi e complicati (sacrosanta verità nel 1905).Vi entreranno nell'avvenire? La cosa non sembra probabile (previsione errata), e, ad ogni modo, è fuori della competenza della filosofia (saggio riconoscimento dei limiti di competenza)... Se molti o alcuni adotteranno i nuovi congegni logici, questi avranno provato la loro grande o piccola utilità". Conclusione lapalissiana, che rivela molto buon senso; infatti Croce, a differenza dei marxisti, non ha mai creduto alla cartomanzia, alla divinazione o altre pratiche per prevedere il futuro, che per lui è libertà dello Spirito (povero illuso).