lunedì 9 febbraio 2009

Vittorino Andreoli: "La scomparsa della tristezza"


"Il romanzo di Françoise Sagan, Bonjour tristesse, esce nel 1954. Un successo strepitoso, l'autrice aveva 18 anni. Il film, diretto da Otto Preminger, è del 1958. Tutto accade appena in tempo, se si pensa che l'imipramina, il primo antidepressivo, nasce nel 1957-8. Questione di pochi mesi e si sarebbe potuto scrivere al posto di Bonjour tristesse, Bonjour Imipramine. La tristezza è stata ammazzata: i tristi amori, scomparsi. Non esiste più nemmeno come parola, cancellata dall'uso corrente. Morti anche termini come "inquietudine" (l'"inquieto è il mio cuore finché non riposa in Te" di Agostino); come "anelito", "disperazione" (disperata attesa). Tutto è stato buttato dentro depressione e depressione si coniuga necessariamente a antidepressivo. Il demone sconfitto dal Bene dei farmaci, dalla chimica dalle formule magiche uscite dai laboratori scientifici delle grandi industrie farmaceutiche. La lotta tra il male, la depressione e il bene, l'imipramina o gli SSRI (Inibitori della ricaptazione della serotonina). Sarebbe tempo di occuparsi della uccisione delle parole, delitti che andrebbero puntiti severamente. E' capitato anche per l'angoscia, l'angustia, la trepidazione, il timore, il tremore (interiore). Il grande capolavoro di Kierkegaard Timore e tremore nasce nel 1843, lontano per fortuna dal 1961: anno della nascita delle benzodiazepine. Soren lo avrebbe dovuto chiamare Anxiety and Benzodiazepines e lo avrebbe dovuto pubblicare sul New Scientist. Nemmeno più regge la distinzione tra ansia e angoscia (Angst di Freud) che trasmette, anche in immagine, il trovarsi dentro un vicolo stretto che si chiude, come pare accadere per la trachea che non lascia più passare aria e si avverte la fine, la morte.
La tristezza sembra non esistere più, non far parte dei nostri sentimenti, di quella sequela di vissuti esistenziali che pur vicini tra loro hanno caratteristiche differenti, capaci di distinguere ciò che viviamo con partecipazione differente, con un dolore che sa di pietà o di disperazione. Sono un vecchio psichiatra ormai e mi pare di appartenere alla categoria dei rulli compressori, quelli che rendono tutto piatto: un rullo compressore dei sentimenti. Per semplificare tutto e per rendere possibili i rapporti automatici tra sintomi e farmaci, bisogna certo semplificare. Anche perché qualcuno non si metta a cercare e a trovare il farmaco contro la trepidazione e poi uno specifico per la tristezza. Tutto è anxiety e depression. Tutto è antidepressivo e ansiolitico. La vita dei sentimenti si è impoverita e ormai per essere certi di non avere una prescrizione di psicofarmaci bisogna non avvertire più niente, essere sentimentalmente vuoti. Aveva ragione Benedetto Croce: se eliminiamo le parole scompaiono i concetti e oggi — egli direbbe — persino i sentimenti. Forse anche per questo i poeti tacciono, temono di essere tutti curati per anxiety and depression. Bisognerebbe ripartire dall'uomo, e non dai sintomi e dai farmaci, per fare una nuova psichiatria." (da Vittorino Andreoli, La scomparsa della tristezza, "Corriere della Sera", 08/02/'09)

Nessun commento: