Biblioteca civica "MINO MILANI" bibliogarlasco@yahoo.it tel. 0382/801009 "Le paradis, à n'en pas douter, n'est qu'une immense bibliothèque" (Gaston Bachelard) SELEZIONE DI ARTICOLI SULL'UNIVERSO-LIBRO
giovedì 11 settembre 2008
Fernanda Pivano, Diari 1917-1973
"L'uscita nei Classici Bompiani del primo volume dei Diari di Fernanda Pivano, a cura di Enrico Rotelli e Mariarosa Bricchi e con i contributi di Erica Jong, Bret Easton Ellis, Jay McInerney e Gary Fisketjon, farà piacere ai tanti che si si sono innamorati dei Mostri Sacri della letteratura nordamericana nelle traduzioni dell'ex allieva di Cesare Pavese al Liceo d'Azeglio di Torino. Tutti da ragazzini abbiamo letto per la prima volta Il Grande Gatsby nella versione di Fernanda Pivano, e ci siamo commossi di fronte alla storia tragica della vita di Francis Scott Fitzgerald e della moglie Zelda, narrata dalla traduttrice nata a Genova nel 1917 nelle sue introduzioni ai libri dell'autore che aveva cantato come nessun altro i fasti e poi la fine dell'Età del Jazz. I Diari della Pivano cominciano proprio da quel 1917, quando in una casa umbertina del capoluogo ligure nasce il 18 luglio la futura collaboratrice dell'Einaudi poi destinata al ruolo di ambasciatrice della letteratura made in Usa nel nostro Paese. Il padre, 'alto, bello e rassicurante', la inizia all'amore per la musica lirica. La madre, 'bella voce di mezzosoprano', la rassicura la sera quando all'ora di andare a dormire viene fuori una paura del buio che dura da novant'anni. Il nonno Francis Smallwood, per gli amici genovesi Sciù Legnetto, è invece di origini scozzesi e sarà fra i fondatori della Berlitz School. L'infanzia genovese è fatta soprattutto di studio. A sei anni la piccola Fernanda viene iscritta alla Scuola Svizzera e comincia a esercitarsi al pianoforte. E' il preludio dell'adolescenza a Torino, dove le insegnanti di musica parlano il russo dei nobili in fuga dalla Rivoluzione d'Ottobre e tra i professori del liceo spicca la figura di Pavese, determinante per il futuro della studentessa. Allo scrittore appena tornato dal confino l'allieva chiede: 'Ma che differenza c'è tra la letteratura americana e quella inglese?'. Lui le dà da leggere Hemingway, Sherwood Anderson e l'Antologia di Spoon River. La Pivano s'innamora di quest'ultima, al punto da tradurla di nascosto. E' la sua prima prova. Quando capita in mano all'ex insegnante, questi decide di pubblicarla con Einaudi. E' il 1943. La guerra intanto è già diventata civile, tra bombardamenti e vita da sfollati, e con essa arriva anche l'episodio famoso dell'interrogatorio all'Albergo Nazionale da parte delle SS, dovuto al ritrovamento negli uffici della casa editrice della traduzione di Addio alle armi, un libro proibito dal regime a causa delle pagine su Caporetto. Finita la guerra la Pivano viene invitata da Ernest Hemingway a Cortina nel 1948: è il primo di una serie di incontri tra i due, e il secondo di quelli destinati a cambiarle la vita. Nel frattempo però ha già avuto modo di incrociare Tennessee Williams e Peggy Guggenheim, e di conoscere a Parigi Richard Wright e Alice B. Toklas. E poi a Roma Moravia e Guttuso, e a Torino Carlo Mollino e Felice Casorati ed Ettore Sottsass: che di lì a poco diventerà suo marito. Pagina dopo pagina, scorrono figure oggi mitologiche, Alberto Mondadori e Leo Longanesi, Carlo Bo e Chet Baker, Spencer Tracy e Katharine Hepburn, Ezra Pound e Luciano Berio, più innumerevoli altri, e si ripercorrono le tappe del dibattito culturale di un'epoca certo straordinaria in cui tuttavia uno come Sartre è presto messo all'indice. Quanto a Caldwell, viene giudicato senza possibilità d'appello nient'altro che 'un pornografo'. Neorealismo, resistenzialismo, decadentismo ed esistenzialismo negli Anni Cinquanta fanno discutere i salotti e occupano le pagine culturali dei quotidiani. La Pivano naturalmente non si limita a viaggiare e a soggiornare all'Eden Rock, l'albergo dei Fitzgerald a Cap d'Antibes, o a conoscere sempre nuovi autori, da Farrel a Faulkner a Miller, che per Feltrinelli vede tradotti i suoi Tropici da Luciano Bianciardi, ma continua a lavorare e a battersi per quelli che per lei sono i 'suoi' autori, intervenendo spesso a loro difesa quando (non di rado) le loro opere vengono fraintese o stroncate dai critici italiani. Finalmente va con il marito negli Stati Uniti. E', presto, l'ora dei beat, e dunque degli amatissimi Jack Kerouac e Allen Ginsberg, di cui nel 1966 presenterà a Napoli la traduzione di Jukebox all'Idrogeno con Giuseppe Ungaretti. Attaccata all'uscita in Italia di Sulla strada a causa di un articolo in cui ha sostenuto a spada tratta il romanzo-manifesto di una generazione, lo rivede pubblicato in edizione scolastica nel 1973. L'anno in cui si conclude questo primo volume di un diario impossibile da riassumere, visto l'incredibile numero di protagonisti della letteratura, dell'arte e del cinema con cui Fernanda Pivano ha saputo intessere rapporti spesso duraturi e affettivi, oltre che di lavoro. Storia di una vita privilegiata, e di un percorso intellettuale e professionale irripetibile, questi Diari che vanno dagli Anni Venti al conflitto del Vietnam raccontano così non solo l'autobiografia di una donna speciale, ma anche un bel pezzo di storia culturale del Novecento, oltre che le vicende legate alla diffusione in Italia dei testi di tanti autori americani che a 'Nanda' devono davvero molto." (da Giuseppe Culicchia, In America con Nanda di river in road, "TuttoLibri", La Stampa", 06/09/'08)
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