lunedì 17 gennaio 2011

Roberto Bolano: così si costruisce il mito di uno scrittore


"Mentre batteva a macchina Il Terzo Reich, il romanzo che Adelphi manda ora in libreria (traduzione di Ilide Carmignani), Roberto Bolaño credeva ancora che sarebbe morto senza riuscire a vivere della scrittura. Era il 1989, abitava già a Blanes, stazione balneare catalana tutt'altro che esclusiva, e si arrabattava come poteva: cameriere, venditore di bigiotteria, guardiano notturno in un campeggio. Ignorava che il successo critico sarebbe arrivato nel decennio successivo con la pubblicazione dei Detective selvaggi. Ma soprattutto non avrebbe mai saputo quanto la sua morte precoce, a cinquanta anni, nel 2003 per una malattia epatica, avrebbe coinciso con l'inizio della costruzione di un mito. Quale ormai è lo scrittore cileno. Negli Stati Uniti, le sue opere sono state vendute in 100 mila copie, cifra record per un paese che legge libri tradotti solo per il 3%. Le tesi su Bolaño vanno di moda nelle accademie e la fama ha influenzato anche la cultura pop. Patti Smith gli ha dedicato una canzone: Black Leaves', suonata in Catalogna con Lautaro Bolaño López, figlio ventenne dello scrittore, alla chitarra. Mentre Hollywood da un po' ha messo in cantiere un film dai Detective selvaggi con Gael García Bernal. Bolaño eroe on the road. Bolaño bandito. Bolaño ribelle imprigionato durante il golpe di Pinochet. Tombeur de femmes. Eroinomane. Di volta in volta confuso con i suoi alter ego letterari (primo fra tutti, l'Arturo Belano dei Detective). La leggenda che oltreoceano, ma non solo, è fiorita attorno all'autore non è gradita a chi, invece, Roberto "lo conosceva bene". L'amico Javier Cercas, che pure ha trasformato Bolaño in un personaggio del suo romanzo Soldati di Salamina, lo ha ribadito su El País: «Tutto Bolaño è nei suoi libri. Il resto è letteratura e, inutile dirlo, della peggior specie». E ancora: «Lui fu morigerato e prudente». Enrique Vila-Matas accusa «la moda di confondere Bolaño con James Dean». Insomma, il poeta maledetto è una pura invenzione. Che, almeno negli Usa, ha alimentato il successo.
Ma come nasce la fantabiografia? Sarah Pollack, ricercatrice della City University of New York, lo ha spiegato in un saggio: Roberto Bolaño's The Savage Detectives in the United States, apparso sulla rivista Comparative Literature. Dove la risposta alla domanda è una sola: a "ricreare" Bolaño è stata l' industria editoriale americana. Nel 2007, la casa editrice Farrar Straus and Giroux lancia I detective selvaggi negli Stati Uniti con una copertina che ammicca a On the road di Jack Kerouac. Non solo: la foto dell'autore, morto ormai da quattro anni, non è quella del maturo signore con occhiali tondi e sigaretta tra le dita che conosciamo in Europa. Ma un ritratto giovanile degli anni Settanta, dove lo scrittore sfoggia lunghi capelli e baffi alla Dennis Hopper. È un easy rider venuto fuori dalla controcultura del periodo della contestazione. Le critiche entusiastiche, i titoli sui giornali ("Ecco il Kurt Cobain della letteratura latino-americana" recita uno) e il lancio sul sito di Amazon fanno il resto. Dice Pollack: «Poco importa che, mentre scriveva le opere maggiori, Bolaño fosse un tranquillo padre di famiglia: diventa così un'icona a metà tra i beat e Arthur Rimbaud». Basta l'incipit di un racconto («Smisi con l'eroina e tornai al mio paese» in Spiaggia, dalla raccolta Tra parentesi) per diffondere la voce- data per buona anche da Jonathan Lethem sulla New York Times Book Review - di un Bolaño tossicodipendente. Bastano i riferimenti nei romanzi, per immaginarlo prigioniero durante il colpo di Stato di Pinochet, circostanza smentita da molti. E le donne inquiete delle sue storie per spingere la rivista cilena Qué Pasa a raccontare con particolari da feuilleton l'ultima, segreta compagna. Dal 2008, per volontà della vedova Carolina López, i diritti delle opere di Bolaño sono amministrati dal più potente agente letterario del pianeta, Andrew Wylie. Con lui si avvia la pubblicazione postuma degli inediti. Iniziativa che a persone del vecchio entourage dell'autore, come il curatore Ignacio Echevarría, piace poco. Los sinsabores del verdadero policía, giudicato il sequel del capolavoro 2666, arriva adesso in Spagna e America Latina. Paesi che l'anno scorso avevano accolto Il Terzo Reich: "diario" della strana vacanza in Costa Brava di Udo Berger, tedesco appassionato di giochi di strategia militare, che sul tavolo della sua stanza d'albergo spiega mappe e pedine di un Risiko che ricostruisce le battaglie dell'esercito nazista. Ci sono ancora ossessioni e personaggi che scompaiono. Ma soprattutto c'è di nuovo la capacità di Bolaño di trascinare il lettore in un altro luogo, quello della sua letteratura. Al di là del gossip." (da Dario Pappalardo, Roberto Bolano: così si costruisce il mito di uno scrittore, "La Republica", 17/01/'11)

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