martedì 23 novembre 2010

Living with Books


"Siamo sempre convinti di sapere d’istinto dove abbiamo messo questo o quel libro; e anche se non lo sappiamo, basterà comunque percorrere rapidamente tutti gli scaffali. A quest’apologia del disordine simpatico si oppone la tentazione meschina della burocrazia individuale: una cosa per ogni posto e ogni posto alla sua cosa, e viceversa». Tra la «bonomia anarcoide» di lasciare che i libri si dispongano più o meno sulla libreria secondo il loro (non già il nostro) estro, e «la freddezza efficiente delle operazioni “gran riordino”, finiamo sempre per cercare di sistemare, in qualche modo, i libri che possediamo». «È un’esperienza estenuante, scoraggiante, ma che a volte ci procura piacevoli sorprese, come quella di trovare un libro, dimenticato a forza di essere occultato, che, rimandando a domani quel che non faremo oggi, ci rimettiamo finalmente a divorare, stesi sul letto a pancia in giù». Sapeva bene di cosa parlava, Georges Perec, quando si metteva a discutere dell’Arte e del modo di riordinare i propri libri, un delizioso testo che ora ritrova la strada delle librerie - e degli scaffali degli appassionati - per le meritorie edizioni Henry Beyle, mentite spoglie sotto le quali si cela non Stendhal, ma il siciliano Vincenzo Campo.
Sul riordino e la classificazione della biblioteca non arriveremo mai a una definitiva e comune accettazione delle regole, lo sappiamo. Perec prova a elencare qualche possibilità: per ordine alfabetico, per continente o paese, per colore, per data di pubblicazione (ma anche di acquisizione - criterio davvero singolare), per formato, genere, grandi periodi letterari, lingua, priorità di lettura, rilegatura, collana e potremmo continuare a lungo. Stante il fatto che avremo sempre libri facilissimi da riordinare («i Verne con la copertina rossa di Hetzel»), quelli non troppo difficili (testi sul cinema, «i romanzi sudamericani, l’etnologia, la psicoanalisi») e quelli che è quasi impossibile da piazzare (ne abbiamo, ne abbiamo, e ciascuno combatte la sua solitaria e perdente battaglia con questi unicorni bibliofili!). Una delle prossime rivoluzioni del libro, che si accompagnerà all’evento dell’e-book e degli altri dispositivi di lettura, sarà forse anche la sparizione della dimensione fisica del libro e della drastica riduzione, nelle nostre case, dell’ingombro delle librerie. Va bene, aspetteremo il momento.
Per ora, però, le librerie ce le abbiamo ancora tutti. E allora perché non goderci le meraviglie di chi ha fatto della libreria il centro della propria casa, della disposizione dei libri un fatto ancor prima estetico ed etico che pratico. E benché i libri sull’arredamento non dedichino - a nostro, malatissimo, interessatissimo, avviso - troppo spazio alle librerie e al loro impatto “scenografico”, sono usciti ora alcuni titoli che ci fanno sognare o, semplicemente, venire idee sulle librerie. Certo: il problema è poi avere i soldi quelle case e quelle librerie. Ma, si sa, questo è altro discorso.
Abitare con i libri, appena tradotto da Mondadori, è una rassegna monografica spettacolare di alcune più belle e ingegnose scaffalature e case-libreria sparse per il mondo, come quella, bella e impossibile - bisogna ammettere (prevede tanto di imbracatura per perlustrare gli scaffali), della designer Sallie Trout, mentre Living with Books dei francesi Dupuich e Beaufre privilegia oltre che la specificità della libreria anche la fama del possessore. Un tuffo nel passato più chic fatelo con il più grande decoratore americano: Billy Baldwin che disegna, per dire, le eleganti librerie nella suite del Waldorf di Cole Porter. Se volete, invece, curiosare tra gli ambienti più cool del mondo in questo momento, ecco il repertorio di case e bei tipi che il blogger Todd Selby è andato a fotografare. Imperdibile la libreria parigina, per vastità e disposizione dello stilista Karl Lagerfeld, grande cultore del libro, che addirittura, a fianco casa, possiede anche una libreria (intesa come rivendita di libri).
Dopo la scorpacciata di immagini e idee, però, torneremo alla nostra quotidiana giungla di libri. E allora, come i bibliotecari borgesiani che cercano il libro che fornirà loro la chiave di tutti gli altri, «oscilliamo tra l’illusione della compiutezza e la vertigine dell’inafferrabile. In nome della compiutezza vogliamo credere che esista un ordine unico, in grado di farci accedere al sapere d’emblée; in nome dell’inafferrabile, vogliamo pensare che ordine e disordine siano due vocaboli identici per disegnare il caso. Fra un estremo e l’altro, comunque, non è un male che le nostre librerie servano anche di tanto in tanto da pro-memoria, da poggia-gatto e da metti-tutto». Già, ben detto, caro il mio Perec! E ora, però, dove ti metto? Libri sulle biblioteche? Edizioni di pregio? Libri di Perec? Boh, vedrò. Per adesso mi sa che lo lascio appoggiato qui, vicino al fermalibri a forma di scottish terrier. Ci metto sopra la scimmia Zizì di Munari, così mi ricordo che poi devo spost... Aaah! Ecco dov’era quel libro su Saul Bass che non trovavo l’altro giorno. Certo che Bass ... fammi vedere ..." (da Stefano Salis, Incubi e sogni da scaffale, "Il Sole 24 Ore Domenica", 21/11/'10)

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