martedì 9 novembre 2010

Homo radix


"Sono un cercatore di alberi. Da bambino amavo gli insetti più che gli altri bambini. Poi le cose, per fortuna, sono cambiate, ma ho avuto sempre un grande interesse per le altre creature». E’ in questa particolare definizione degli alberi come «creature» il significato della passione di Tiziano Fratus, 35 anni, bergamasco, che ha scritto Homo radix (Marco Valerio edizioni), una guida per trovare e conoscere gli alberi monumentali, quelli che hanno resistito agli insulti del tempo e alle esigenze della civiltà, per secoli.
Fratus si definisce «uomo-radice», che «si è svegliato albero»: il piacere che prova nel vederli e nel raccontarli va di certo più in là del semplice stupore di fronte alla loro mole e alla loro bellezza. Nel libro, infatti, ci sono i racconti di 40 «monumenti», costruiti dalla natura nel corso dei secoli, come faggi, tassi e pini, oltre al Castagno dei cento cavalli in Sicilia, sulle pendici dell’Etna, che - si stima - abbia tra i 2 mila e i 4 mila anni. «Reclamo il mio peso in radici», scrive Fratus e, se l'affermazione può sembrare un po’ sopra le righe, il poeta torinese ha realizzato un lavoro di ricerca letteraria e filosofica che va al di là dell’ammirazione e approda alla conservazione e comprensione di questo patrimonio.
«Ho raccolto le mie impressioni e gli appunti di viaggio per “raggiungere” queste creature. Alcuni hanno collocazioni complesse e non è facile arrivare». La raccolta «racconta» gli alberi, ne cita l’età, il luogo, e i riferimenti letterari. «Sono diversi gli autori che hanno scelto come protagonisti gli alberi monumentali: Mario Rigoni Stern, Carlo Cassola, Jack Prevert, che ha scritto Alberi, e Jean Giono». In L’uomo che piantava gli alberi Giono trova nel piantare alberi il riscatto dell’umanità attraverso un solo uomo. «Ma spesso gli alberi devono essere difesi dagli esseri umani - spiega Fratus -. In Australia c'è l'albero forse più grande del mondo, un eucalipto di 110 metri di altezza, ma i guardaparco non dicono dove si trova: temono le incursioni dei vandali».
Per Tiziano Fratus l’amore per gli alberi secolari è una filosofia: «Negli ultimi venti anni ci si è resi conto che anche le foreste sono un nostro patrimonio culturale. Spesso si ha paura di mostrarli come in Australia, ma dovrebbero invece essere disponibili per tutti. Sono un patrimonio dell’umanità». L’Unesco ha già inserito alcune di queste «creature» come - appunto - patrimonio dell’umanità: per esempio I Cedri di Dio (noti anche come Cedri del Signore o Horsh Arz el-Rab), ultimi resti della foresta che una volta ricopriva il Monte Libano. In Italia gli alberi plurisecolari sono circa 1200, censiti dal Corpo forestale dello Stato e in qualche modo protetti dalle istituzioni. Molti, però, sono ancora sconosciuti.
Il 21 novembre sarà la Festa nazionale degli alberi: una ricorrenza lanciata sedici anni fa da Legambiente nelle scuole e che nel 2010 è stata adottata dal ministero dell’Ambiente. Quest’anno si punta a rendere effettivo per i Comuni l’obbligo di piantare un albero per ogni nato, abbreviando i tempi per la messa a dimora da 12 mesi a 90 giorni. E due mesi prima della scadenza del mandato il sindaco dovrà rendere noto il «censimento arboreo» del proprio Comune. Intanto, tra due mesi, il 2011 sarà dichiarato come l’Anno delle Foreste." (da Antonella Mariotti, L'uomo che cerca l'anima degli alberi, "La Stampa", 09/11/'10)

Homo radix, scatti poetici di Tiziano Fratus

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