lunedì 10 agosto 2009

L'ora blu di Camilla Salvago Raggi


"Esistono, oggi, scrittori italiani di grande valore non abbastanza riconosciuti o addirittura semidimenticati, e affidati soltanto all'affetto degli aficionados? Esistono. E non è vero il luogo comune che il tempo prima o poi renda giustizia. Se così fosse, perché - attivi a cavallo fra Ottocento e Novecento - Giovanni Faldella e Remigio Zena non hanno ancora il posto che loro spetta nel pantheon della narrativa veristica accanto a Verga? La Storia non fa giustizia di un bel nulla; anzi, è disposta a scavare fosse di oblio per le prossime vittime. E Giuseppe Antonio Borgese? Perché non è ancora pacifico che il romanzo Rubè (1921) sia un capolavoro del primo dopoguerra, tanto quanto lo è la sveviana Coscienza di Zeno? Ma guardiamo al presente. Di Guido Manera, noto con lo pseudonimo di Santamaura, scomparso un mese fa all'età di 99 anni, sono passati come meteore, nell'ultimo quarto del Novecento, due capolavori come Magdala e Il Paradiso e gli Assassini. Se qualcuno a suo tempo se ne accorse, ora il nome di Santamaura ci sembra del tutto dimenticato: forse perché i suoi romanzi, storico-simbolici, sono di gusto troppo fino e richiedono troppo lavoro di intelligenza e di cuore per piacere agli acquirenti dei libri dei premi letterari à la page (ma i critici che fanno?). E' di un'altra figura non abbastanza riconosciuta che occorre parlare oggi. Nome: Camilla Salvago Raggi. E' (sorry per l'enfasi, ma quando ci vuole ci vuole) la più grande scrittrice italiana vivente. Moglie dello scrittore Marcello Venturi, scomparso un anno fa, la Salvago Raggi vive appartata a Campale, vicino a Ovada (Alessandria), in una villa di famiglia. Di lei non c'è traccia nemmeno nell'autorevole Garzantina Letteratura. Camilla ha goduto di una discreta notorietà negli anni Settanta-Ottanta, con romanzi che oggi solo gli imbecilli potrebbero considerare datati: Dopo di me (1967), L'ultimo sole sul prato (1982), Il noce di Cavour (1988), Prima del fuoco (1992). Storie legate alle persone e alle genealogie degli aristocratici avi, ma, insieme, semplici storie, senza la minima spocchia. [...] Oggi la nostra scrittrice continua, energica e appassionata, a scrivere. E sempre ora un editore contro corrente come Nino Aragno ripubblica appunto L'ora blu. Ambientata in tempo di guerra, a Quinto, Genova, dai grandi bombardamenti dell'ottobre 1942 agli inizi dell'estate 1943, è la nitida storia di una rivalità amorosa mai espressa apertamente, se non nelle ultime pagine. Una storia di sfumature, di sottintesi, sguardi, parole non dette o appena accennate, che vede opposte una madre sessantenne, ancora piacente, rimasta precocemente vedova, e una figlia di 18 anni. Intelligente e desiderosa di vita, lei, la 'ragazza di Paola', è schiacciata da quello che a suo modo è amore, ma ossessivo, della madre, che non le dà tregua. [...] E' narrativa prettamente europea: nella cadenza lenta, nell'attenzione non ridondante alla psicologia dei personaggi. E nell'intensità emotiva trasposta nei minimi gesti. Dietro ci stanno Thomas Mann e Julien Green, accanto alla prediletta Woolf. Non accadrà quasi nulla di esplicito in questa storia di gelosie e disinganni; molto invece avverrà a livello simbolico. Anche la fine di un'epoca. Ma è tutta dell'autrice la scrittura morbidamnete franta dalla frequenza delle parentesi, che regge e riconcilia il sovrapporsi dei tempi. Il presente, che vede l'ormai anziana Paola ricordare, e la terra straniera, grigia e distante, tuttavia dolorosamente cara, del passato." (da Giovanni Pacchiano, Concedetevi un'ora blu, "Il Sole 24 Ore Domenica", 02/08/'09)

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