lunedì 31 dicembre 2007

Herbarium di Emily Dickinson

"Questa è la mia lettera al mondo / che non ha mai scritto a me / le semplici cose che la natura ha detto - con tenera maestà. / Il suo messaggio è affidato / a mani che non possono vedere. / Per amore di lei - amici miei dolci / con tenerezza giudicate - me."

"[...] In realtà le sue poesie sono forti e intimidenti, il loro 'passo', come il suo, 'spasmodico'. Non sono inscrivibili in nessun canone ufficiale dell'epoca, perché cominceranno ad essere lette e colte nella loro espolsiva, aggressiva, raffinata semplicità, solo nel 1955, anno di pubblicazione e datazione ufficiale dei manoscritti raccolti presso la Houghton Library di Harvard: tre volumi a cura di T. H. Johnson e nel 1958 altri tre volumi di lettere a cura dello stesso Johnson e di T. Ward. Da quel momento fu il successo e la ridda di ipotesi interpretative. Di stampe e ristampe. Di traduzioni in tutte le lingue. [...] E ora una sopresa stupenda non solo per chi di Dickinson conosce già il lavoro. Un team di studiosi eccellenti ha accettato di esaminare e catalogare un quaderno particolare, conservato insieme a carte, foto, documenti, libri appartenuti alla famiglia Dickinson. Vi hanno lavorato per anni, così da dare alle stampe nel 2006, in facsimile, quel quaderno particolare, il 'suo' Herbarium, l'erbario di Emily che vede oggi la sua edizione italiana, per i tipi della raffinata casa editrice Elliot. Cominciò a lavorare a quel quaderno quando aveva quattordici anni e continuò forse per tutta la vita. Raccoglieva, disseccava, incollava in gruppi di due o tre per pagina, per ognuno indicava il nome. E gli stessi nomi dei fiori - rari o comuni - sono incastonati, quasi vi si specchiassero, in gran parte delle poesie e delle lettere. E' sufficiente sfogliare l'erbario e poi leggere lettere e poesie: giglio, gelsomino, margherita, bucaneve, calendula, giglio d'acqua, anemone, begonia, viola, bocca di leone, cipripedio rosa, e ancora mirtillo, ribes, salvia, basilico, trifoglio. E come se non bastassero: gerani, narcisi, giunchiglie e garofani di tutte le specie. E ancora la indian pipe, il mughetto selvatico, forse oltre al gelsomino, il preferito. Forse. Di certo quello scelto per la copertina della prima minimale edizione delle sue poesie, nel 1890. Un successo inatteso, una ristampa dopo l'altra per qualche decennio e poi di nuovo il silenzio. E oggi, dopo che molti dei suoi scritti hanno visto le stampe anche in traduzione italiana, eccoli i fiori che prediligeva, nell'Herbarium appena pubblicato. E se proprio questo, per l'attenzione con cui Emily Dickinson, anno dopo anno, lo ha curato e raccolto, fosse il suo privato diario segreto? La sua lettera al mondo? Una 'lettera', un 'diario', quello con cui scongiurare lo scorrere delle stagioni, degli anni, del tempo, dal momento che la 'natura', quella almeno che l'Herbarium ci consegna è seducente, dolce e spietata. Come è - e fu per lei - la vita." (da Barbara Lanati, Tra i fiori di Emily risplende l'arcobaleno, "TuttoLibri", "La Stampa", 29/12/'07)
Sillabe di seta a cura di Barbara Lanati (Feltrinelli)
Vita di Emily Dickinson di Barbara Lanati (Feltrinelli)

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