sabato 20 febbraio 2010

Ragazze del Nordest


"Manganelli, il sommo, per qualche tempo non ebbe una casa propria a Roma. Viveva in una stanza, presso una famiglia. Quando i signori traslocavano, si portavano dietro la gabbia col canarino e Manganelli. Mi è sempre sembrata un metafora perfetta della scrittura. Origliare, spiare, saccheggiare le vite degli altri. A volte surrettiziamente, l'orecchio poggiato contro un muro,altre, come nel caso del bel libro di Romolo Bugaro e Massimo Franzoso, facendo di questo ascoltare il progetto stesso. Ragazze del Nordest (Marsilio) è il frutto di interviste, incontri, ricordi. Anni in cui i due scrittori, come Manganelli e il canarino, esercitano la neutralità. Per arrivare a scegliere nove storie di donne, nove racconti che stordiscono per intensità. Questo libro ha un padre. Si chiama I nuovi sentimenti. La ricorderete, è un'antologia curata dagli stessi autori, uscita nel 2006 sempre per Marsilio. Allora il compito era quello di riscrivere il vocabolario del sentire. Amore, amicizia, odio ... come si declinano al nostro tempo. Dalle riunioni di quel gruppo di scrittori è nato adesso Ragazze del Nordest. Ancora uomini, stavolta, per parlare di donne. Ma questa specularità si rivela subito non decisiva. Bugaro e Franzoso volutamente non spiegano come si siano alternati alla scrittura, se si siano divisi le interviste o abbiano lavorato insieme a tutte quante. Fa parte, questa pudicizia, dello stile del libro. Una delle tante qualità di questi racconti è proprio il nitore col quale queste vicende ci appaiono, come conchiglie smerigliate dal mare. Ossute, essenziali, come il corpo di Vanishing 74, la sacerdotessa di Ana, che dal suo blog distribuisce consigli per mantenersi puri e vuoti. E a cena, dentro una enorme camicia da uomo (che nasconde tagli incisi sulle braccia) centellina la sua insalata scondita e beve acqua naturale, mentre spiega che l'alimentazione senza grassi è capace di bloccare l'invecchiamento, di fermare l'azione del tempo sul viso, sulla pelle ...
Sara N., protagonista del primo racconto, aveva quattordici anni quando ha conosciuto Riccardo. Un ragazzino bello come Kurt Cobain e innamorato della moto e della velocità. Per lui, Sara impara ad amare le corse. 'All'epoca' dice, 'ero totalmente passiva, una vera alga di mare. Studiare mi interessava zero, la gente mi interessava zero. Non avevo amici né alcuna passione: mi piaceva quello che piaceva a Riccardo ed evitavo quello che evitava lui'.
Caterina L., alla fine di un lungo elenco di amanti deludenti, a 44 anni ha deciso di tornare a vivere insieme al padre, alla madre e al fratello. Lavora nello show room di mobili di famiglia e ogni volta che entra un cliente si chiede che intenzioni abbia, cercando di capire se dovrà difendersi da lui.
Alessia, che sarebbe stata disposta a dare un figlio all'amico gay, trova un'enorme soddisfazione in serate che chiama 'moglie a domicilio'. Chiunque sano di mente penserebbe che si tratti di sesso. Invece le serate a casa di Andrea, che si è trasferito in campagna, cominciano con Alessia che cucina e finsicono con loro due seduti sul pavimento davanti al camino, a chiacchierare con un bicchiere di cognac. E nel mezzo la cena, e basta. 'Siamo lì' dice Alessia, 'uniti dalla nostalgia di abitudini mai avute. Siamo un marito e una moglie del passato, liberi di tornare al presente. Siamo una famiglia che non possiede alcun ricordo'. Affittuari di una storia d'amore dal punto in cui è già consumata, come un vecchio paio di scarpe che non fanno più male.
Commuove, e fa rabbrividire il panorama che queste vite, una accanto all'altra, disegnano. Sullo sfondo di un territorio che si intravede appena, ma che evidentemente ha picchiato duro su ciascuna di loro. Tutte queste donne, ognuna a suo modo, sono sole. Vivono un'esistenza strettissima, confrontandosi solo con la propria nevrosi. Sembra che intorno non ci sia nessuno. Hanno relazioni seriali con gli uomini, consumano psicofarmaci, si occupano della manutenzione delle loro ferite. Chi ha perso il padre, chi si è dovuta confrontare con il trauma del rapimento, chi ha abortito. Ma nessuna di loro sembra aver trovato qualcosa. Come se davvero tutto intorno ci fosse il deserto. Anzi peggio, le villette a schiera come direbbe Vitaliano Trevisan, altro acutissimo osservatore di quella disperazione. Universi recintati, ecosistemi che si autoalimentano e non si contagiano. Nei quali si mettono in scena vite fittizie, in cui ogni gesto, per non far male, è stato svuotato di emozione e trasformato in rito. Tranne che per una di loro, Chiara. Che senza una vera ragione un giorno lascia il marito e i figli (come un alpinista che cade perché non ha più forza nelle mani e non riesce a stare aggrappato a quel costone un istante in più) e va a vivere con un uomo che fa parapendio. E non è un caso che l'unico momento di pura gioia, l'unico slancio di felicità di tutto il libro si compia in volo, lontano da terra, da un mondo insopportabile." (da Elena Stancanelli, Le vite delle altre. Viaggio nel paese delle donne sole, "La Repubblica", 20/02/'10)

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