mercoledì 2 luglio 2008

Un'educazione alla felicità. La lezione di Hesse e Tagore di Flavia Arzeni


"L'uno nel pieno della sua maturità era come un nodoso, robusto ramo secco, forte e debole al contempo, gran camminatore e amante della bottiglia. L'altro, pressappoco alla stessa età, aveva una barba fluente, boccoli candidi, un gran turbante ricamato, occhi azzurri intensi. Due premi Nobel, Hermann Hesse e Rabindranath Tagore, due biografie in una: così le coniuga e le intreccia Flavia Arzeni in Un'educazione alla felicità (Rizzoli). La germanista che sa unire splendidamente il passo del saggio a quello del racconto, costruisce come un romanzo la sua Lezione di Hesse e Tagore,come recita il sottotitolo. Più di cinquant'anni dopo la morte di Hesse e più di cento dopo la pubblicazione dei suoi romanzi più famosi, come Peter Camenezind - ma anche de Il lupo della steppa o Narciso e Boccadoro - basta visitare la casa di Montagnola nel Canton Ticino dove il romanziere ha risieduto a lungo. E poi volare, come ha fatto la saggista, in un piccolo, fascinoso centro del Bengala occidentale, Santiniketan, dove c'è il museo dedicato alla memoria del poeta indiano. Queste lontanissime dimore sono oggi i veri luoghi di culto della modernità, registrano un ininterrotto flusso di fedeli anche molto giovani che arrivano da tutte le parti del globo per affidarsi al loro verbo e al loro esempio di vita. Cosa cercano in questi due artisti cosi diversi e così simili? Diversi non c'è dubbio lo sono stati, lo scrittore nato a Calw nella Foresta Nera e il poeta di Calcutta. Non si sono mai incontrati. Eppure fra loro due, paradossalmente, a far da tessuto connettivo, è stata proprio un'analoga sofferenza. Aveva 14 anni e sei mesi lo scavezzacollo Hermann quando compì la sua prima rocambolesca fuga dal seminario teologico di culto evangelico del monastero di Maulbronn. Qui lo avevano destinato i genitori affinché fosse educato con sistemi rigidissimi. Aveva la stessa età pure Tagore, che apparteneva ad una delle più facoltose famiglie indiane dove letteratura, musica e filosofia erano di casa, quando decise di dire addio alla scuola e agli insegnamenti noiosi. A 17 anni andrà a farsi le ossa culturali a Londra. L'abbandono drammatico della casa natale per entrambi sarà sintomo di turbamento, di disagio, di incapacità di adattarsi alle regole imposte. Per tutti e due il 'mal di vivere' prenderà la forma di disavventure esistenziali, incrinature e crepe nelle storie personali in cui si avvicendano tentativi di suicidio, depressione, frenesia. Hesse, ancora ragazzo tenta di compiere con insuccesso il gesto estremo, poi sposa Maria Bernoulli, di nove anni più anziana, che entrerà nel tunnel del male oscuro. Il suo terzo figlio, Martin, morendo suicida porta a compimento quello che suo padre aveva solo tentato. Tagore invece cade in depressione dopo la scomparsa della madre quando lui era adolescente. La scoperta dell'amore avviene nella più sfavorevole delle condizioni: è sedotto dalla cognata che si uccide dopo il matrimonio del poeta. Da allora saranno molteplici e irrisolti i suoi legami sentimentali, comequello con l'intellettuale argentina Victoria Ocampo, donna sensuale e rapinosa che, nonostante il marito e l'amante, volle conquistare Tagore, suo ospite perunpaio di mesi. Nei due letterati messi alla prova duramente e ripetutamente dalle sconfitte della vita matura la consapevolezza che lo sfogo rappresentato dalla loro arte può essere un'ancora di salvezza. Entrambi si appassionano a tavolozza e pennello e associano il rapporto con la scrittura con quello con piante, giardini e natura. L'uno muovendosi da Oriente verso occidente nei suoi viaggi e spostamenti, l'altro in senso inverso, si sono come svincolati dalla loro immagine di scrittori. Hesse e Tagore sono figure simbolo per i riti laici dei loro lettori-cultori. A loro gli adepti si rivolgono per avere pillole di salvezza individuale, 'per l'amore del prossimo e del diverso, per il rifiuto dei dogmi', come afferma la Arzeni. Il narratore di Siddharta (il fortunato Album Hesse presentato da Chiusano torna negli Oscar Mondadori) e lo scrittore del Naufragio indossano tuniche da guru, da cui ci aspettiamo premonizioni e suggerimenti per superare l'ambita soglia della felicità. Che peraltro loro stessi hanno solo rapidamente e convulsamente attraversato." (da Mirella Serri, Dai Nobel pillole di felicità, "TuttoLibri", "La Stampa", 28/06/'08)

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