domenica 13 luglio 2008

La libreria sull'isola: sulle terre aride ogni cosa che fiorisce è un miracolo


"In fondo alla strada, ma proprio in fondo dove i turisti del trekking che vengono a passeggiare sul vulcano non arrivano mai, in fondo alla discesa che quando la vedi lasci perdere perché ti immagini il ritorno in salita sotto quel sole, meglio tagliare a destra per il mare. Ecco, laggiù in fondo c'è la libreria. E' piccola piccola, poco più di trenta metri quadrati. E' tutta verticale, con una scala di legno chiaro che porta al piano di sopra, lungo i gradini qualche bel libro in lingua originale, un po' di teatro inglese, un po' di filosofia in tedesco, qualche romanzo in spagnolo, in francese e certo in russo. La storia della libreria di Stromboli (che si chiama La libreria sull'isola e bisogna andarla a cercare fuori dalle rotte delle gite di un giorno, appunto, bisogna camminare in salita e poi in discesa verso l'antico borgo di Piscità, quello dove viveva Ingrid Bergman nel film) è la storia di Chiara, la libraia, ed è una storia che va bene per tutti, anche per chi fino a quel rettangolo di gelsi e libri non arriverà mai, perché parla di passione e di costanza, di illusioni che diventano realtà, parla del fatto che a volerlo ma volerlo davvero quel che di bello si riesce a immaginare alla fine si realizza. Magari tardi, magari poco, magari diverso dal previsto, ma si realizza. Chiara è una ragazza di quarant'anni con un'aria da adolescente magra, lunghi capelli, pelle scura di sole. A Prato, la sua città, era dipendente comunale. Un posto sicuro, tutto il tempo per occuparsi del resto. Quattordici anni fa è partita. 'Ho sempre pensato che il mio posto fosse tra i libri. Mi è successo di conoscere una persona che mi ha portato qui. Non c'era niente, quasi niente. Ho detto: ecco, farò la mia libreria'. In questo pezzo di terra nero dove il vulcano ogni quindici minuti tuona, dove le macchine non esistono. Chiara parte ogni primavera con il suo furgoncino, va in continente, lo riempie di due o tremila libri, torna col traghetto e fino a ottobre sta in negozio. Lei da sola perché soldi per pagare dipendenti non ne ha. I titoli sono quelli che piacciono a lei. Fuori, sotto il tavolino del giardinetto d'ingresso, una gatta allatta i suoi cuccioli. I clienti si fermano a parlare fino a tardi. [... ] 'No, con la libreria non ci guadagno. Sono tredici anni che vado avanti, però, e se dovessi lasciare credo che sarei nelle condizioni, ormai, di lasciarla nelle mani di qualcun altro. Qualcuno dell'isola, certo. Non guadagno perché la stagione è breve, però non ci rimetto. Non posso far sconti sui libri ma gli isolani lo capiscono e vengono lo stesso: è un servizio, un modo per fare due parole, un contatto che si stabilisce. E' molto gratificante, davvero. Attraverso l'internet point ho stabilito relazioni, a volte mute, con persone che per mesi sono venute qui tutti i giorni: gente che arriva a studiare, a scrivere, entrano e ci diciamo buonasera, prego, certo, ecco. Quando ripartono mi sembra di consocerli come se avessimo vissuto nella stessa casa. Questa è una terra arida, ogni cosa che fiorisce è un miracolo e non sai mai quanto possa durare. C'è il vulcano a ricordarti che tutto è effimero, tutto può sparire in un minuto. Ma d'altra parte è così per tutti, nella vita. Anche senza isole, né vulcani, perciò vede, non è niente di eccezionale: è solo che qui si capisce meglio." (da Concita De Gregorio, Sul vulcano c'è una libreria, "LaRepubblicaDelleDonne", 12/07/'08)

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