lunedì 7 luglio 2008

Brezze e amori quasi congelati: Debora Eisenberg, Penelope Fitzgerald, Christina Stead, Elizabeth Von Arnim


"Sigmund Freud, dio l'abbia in gloria, nel saggio sul Motto di spirito dedica molte pagine al risparmio energetico: quello, di natura psichica, che si produrrebbe dopo un witz, un'arguzia, un'ironia, sia essa tendenziosa o innocente. Detta un po' in soldoni, l'ironia sarebbe una fredda operazione di stanziamento linguistico dall'oggetto che si vuole criticare, demistificare, vedere da vicino, che ci permette, però, di liberare energie represse, insieme al calore di una risata. Le quattro scrittrici che 'caldeggiamo' di leggere quest'estate, conoscono bene questa dialettica. E l'ironia. Magari quella prodotta a denti stretti, poco per celia, molto per non morire; oppure quella in grado di segnalare l'inaudita sarabanda di non senso nella quale siamo immersi. Raffinata, rarefatta ma incisiva, quella di Deborah Einsenberg, maestra americana del racconto. Ne Il crepuscolo dei supereroi (Alet) osserva con pietas e distacco, un'America che dopo l'11 settembre deve ritrovare i pezzi di se stessa, fra paure e nevrosi, illudendosi di potercela fare. Il racconto sulle speranze sentimentali della matura Kate ('Volente o nolente'), infrante per vanità maschile, è un gioiello compositivo; ma il rigore delal scrittura è la cifra che riguarda anche tutti gli altri testi. 'Gelidamente appassionati' sono stati definiti. Sentimenti trattenuti, congelati, che però potrebbero esplodere da un momento all'altro, per amore di pazzia o di poesia, si rintracciano nella raccolta postuma di racconti di Penelope Fitzgerald, Strategie di fuga (Sellerio). Nel racconto che dà il titolo alla silloge, la bizzarra autrice fa il verso al feuilleton virato al noir, inserendo nella sua storia evasi dalle patrie galere, chiese presbiteriane, incendi con annessi bambini che vi periscono e signorine timorate di dio pronte a un distacco dalle convenzioni che non faranno mai. Quando si dice che uno zefiro di follia irrompe nella quotidianità. Il venticello monta alla lettura di Vi presento Sally (Bollati Boringhieri) di Elizabeth Von Arnim, autrice brillante e donna di raro anticonformismo per il primo Novecento in cui visse confortata da numerosi amanti, viaggi, rapporti mondani e intellettuali. In molti dei suoi romanzi le protagoniste hanno a che fare con i tmei della seduzione, della solitudine, dell'emancipazione, dell'intelligenza come magnifico, o problematico, antidoto al tempo che passa. In questo caso la protagonista, Sally, figlia di un modesto commerciante al dettaglio, è una ragazza di sfolgorante bellezza quanto di assoluta povertà culturale. Basteranno una chioma fluente, gli occhi dolci, una mansuetudine che forse rasenta l'idiozia a salvare il suo matrimonio con uno studente di Cambridge? Il corto circuito fra natura e cultura esploderà ben presto, come un temporale estivo. Chiusura in bellezza, con risate a cascata, in riva al lago Lemano, con la scombiccherata compagnia riunita in un Piccolo hotel (Adelphi) da Christina Stead magnifica scrittrice. Siamo nei mesi successivi alla seconda guerra mondiale e ormai ognuno è stremato. I personaggi sono esilaranti, costruiti sulle più diverse sfumature del comico, grottesco compreso. Una vera e propria banda di pazzi dal futuro incerto. Freud direbbe che ridiamo di loro per non ridere di noi." (Laura Lepri, Brezze e amori quasi congelati, "Il Sole 24 Ore domenica", 06/07/'08

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