sabato 5 luglio 2008

Una nuova terra di Jhumpa Lahiri


"Del senso di spaesamento che affligge gli immigrati indiani giunti negli Stati Uniti alla ricerca di migliori condizioni di lavoro si occupa Jhumpa Lahiri, scrittrice di famiglia bengali, nata a Londra nel 1967 e poi spostatasi a New York, dove vive. Lo spaesamento è un forte elemento estraniante che confina, in molti casi, con una patologia in grado di influire sulla qualità della vita, fino a determinare, nelle seconde generazioni (i figli di coloro che hanno lasciato Calcutta o Bombay alla ricerca di nuove opportunità), una reattività 'strutturale' al conflitto insormontabile tra tradizioni indiane e nuova cultura americana. E il risultato è talvolta devastante, giacché produce individui simili ad outsider emotivi, afflitti, paradossalmente, da un oscuro e indecifrabile senso di colpa. Lahiri - in Italia è stata scoperta da Marcos y Marcos - ha esordito nel 2000 con la raccolta L'interprete dei malanni, che le è valso il Booker Prize, e ha poi consolidato il suo successo, l'anno dopo, con il romanzo L'omonimo (Guanda), al cui centro sta, per l'appunto, la crisi di identità di un bengalese trasferitosi a Yale che, per una curiosa coincidenza burocratica si chiamerà assurdamente Gogol (il padre era un appassionato di letteratura russa) dato che la nonna, unica persona demandata a fornire il nome indiano del nipote secondo la tradizione, muore poco prima della sua iscrizione all'anagrafe americana. Come Gogol, la maggior parte dei personaggi di Una nuova terra (Guanda), l'ultima raccolta di racconti dell'autrice indo-americana, sono alla disperata ricerca di una identità, dovendo misurarsi con i padri e con le madri, ultimi anelli di collegamento con il passato orientale, il più delle volte restii ad avallare ogni cedimento nei confronti del 'sogno americano' a cui, più o meno inconsciamente, si sono affidati nel momento in cui hanno lasciato l'India per specializzarsi nelle università statunitensi. Il gioco contraddittorio delle prime generazioni, in cui le madri svolgono il ruolo conservatore proprio perché, relegate alle funzioni casalinghe, si rifiutano di mescolarsi con il mondo occidentale e si frequentano, anche linguisticamente, fra di loro, si riversa dunque sulle seconde generazioni che Lahiri ritrae con grande delicatezza e profondità introspettiva in Una nuova terra, un libro che mostra un salto di qualità della sua scrittura - sempre in ogni caso piana e colloquiale, moderatamente cosparsa di terminologie tipicamente indiane - verso una visione più ampia del senso di spaesamento, aperta a una mobilità che non include soltanto il contesto indiano ma che spazia in tutto il mondo (dagli Stati Uniti all'Inghilterra all'Italia a Hong Kong alla Thailandia). Anche qui, come ne L'omonimo, il milieu dei protagonisti dei vari racconti - otto divisi in due parti con gli ultimi tre legati fra loro da un filo conduttore sentimnetale - è quello della middleclass americana che corrisponde alla precedente agiatezza delle famiglie nel loro Paese di provenienza. L'ambiente è sicuramnete autobiografico, visto che la scrittrice ha studiato alla Boston University, ma è indubbio che Lahiri è attratta, oltre che dai rapporti sociali tra persone acculturate, dal problema della sostanziale inconoscibilità della coppia, messa a dura prova da una convenzionalità di rapporti che, nella consuetudine indiana, prevede matrimoni combinati. [...] I racconti di Una nuova terra sembrano contenere tutti un senso checoviano di perdita che li rende struggenti e 'quietamente' disperati, fornendoci il corrispettivo dello sradicamento come condizione dell'essere. Per questo Lahiri supera la prospettiva postcoloniale delle sue precedenti opere per universalizzarsi. In Una nuova terra infatti lo spaesamento dell'immigrato si assomma a quello, ben più doloroso, dello spaesamento dell'anima in un mondo 'globalizzato' anche nei sentimenti." (da Renzo S. Crivelli, Sognando un'altra identità, "Il Sole 24 ore Domenica", 29/06/'08)
"Writer Jhumpa Lahiri" e "Transplanted Author Finds Roots in Writing" (da npr.org)
"Jhumpa Lahiri: 'Writing makes me so vulnerable'" (da independent.co.uk)
"Change and loss" (da GuardianBooksReview)

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