giovedì 10 luglio 2008

Sam Savage: "Quel topo sono io. La vera storia di Firmino"


"Ormai tutti conoscono o hanno sentito parlare di Firmino. Firmino il 'parassita metropolitano'. Firmino il topo di biblioteca (in senso letterale). Firmino il divoratore di libri (in senso anche letterale). Firmino il topo malinconico. Firmino il topo in testa alle classifiche librarie con il libro edito da Einaudi che porta il suo nome. Nessuno ha mai visto il suo inventore, Sam Savage, lo scrittore che ha debuttato a sessant'anni con quello che è diventato un successo mondiale: lunga barba, e a giudicare dalla sola fotografia circolante, aspetto emaciato, stile vetero-hippy, recluso e misterioso. Ma gentile. Tanto che dal cyberspazio dell'e-mail, e dal lontano Massachusetts dove si è rintanato, ha avuto la cortesia di raccontarsi in esclusiva per noi. Firmino, dunque, è andato ad aggiungersi a una dinastia di topi celebri, da Topolino a Fievel, da Maus a Geronimo Stilton ... 'Quando ho cominciato a scrivere il mio libro, non sapevo che la voce narrante sarebbe stata quella di un topo. Potevo sentirla chiaramente - sentimentale, fatua, romantica, autodenigratoria, disperata - ma non sapevo che era la voce di un topo. Quello è arrivato dopo. Un topo è la metafora ideale per l'esilio sociale, qualsiasi ne sia il motivo. Questa metafora permette al romanzo di funzionare come allegoria, dandogli una dimensione simbolica, al di là della normale dimensione narrativa. I topi fanno parte della società umana, sono ovunque in mezzo a noi, eppure sono tra le creature più disprezzate. Gli attribuiamo tutti i tratti che non amiamo negli umani - sono avidi, cattivi, sporchi. Firmino è diverso dagli altri topi famosi perché vuole essere un umano. E questo è ciò che tutti noi, suppongo, vogliamo maggiormente nel più profondo del nostro cuore topesco'. [...] Come Firmino lei ha ovviamente una grande passione per i libri. 'Sono nato nelle campagne del sud degli Stati Uniti, in una famiglia molto colta. Mio padre era un naturalista e uno storico dilettante. Mia madre aveva una grande passione per la letteratura e una conoscenza della narrativa del passato pari a quella di qualsiasi professore d'università. Da lei ho ereditato l'amore per la letteratura che non mi ha mai abbandonato e mi ha sostenuto nei momenti peggiori'. L'insaziabile 'orgia' di Firmino - che 'divora' instancabilmente libri da Oliver Twist a L'amante di Lady Chatterley, da Il grande Gatsby a Furore, con eguale goduria, coincide con la sua orgia personale? 'Se dovessi stendere la mia lista, comprenderebbe i titoli citati da Firmino, ma sarebbe molto più lunga. Mi piacciono i libri che mi sorprendono. E i libri sorprendenti che sono apparsi dopo i tempi di Firmino comprenderebbero Il tamburo di latta, L'insostenibile leggerezza dell'essere, L'amante di Marguerite Duras, Mattatoio 5 - giusto per citare solo alcuni titoli'. La letteratura per lei è come la descrive Firmino - una sorta di finestra 'attraverso al quale puoi scoprire mondi che non sono il tuo'? 'La penso esattamente come Firmino'. Anche nel caso di Finnegans Wake di James Joyce, 'il capolavoro letterario meno letto' della storia? 'Penso che sia l'opera più sorprendente mai prodotta da una mente umana. Ma, ne sono sicuro, è intraducibile. Ed è impossibile capirla fino in fondo. Il lettore la percorre come un visitatore che erra nei corridoi di un favolosos museo della lingua. Spesso è anche, vorrei aggiungere, molto divertente. Forse, dunque, più che un museo è un circo'. Firmino dice anche che tutti i libri hanno un sapore e che Jane Eyre ha il sapore della lattuga. 'E qui dissento. Jane Eyre ha la fama, immeritata, di essere un libro per signorine, senza sapori forti, come la lattuga. Firmino condivide l'opinione generale. Io no'. Firmino non capisce che i romanzi non raccontano la 'vera' storia del mondo, confonde Storia e storie. Oppure lei pensa che i libri possono cambiare la storia del mondo quanto i personaggi reali? 'Il mondo non è cambiato solo da quello che la gente fa ma anche da quello che le persone pensano e immaginano, da ciò che sono 'capaci' di immaginare'. [...]" (da Irene Bignardi, Quel topo sono io. La vera storia di Firmino, "La Repubblica", 09/07/'08)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Quando, per combinazione, acquistai "Firmino" in un motel non avrei mai immaginato di avere tra le mani (e nel futuro nel cuore)il romanzo della mia vita. Sebbene ami leggere e non mi sia negata i grandi capolavori della letteratura, il libro di Savage ha esercitato, sin dalle prime righe, un'attrazione leggiadra e tenace, simile ad una carezza. Oggi, a distanza di anni, sempre ritrovo me stessa in quelle pagine che non cessano di confortarmi, commuovermi e rimproverami bonariamente. Vi chiedo perdono per la prolissa introduzione, ma tenevo cercare di spiegare l'amore che m'avvince per il piccolo topo, e Vi sono immensamente grata per aver reso pubblica questa intervista: desideravo, sebbene per poco, intravedere l'uomo dentro lo scrittore....la verità nella "finzione" meravigliosa e struggente del libro.

GRAZIE