Biblioteca civica "MINO MILANI" bibliogarlasco@yahoo.it tel. 0382/801009 "Le paradis, à n'en pas douter, n'est qu'une immense bibliothèque" (Gaston Bachelard) SELEZIONE DI ARTICOLI SULL'UNIVERSO-LIBRO
venerdì 30 aprile 2010
Il corpo delle donne di Lorella Zanardo
"Lei è una missionaria, crede che il mondo si possa cambiare". La frase, arrogante quanto rivelatrice, viene pronunciata nel corso della trasmissione L'Infedele: l'autore che la urla è Cesare Lanza, la presunta missionaria è Lorella Zanardo, fino a quel momento manager e da allora nota come l'ideatrice di Il corpo delle donne, uno dei documentari più visti, dibattuti e importanti della Rete. Il video (realizzato con Cesare Cantù e Marco Malfi Chindemi) parte da un progetto in apparenza molto semplice: mettere in fila, tutte insieme, le immagini del corpo femminile così come vengono proposte dalla televisione italiana, con ogni pretesto e in tutte le fasce orarie, incluse quelle in cui sono presenti i bambini. Il documentario è diventato un culto: milioni di donne, via Internet, si sono indignate davanti al sedere marchiato della ragazza issata fra i prosciutti col pretesto di un provino, e alla risata sguaiata di Pino Insegno che appare, a commento, nell'angolo in basso.
"E' quello che la gente vuole", si giustificano autori, produttori, dirigenti davanti alle donne spogliate, zittite e umiliate in decine di programmi di intrattenimento. Per spiegare che non è così, Lorella Zanardo ha scritto un libro che esce con Feltrinelli e ha lo stesso titolo del video, Il corpo delle donne, e che si rivela coraggioso e, per paradosso, intimo esattamente come il documentario. Perché a fianco della denuncia ci sono le reazioni dell'autrice, e le emozioni stupite e sofferte che hanno accompagnato la realizzazione del progetto. I fatti, insomma, accanto alle "impressioni": che però rendono i primi ancora più incisivi.
Anche il video nasce da una sensazione. E' l'ottobre 2007, e Lorella Zanardo decide di visitare, con il figlio undicenne, una mostra sugli anni Settanta. Ma alla Triennale di Milano si inaugura anche una seconda mostra, destinata a celebrare i vent'anni di Striscia la notizia. Madre e figlio si imbattono dunque in una fila sterminata di giovani e adulti, quasi tutti molto "televisivi" (pettorali in vista o tacchi alti). Appare il Gabibbo e la folla impazzisce. Appare "Melissa" e le urla salgono al cielo. Zanardo decide di tentare di decostruire i modelli che quasi nessuno mette in discussione. Gli autori optano dunque per un approccio alla Michael Moore. Gli strumenti teorici, si dicono, esistono. Ci sono i testi di Baudrillard, Debord, Popper. Occorre qualcosa che renda gli spettatori consapevoli non solo dei propri diritti, ma "della possibilità che abbiamo tutti di incidere sulla società in cui viviamo, di contribuire alla costruzione di un mondo nuovo".
Il lavoro preliminare consiste nella visione di decine di programmi per centinaia di ore. Davanti agli occhi degli autori sfilano le riprese porno-soft di Buona domenica, la telecamera di Mezzogiorno in famiglia che fruga fra le gambe di Stefania Orlando mentre si dondola sull'altalena cercando di afferrare con la bocca una fragola appesa a una canna da pesca. C'è Carmen di Pietro ipnotizzata da Teo Mammucari per costringerla a togliersi i vestiti: la scena viene mostrata anche ai suoi figli (che hanno assistito in precedenza ad una sua esibizione in un incontro di wrestling ai limiti del porno-soft). E c'è molto altro. La conduttrice di Domenica in Salute che presenta una ragazza con il seno piccolo sottolineando che il medesimo le ha comunque consentito "di avere un fidanzato". Il chirurgo plastico che in Celebrity bisturi visita Brigitte Nielsen rilevando che così "grassa" si trova in una "situazione di emergenza", e la apostrofa: "con un aspetto cosi non avrai mai successo". Le tre ospiti de I fatti vostri, vincitrici del concorso Miss Chirurgia Estetica, che esibiscono i risultati. Alla donna che si è operata al seno per consolarsi dopo la separazione, il conduttore dice: "Eh, se faceva prima l'intervento magari suo marito non se ne andava". L'inquadratura ginecologica, alle 19.40, del sedere di Belen Rodriguez che sale le scale, mentre il pubblico spalanca la bocca per lo stupore, o perché così richiede il copione.
Gli esempi sono infiniti. Ma quello che gli autori non si aspettavano era che il corpo femminile, già ridotto a puro abbellimento, venisse anche schernito, deriso, sopraffatto. Chi sono gli autori? si chiede Zanardo. E prosegue: "Perché non è possibile, semplicemente, avere delle trasmissioni, come in qualsiasi altro stato dell'Unione europea, dove l'intrattenimento non significa l'umiliazione delle donne?". Forse le risposte non verranno. Nel libro, però, sono indicati i possibili rimedi: parlare, mostrare, destrutturare le immagini invitando chi guarda - specie i più giovani - a capire. Funziona, come testimoniano i numerosi commenti giunti sul blog della Zanardo e qui riportati: riflessioni di donne e di uomini che dalla televisione si estendono a ragionare sul femminismo, sugli schematismi vecchi e nuovi, su tutto quel che è possibile mettere in atto per modificare un sistema simbolico e sociale insostenibile. Perché la condivisione è il modo - forse l'unico - per superare la gabbia che ci costruiamo da soli e imparare a guardare oltre. A corollario di Il corpo delle donne, si possono leggere le storie raccontate da due giornalisti del New York Times, Nicholas D. Kristof e Sheryl WuDunn, che per anni hanno girato il mondo occupandosi della questione femminile. Il volume in cui sono state raccolte si chiama Metà del cielo e lo pubblica Corbaccio. Leggendolo insieme a Il corpo delle donne si può almeno intuire come spezzare l'umiliazione del femminile potrebbe davvero cambiare il mondo." (da Loredana Lipperini, La lente grottesca sul corpo delle donne, "La Repubblica", 26/04/'10)
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1 commento:
grazie per la recensione. Stiamo cercando di portare il progetto formativo nelle scuole "NUOVI OCCHI PER LA TV" perchè le ragazze e i ragazzi innalzino il loro livello di consapevolezza sulla rappresentazione che di noi danno i media
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