mercoledì 11 novembre 2009

Poesie e incantesimi


"'Dolce corrida di uccelli / nello spazio di una sera azzurra / dolce mordere di canzoni /attorno al campanile della chiesa / dolce reato mio / che guardo in alto e spero / in una gioventù perduta fors ein mezzo aglòi uccelli / che squittiscono fieri di una notturna allegria' dice Alda Merini, morta una settimana fa, nella raccolta Testamento che Crocetti ha stampato nell'88 con introduzione di Giovanni Raboni, il quale osserva: 'Sì, la poesia della Merini è tanta, oltre che vera; e anche di questo, quel giorno, bisognerà tenere conto'. Pochi poeti del nostro tempo, e mi riferisco a tutto il Novecento, hanno sentito con la sua intensità questa urgenza del dire, questa necessità di dare parola all'insieme delle emozioni e delle azioni, ai movimenti che un'anima umana sente vibrare in sé durante l'intera vita. Lei stessa scrive in un libro Padre mio, uscito quest'anno da Frassinelli: 'Non sono morta, e per quanto la morte mi affoghi e mi faccia sudare, io, padre, non sono mai stata così viva e presente, e pare che la follia mi conferisca una tale lucidità, un tale tormento, una tale avarizia e una tale prodigalità da fare di me un incantesimo di amore sacro e profano'. Dunque una poesia come 'sudore' della vita, come incessante manifestazione di un 'sentire' che ci accompagna in ogni istante e rivela a noi stessi il fiato interiore e quello cosmico in cui siamo coinvolti. 'Oh Eterno movimento, / tu trasformi la materia in sostanza ardente' scrive in un'altra poesia. Così era, in ogni circostanza, Alda Merini. Me la fece conoscere almeno vent'anni fa Nicola Crocetti in un caffè, mentre si attendeva di andare a leggere poesie nel castello di Melegnano. C'erano con noi altri poeti, e Crocetti, indicando uno di loro, disse a Alda: 'Perché non fai una poesia su di lui ...', lei ribatté ridendo: 'No la farò su quell'altro ... perché è più timido ...'. Penso che quella poesia, come tante altre inedite, sia conservata dall'editore, vero grande amico di Alda, e a lungo, insieme a Scheiwiller, sostenitore dei suoi bisogni economici. Da allora partecipammo insieme a tante letture pubbliche. Memorabile fu un viaggio in taxi con lei e il poeta Davoli da Milano a Civitanova Marche. A un certo punto mi chiese: 'Perché non scrivi una poesia per me? Io ne scrivo una per te e tu ne scrivi una per me ...' e s'interruppe: 'Che ridicola che sono! Le poesie per una donna non si fanno su richiesta ...'. [...]" (da Franco Loi, Poesie e incantesimi, "Il Sole 24 Ore Domenica", 08/11/'09)

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