venerdì 18 aprile 2008

L'amore necessario di Nadia Fusini


"E' nelle pause del tempo e dello spazio che sgorgano più limpide le parole dell'anima, chiunque ne ha fatto esperienza. In volo, in viaggio, in attesa. In luoghi anonimi che ci rendono anonimi, tra sguardi che non vedono. E' lì che in segreto e quasi sempre senza preavviso si chiarisce all'improvviso un rovello, sei parole bastano per dire quello che giorni e notti di pensieri non hanno saputo ordinare, è così che trovano un posto le persone e le cose che sempre ci accompagnano in assenza: ciascuno il suo posto. Non dura mai: è un attimo, a volte un lungo attimo. Quando il viaggio finisce, l'attesa si interrompe, quando la terra torna sotto i piedi o la voce di un altoparlante ci chiama per nome, la meraviglia di quel discorso chiaro, terso, definitivo e lampante scompare. Come uno di quei sogni che confusamente si ricordano ma non si sanno ripetere: non più con le stesse parole, né i colori, né i suoni perché erano quelli - proprio quelli - afferrati un istante e svaniti. Sono monologhi rivolti a qualcuno, sempre: lettere magnifiche mai scritte, confessioni a un padre a un figlio a un amante, testamenti morali, dichiarazioni d'amore che non lasciano scampo al disamore perché è lì e solo lì - in quella sospensione e nell'incanto - che amore a nullo amato amar perdona. E perché non c'è niente che si possa dire se non a qualcuno, non c'è vita senza testimoni; non esistiamo che negli altri, nella reciproca capacità di sentirsi e di accogliersi. E' questa la ragione per cui la lunga lettera di Nadia Fusini, (L'amore necessario, Mondadori) la lettera di una donna a un uomo, ci raggiunge come un segreto che credevamo solo nostro e ci disarma, ci emoziona e ci consola. E' lì, dunque. Era possibile scriverla. Eccola, non è rimasta tra le nuvole di un volo transoceanico né in quelle parole sconnesse appuntate sul retro di un depliant. E' scritta, finalmente: è tutta, è lei. E' un flusso ininterrotto di parole che non si può abbandonare se non alla fine, è un sollievo e un pericolo tenerla fra le mani, è un incontro che non conosce pudicizia né timore: l'unico possibile, così semplice, così evidente. Un altro modo di parlare: di Nadia Fusini si conoscono gli studi sul teatro elisabettiano e su Shakespeare, le lezioni universitarie di letteratura inglese, le traduzioni di Keats e di Virginia Woolf, i lavori sull'identità femminile. In questo 'amore necessario' non c'è traccia di riferimento colto né vanto da erudita: il lessico è diretto, piano, universale come il discorso che fluisce. Elementare, viene da dire. 'E' proprio quello che ho cercato di fare - dice l'autrice - volevo arrivare a un faccia a faccia con le verità profonde e sapevo di aver bisogno di una lingua semplice e viva. Quando scrivi di altro, di altri sei protetto dal sapere e dalla conoscenza. Esponi un'opinione, riferisci contenuti. Quando vuoi arrivare ad un centro emotivo non puoi farlo ragionando: bisogna che le parole vengano dall'inconscio, o meglio bisogna ritrovarle come quelle imprendibili che sgorgano da lì. Depurarle, scarnificarle. Ci ho lavorato moltissimo, l'ho scritta e l'ho riscritta mille volte questa lettera e che appaia uscita di getto così, come un fiotto, è esattamente l'acrobazia che mi ero ripromessa. Un uso creativo delal lingua, una sfida: d'altra parte davvero la vita emotiva non si afferra con gli strumenti del sapere. Non avrei potuto parlare d'amore in un saggio'. E parlare d'amore, aggiunge, è necessario, sì: 'Un esercizio etico, perché la relazione d'amore ti mette in contatto con te stesso e con l'altro. E' l'incontro etico fondamentale'. Una donna seduta in un bar semideserto di un aeroporto. Sola, le luci al neon impersonali e cattive. 'E' curioso coem un luogo estraneo può poratrci dentro di noi così nel profondo - inizia il libro - al centro di pensieri che non riusciamo a formulare quando ci aggiriamo in spazi familiari. Mi sento sola e penso che lo sono perché tu non mi tieni, questa libertà non è che il vuoto della tua presenza, un fatto negativo in fondo, un'assenza in cui tu mi spingi'. La prima pagina del romanzo è una foto: uan donna che scrive a un tavolino. Anche l'ultima lo è: un uomo che legge in piedi davanti a una finestra come in un quadro di Vermeer. Due solitudini tenute insieme dal filo di un discorso, dalle parole scritte. Un destinatario e un mittente, una sola lettera: la presenza, la distanza, l'assenza, la forza del pensiero. Sono davvero partita da un'immagine reale. Ho visto in un aeroporto una donna che scriveva qualcosa in un quaderno. Sono rimasta impressionata dalla sua enorme concentrazione dentro quello spazio anonimo. Ho pensato: non può che essere una lettera d'amore. [...] Tanti poeti e scrittori hanno detto dell'amore. E' alle donne però che nei secoli sembra essere stato affidato il compito di avere cura di questo territorio: Socrate lo dice, dobbiamo chiedere a Diotima. Poi certo ogni esperienza si declina in modo singolare, individuale. Però c'è qualcosa nelle donne che ha a che vedere con la coscienza dell'amore: lo riconoscono, lo portano e lo rivelano coem una evidenza della realtà. Con un più diretto contatto, si direbbe. Come qualcosa che riguarda l'essenza stessa della vita, e della vita morale'. [...] Le cose più importanti accadono senza che lo si voglia, quel che si desidera non può che esserci donato. Non serve chiedere, non serve cercare: amore si genera nel coraggio di viverlo e di nominarlo. Nel coraggio di scriverlo, dunque. L'uomo, nell'ultima pagina del libro, legge questa lettera così 'sincera, addirittura sfrontata'. Annaspa, si sente soffocare, boccheggia. Interrompe di frequente la lettura. Non sa se 'potrà farsene qualcosa di un cuore nudo'. E' una lettera pericolosa. Una rete che lo imprigiona, un canto che lo ammalia. Ha paura, non può smettere però. 'E' uno spogliarello dell'anima', dice Fusini ridendo. [...]" (da Concita De Gregorio, Un cuore messo a nudo, "La Repubblica", 18/04/'08)

1 commento:

Anna ha detto...

Ho letto il libro!!!semplicemente bellissimo...e' il tipo di amore che molte donne vivono e da cui si dovrebbe uscire x "salvarsi"...