martedì 7 giugno 2011

Le sovrane lettrici


"Se n'era già accorto qualche anno fa Ian McEwan, facendo la prova empirica di distribuire gratis una trentina di suoi libri ai passanti in un parco di Londra. Ventinove erano stati accolti con un grato sorriso da signore di ogni età. Gli uomini, tranne uno, avevano allungato il passo. Lui concludeva: «Se le donne smettono di leggere il romanzo è morto».
Oggi potrebbe aggiungere: se le donne smettono di comprare i libri, è morta l'editoria. Perché, da noi come in tutto l' Occidente, il mercato che conta sono loro: in Italia sono donne sei acquirenti di libri su dieci (una recente ricerca in America parla addirittura di 3 su 4), il divario tra gli indici di lettura di femmine e maschi è massimo tra i 25 e 34 anni (più 21,7 per cento le donne). E la rapida crescita di e-commerce e e-book reader al femminile (negli Usa il boom tra le donne del piccolo lettore a colori di Barnes % Noble ha fatto scrivere al New York Times che 'iPad viene da Marte, Nook da Venere') fa pensare che quel divario crescerà nei decenni a venire.
Le case editrici si adeguano, sapendo bene che, se non piace alle lettrici, nessun libro diventa un bestseller, e questo vale sempre più spesso anche per i titoli di qualità. La realtà si specchia bene nella classifica: da Il linguaggio segreto dei fiori dell'americana debuttante Vanessa Diffenbaugh a Per sempre di Susanna Tamaro, dal saggio teologico-sociale Ave Mary di Michela Murgia a Nessuno si salva da solo di Margaret Mazzantini, lanciato l'8 marzo con tre reading contemporanei rimbalzati su social network e forum di lettura e con uno sconto sul prezzo di copertina per la festa della donna. Significativa eccezione, Le luci di settembre di Carlos Ruiz Zafon, peraltro apprezzatissimo dalle lettrici. E infatti il punto non è il sesso di chi scrive libri, è il sesso di chi li compra. [...]

Nella filiera la costante sono le libraie. In Italia ce ne sono 200-250 tra indipendenti e di negozi di catena, che gli editori conoscono e corteggiano una a una a furia di copie in anteprima, cene, presentazioni, gadget. Il loro parere di lettura, che diventa numero sulla cedola delle prenotazioni e innesco del passaparola, è il primo test e spesso fa la tiratura.
Internet invece è la novità: «Libri e rete sono in concorrenza crescente per accaparrarsi il nostro tempo - argomenta Donnini - ma possono diventare alleati su due assi. Il primo è la moltiplicazione dei contatti con i potenziali lettori, il secondo è l'espansione del passaparola attraverso i forum, i blog, Facebook. Che quando parte è inarrestabile anche a volerlo. Quand'ero a Piemme me ne sono accorta con il caso di Falli soffrire. Per chi se lo fosse perso (era il 2007), era quello di un ironico e spudorato manuale per fare i conti col fatto che «Gli uomini preferiscono le stronze» (sottotitolo): dilagò in blog, chat e siti, puntualmente chiusi dai gestori non appena l'assalto di contributi incontrollati (da quelli hard alle invettive private) li portavano oltre il buon gusto, ma puntualmente rinati altrove per continuare a parlare da lettrice a lettrice del libretto, che ormai è il capostipite di un filone.

Un filone meno spregiudicato lo vara Il linguaggio segreto dei fiori, lanciato da Garzanti con lo strillo a effetto «Il libro più atteso dell'anno ancor prima della pubblicazione», quattro copertine diverse una per ciascun fiore di riferimento (rosa, gerbera, buganvillea, camomilla che, si impara, vuol dire forza nelle avversità) e un concorso online per la foto floreale più bella lanciato due mesi prima dell'uscita sul sito di un noto settimanale. Elisabetta Migliavada, l'editor della narrativa straniera che lo ha voluto e quest'anno aveva già messo a segno il buon colpo di Il profumo delle foglie di limone di Clara Sánchez (220 mila copie), ride: «E pensare che io ai fiori sono allergica ... Ma in quel libro quel tema si intreccia a quello più serio dell'adozione dei bambini abbandonati. La caratteristica fondamentale della letteratura femminile di oggi è proprio mescolare ai sentimenti contenuti di conoscenza del mondo, della storia degli altri o della propria: in Sánchez è la Shoah».
L'equilibrio tra gli ingredienti è spesso garantito dal titolo, e che i titoli siano decisivi lo dimostra la frequenza con cui vengono cambiati in traduzione: l'editore di Guanda Luigi Brioschi ha trasformato In the beginning di Catherine Dunne in La metà di niente, ed è stato bestseller: «Per la verità l'ha proposto la traduttrice Eva Kampmann, su mia insistenza perché l'originale non mi pareva soddisfacente. Personalmente sono più orgoglioso di Non buttiamoci giù di Nick Hornby, che era A long way down. Con Dunne comunque è successo di nuovo quest'anno: Missing Julia è diventato Tutto per amore». E l'amore vince ogni avversità. Le copertine di forte presa femminile hanno invece uno standard consolidato, e in Italia ad adottarlo fra i primi è stato Neri Pozza, che da La ragazza con l'orecchino di perla di Tracy Chevalier al lancio di Anita Nair, da Susan Vreeland a Geraldine Brooks, ha tracciato il solco.
Beppe Russo, l'editore, elenca: «Titolo in caratteri piccoli, maiuscolo-minuscolo, volto di donna quasi sempre in primo piano, colori morbidi e non squillanti, insieme sofisticato rivolto a una lettrice mediamente colta. Perché la copertina può essere la superficie del fenomeno, ma la sostanza è nelle pagine».
E lei cosa ci legge? «La riscossa di Jane Austen, tornata prepotentemente alla ribalta in tutte le salse. La globalizzazione ripropone il suo tema centrale, il contrasto fra ragione e passioni, regole sociali e amore, lo scontro fra condizioni femminili diverse. Il risultato è una lunga stagione di ottimi storyteller, meno di "stilisti", vocazione prevalentemente da scrittori maschi».
Già, i maschi: l'altra metà minoritaria del mercato, incalzata anche nella letteratura "alta" dalle rampogne dell'associazione femminista americana Vida (che ha accusato Granta, Tls e New Yorker di recensire meno donne che uomini), e da accuse come quella di Carmen Callil (la settimana scorsa si è dimessa dal board del Man Booker Prize perché non sopporta la misoginia del premiato Philip Roth), nel campo della letteratura da grandi numeri non ha più neppure la forza di protestare. A parte, qualche mese fa, l'accorato appello di Jason Pinter, autore thriller, sul quotidiano online Huffington Post. Si intitolava Perché gli uomini non leggono: l' editoria allontana metà della popolazione e si lamentava di un bestseller sicuro che nessuno voleva pubblicare benché, proprio come i libri «per le donne», fosse emozionante, commovente, pieno di pathos e capace di raccontare un mondo. Era l' autobiografia di un professionista del wrestling." (da Maurizio Bono, Le sovrane lettrici, "La Repubblica", 02/06/'11)

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