domenica 5 giugno 2011

Il libro domani


A Monza il secondo forum mondiale sulla cultura e le industrie culturali Focus 2011. Il libro domani, il futuro della scrittura organizzato dall’Unesco, dal governo della Repubblica Italiana (Ministero degli Affari esteri e Ministero per i Beni e le Attività Culturali), in collaborazione con la Regione Lombardia si svolge alla Villa Reale di Monza dal 6 all’8 giugno. Duecento circa i partecipanti provenienti da tutto il mondo. Tre i temi principali: «L’economia del libro digitale», «Il diritto d’autore nell’era digitale», «La biblioteca digitale». Focus 2011 verrà trasmesso in diretta attraverso un sito Internet che permetterà al pubblico di intervenire.

A Milano il 9 e 10 giugno (Palazzo delle Stelline) si svolge Editech, la conferenza internazionale sull’editoria digitale promossa dall’Aie che fornirà un osservatorio aggiornato sull’evoluzione digitale nel settore editoriale libraio.

"Non bisogna aver paura di Google, la digitalizzazione del patrimonio culturale è un passo obbligato anche in Europa. Lo pensano sia Bruno Racine, direttore della Bibliotheque Nationale de France sia Antonia Ida Fontana, per quattordici anni direttrice della Biblioteca Nazionale di Firenze (ha lasciato la guida sei mesi fa), entrambi membri del comitato scientifico del Forum mondiale dell'Unesco sulla cultura e le industrie culturali che si svolge alla Villa Reale di Monza dal 6 all'8 giugno.

Un incontro intitolato «Il libro domani», che riunirà oltre 200 partecipanti da tutto il mondo (apre Robert Darnton, chiude Antonio Skàrmeta) che permetterà di dibattere, dice Milagros del Corral, presidente del comitato scientifico, «dell'impatto culturale ed economico della rivoluzione digitale». Una rivoluzione che riguarda, appunto, in modo massiccio, le biblioteche, soprattutto quelle nazionali, preposte alla conservazione di tutto ciò che viene pubblicato. «Quando si parla di biblioteche digitali - spiega Antonia Ida Fontana, - si parla di due cose distinte: una è la digitalizzazione del patrimonio, spesso antico, prezioso e a rischio di danneggiamento, l'altra sono le opere native digitali, che in Italia sono un fenomeno soprattutto degli ultimi sei mesi. In Europa il grande tema è il copyright. Diciamo che la digitalizzazione di opere di pubblico dominio non presenta problemi, se non quello del reperimento dei fondi, rimane il nodo delle opere fuori catalogo e di quelle cosiddette "orfane", cioè di cui non si conoscono i detentori dei diritti. Considerato che il copyright per le opere a stampa dura settant'anni dalla morte dell'autore, si può dire che la maggior parte delle opere del Novecento sono comunque sotto diritto. E queste sono, di solito, quelle che interessano di più i lettori». In America Google ha prima aggirato il problema digitalizzando le opere coperte dai diritti e lasciando agli autori, eredi, editori l'onere di rivendicarli, poi ha cercato di risolverlo con un complesso accordo con editori ed autori che però è stato bocciato dal tribunale e che adesso deve essere rinegoziato.

«In Europa ci sono esperienze importanti, come in Norvegia dove si è arrivati a un accordo tra editori e biblioteche, così come in Germania dove la Biblioteca statale bavarese di Monaco ha stipulato un accordo con gli editori per la digitalizzazione di opere fuori commercio che, grazie a questo, hanno avuto una lunga vita - spiega la Fontana -. In Italia siamo molto lontani da questo, ci sono solo pochi casi di opere sotto diritto disponibili nel digitale, come l'Enciclopedia Treccani, progetto realizzato con denaro pubblico o i Classici di Laterza, iniziativa dell'editore. Poi ci sono accordi con società private, come quello fatto dalla Biblioteca Nazionale di Firenze con la Pro Quest, società di diritti inglese che ha creato un repertorio che comprende tutte le opere prodotte in Inghilterra dall'inizio della stampa al '700».

Uno dei Paesi più avanzati nella digitalizzazione è senza dubbio la Francia. «Con Gallica, il programma digitale della Biblioteca Nazionale, - spiega Racine - abbiamo iniziato parecchi anni fa, ma il passaggio alla digitalizzazione di massa risale al 2008 e oggi stiamo per superare la cifra di 1 milione 500 mila copie di documenti digitalizzati, di cui 300 mila libri e più di 800 mila riviste, quaderni a stampa, carte, manoscritti. È una cifra significativa che vogliamo aumentare. Abbiamo documenti preziosi, antichi, testi fuori catalogo o di pubblico dominio che ora sono disponibili e consultabili, direttamente dal proprio computer, da chiunque in qualunque momento». Il programma procede a tappe forzate: «Grazie ai finanziamenti dello stato nei prossimi quattro anni avremo altri 300 mila libri. Un'iniziativa aperta ad altre biblioteche francesi in un piano sistematico di digitalizzazione di materiali preziosi. Due anni fa il primo ministro Sarkozy, su consiglio del ministro della cultura Mitterrand, ha lanciato un programma che darà la possibilità di trovare partner privati che potranno investire su una parte dei nostri cataloghi. Per esempio una parte di questo programma riguarda la digitalizzazione di stampe dell'800 e della prima metà del '900, sul modello della British Library, un'altra i manoscritti islamici. Vuol dire che più o meno entro vent'anni avremo digitalizzato tutto quello che abbiamo di importante. Dopo Monza lanceremo una progetto che riguarda 12 campi delle nostre collezioni che dovrebbero interessare partner privati».
Il problema della digitalizzazione è il costo. «È un procedimento molto oneroso che riguarda anche il metadato, la possibilità di catalogare e reperire il documento. Si parla di circa 20 centesimi a pagina», spiega Fontana. E infatti la grande operazione di Gallica non si sarebbe potuta fare senza l'intervento dello Stato francese che ha stanziato per il programma di digitalizzazione 750 milioni di euro, una cifra che non ha uguali nel mondo. L'eventuale dialogo con Google, dunque, dovrà tener conto di questo. «Non c'è contrapposizione con Google che, peraltro, ha molti contratti in Europa - dice Racine -. Diciamo che se Google trova un accordo con gli editori francesi sul tema del diritto d'autore, cioè se si elimina quello che al momento è un ostacolo politico, non c'è nessun problema. Nell'ambito di questo programma, noi siamo aperti a ogni tipo di collaborazione privata. Anche il programma Arrow dell'Unione Europea non è nato in contrapposizione con Google. È solo un sistema di management dei diritti per la digitalizzazione delle opere nel rispetto del copyright. Anche Google ha bisogno di questo. In Europa, in Francia in particolare, ci vuole una base legislativa più solida di quanto hanno fatto in America. Per questo il ministero della Cultura sta discutendo un progetto di legge che dovrebbe chiarire la situazione».

Il futuro, tuttavia, per Racine, non sarà un mondo senza biblioteche. «Ci sarà sempre bisogno di luoghi dove conservare i libri fisici, dove poter studiare. Il contatto con il libro di carta continuerà, in certi casi, ad essere indispensabile, ma accanto a questa ci sarà anche una biblioteca online, aperta a tutti, a tutte le ore». L'altro grosso problema, dopo la digitalizzazione, sarà la conservazione della memoria digitale. «Che richiede un grosso investimento - spiega Racine -, direi una cifra quasi uguale a quella impiegata per la digitalizzazione». «La conservazione è un problema soprattutto per le biblioteche nazionali - aggiunge Antonia Ida Fontana -. Non possiamo raccogliere file che poi, nel giro di qualche anno, non siamo più in grado di aprire. Per non parlare della memoria di blog, siti, pagine digitali che spesso sono fonti di dati che sarebbe molto utile conservare. La conservazione va fatta in depositi certificati che rispondano a determinati requisiti di sicurezza, che seguano percorsi di qualità e sicurezza. In Italia ce ne sono tre: alla Biblioteca nazionale di Roma, in quella di Firenze e un "dark archive" non consultabile alla Marciana di Venezia. Il loro costo è molto elevato, diciamo che costano quasi più dei magazzini fisici»." (da Cristina Taglietti, Diritti & costi, la biblioteca va in rete, "Il Sole 24 Ore", 03/06/'11)

Robert Darnton (Harvard): «Metteremo on line la biblioteca più grande del mondo. Gratis»

Il futuro dei libri

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