sabato 29 settembre 2007

AUNG SAN SUU KYI, Nobel Pace 1991: "for her non-violent struggle for democracy and human rights"


"La lotta per la democrazia e i diritti dell'uomo in Birmania è una lotta per la vita e la dignità. È una lotta che comprende le nostre aspirazioni politiche, sociali ed economiche." Aung San Suu Kyi
Lettere dalla mia Birmania (Sperling & Kupfer, 2007): "La Birmania, oggi conosciuta con il nome di Myanmar, è soggetta a un regime spietato e autoritario. Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace nel 1991, è stata la protagonista assoluta, leader ideale del partito che ha tentato per lungo tempo di riportare la democrazia e i diritti civili nel paese. Questa donna tenace e coraggiosa ha subito, a causa delle sue idee, profonde umiliazioni come l'arresto, la detenzione, l'allontanamento dalla famiglia, senza mai arrendersi alla violenza e alla cieca arroganza del potere. Aung San Suu Kyi parla della sua terra con la passione, la malinconia e la lucidità che solo un politico di rango possiede, come dimostra questo libro con cui l'autrice consegna un ritratto della Birmania - evocando ora l'avvicendarsi delle stagioni, ora le feste della tradizione, ora gli usi e i costumi più significativi - e rende onore al coraggio e all'abnegazione di uomini semplici, artisti, intellettuali che, a prezzo di infiniti sacrifici, a volte della stessa vita, hanno sostenuto e sostengono la democrazia. Aung San Suu Kyi denuncia con fermezza le penose condizioni di miseria della popolazione, privata dei diritti più elementari come l'istruzione e l'assistenza sanitaria, e si pone davanti ai potenti della Terra come simbolo della speranza in una forza più grande del potere armato. Un'occasione preziosa per riflettere sugli intramontabili valori della libertà e della dignità umane."
Aung San Suu Kyi (da RaiEducational)


Il pavone e i generali. Birmania, storie da un Paese in gabbia di Cecilia Brighi (Baldini Castoldi Dalai, 2006): "Nella fantasia di molti occidentali, la Birmania è una terra di grande fascino, di storie preziose, di incanti velati ... In realtà, questo Paese è il primo esportatore di metanfetamine al mondo e il secondo per il traffico di oppio. Un Paese che da quasi mezzo secolo è oppresso da una sanguinosa dittatura militare, che schiaccia il popolo con il lavoro forzato, con violenze, stupri e deportazioni. Un regime dittatoriale che, da oltre dieci anni, tiene agli arresti domiciliari Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la Pace e simbolo della resistenza democratica e non violenta. Questo libro racconta le vicissitudini e la fuga rocambolesca all’estero di alcuni dei protagonisti politici e sindacali dell’opposizione. Nato dal lungo lavoro di collaborazione dell’autrice con alcuni di loro, Il pavone e i generali presenta un intreccio di vicende attraverso le quali scorre anche la storia politica e sociale della Birmania, dal dopoguerra a oggi, la brutalità e la repressione di questa dittatura di fronte alla quale molti governi ancora oggi chiudono gli occhi. È la storia dei sentimenti e delle emozioni di uomini e donne che, per uno scherzo amaro del destino, sono stati costretti a trasformare la loro vita, ad abbandonare i loro amori, i figli, le famiglie, i loro progetti di lavoro, per diventare protagonisti della resistenza democratica e dell’opposizione al regime dei cosiddetti 'macellai di Rangoon'."
Il CorriereTv intervista Cecilia Brighi
BirmaniaDemocratica.org
"La Birmania al punto di non ritorno" (da Radio3Mondo, 31/08/2007)

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