mercoledì 3 agosto 2011

La Magna Charta su Google


"Nel dicembre 1999, nella Sala di Lettura della Morgan Library di New York, provai un autentico brivido quando la bibliotecaria Sylvie Merian - dopo avermi fatto compilare un modulo, presentare una lettera di referenze ed esibire un documento di identità con tanto di foto - mi portò il primo e più antico taccuino di Isaac Newton. In precedenza avevo dovuto studiarne il contenuto su pellicola. Nella sala a quel punto vi fu un certo inevitabile cerimoniale: il taccuino fu estratto da una scatola di archiviazione a conchiglia ricoperta di stoffa blu e fu deposto su un leggio imbottito speciale. Rimasi colpito dalle sue dimensioni incredibilmente minuscole: 58 fogli rilegati in pergamena, poco più larghi di sette centimetri appena, la metà di quello che mi ero immaginato osservando su pellicola le immagini ingrandite. A penna d'oca l'autore diciassettenne aveva vergato con orgoglio il proprio nome, "Isacus Newton" e la data, 1659.
Alcuni anni dopo nel mio libro Isaac Newton scrissi: «Aveva riempito le pagine di annotazioni meticolose, con lettere e numeri di altezza spesso inferiore al millimetro e mezzo, iniziandoa scrivere da entrambi i lati e procedendo verso il centro». Pare che gli storici comprendano bene questa emozione, l'euforia che si prova tenendo in mano un prezioso testo originale. Si tratta di un contatto intenso.
Nell'epoca della digitalizzazione, si dice che ormai sia raro e a rischio di estinzione. Il Morgan Notebook di Isaac Newton oggi è online (grazie al Newton Project dell'Università del Sussex) e chiunque lo può consultare. I documenti originali della storia paiono destinati a scomparire. Ciò che un tempo era difficile oggi è facile. Ciò che era lento oggi è veloce. È il caso di usare prudenza nelle proprie aspettative?
Il mese scorso la British Library ha dato notizia di un accordo con Google mirante a digitalizzare 40 milioni di pagine di libri, opuscoli e periodici risalenti alla Rivoluzione Francese. La Biblioteca digitale europea, Europeana, l'anno scorso ha superato il suo obiettivo iniziale di rendere disponibili online dieci milioni di "oggetti", tra i quali un manoscritto bulgaro su pergamena del 1221 e la Roccia svedese con le rune dell'anno 800 circa, che risparmieranno al lettore un viaggio rispettivamente alla Biblioteca Nazionale di San Cirillo e San Metodio a Sofia e a una chiesa della provincia di Ostergotland.
A gennaio il Comitato dei Saggi (denominazione migliore di "Gruppo di riflessione") rivolgendosi a Bruxelles all'Unione europea ha esortato a digitalizzare praticamente tutto - tutte le opere del patrimonio culturale di tutti gli stati membri non più coperte dal diritto d'autore - e a renderle accessibili gratuitamente online, e ne ha stimato la spesa in 140 miliardi di dollari circa. Questo nuovo grandioso progetto ha preso il nome di "Nuovo Rinascimento". Inevitabili le conseguenze. Laddove alcuni vedono arricchimento, altri vedono depauperamento. Tristram Hunt, storico e parlamentare inglese, questo stesso mese ha deplorato sulle pagine dell'Observer il "tecno-entusiasmo" che rischia di deprezzare l'erudizione. Ha infatti scritto: «Quando è possibile scaricare tutto, si rischia di perdere il mistero della storia. Il vero significato di un testo appare in tutta la sua chiarezza soltanto tenendo un manoscritto in mano e apprezzandone i suoi ritmi e le sue cadenze, il rapporto tra l'immagine e la parola, la passione di una tesi o la fredda logica di un caso».
Non sono affatto d'accordo. Penso che questo sia sentimentalismo, feticismo addirittura, riconducibile alla fisima secondo cui ciò che si ama dei libri sono la grana della carta e l'odore della colla. Alcuni degli scrupoli nei confronti della ricerca digitale riflettono l'impressione che tutto ciò che si riesce a ottenere troppo facilmente abbia perso il proprio valore. Apprezziamo molto di più ciò che ci siamo guadagnati con sudore. Altri si preoccupano che vada persa la serendipità, ovvero - per dirla con Mr. Hunt - «l'eterna speranza dello studioso che qualcosa attiri il suo sguardo». Sfogliando un libro posseduto un tempo da Newton, come è possibile fare previo appuntamento nella biblioteca del Trinity College a Cambridge, si possono osservare gli appunti presi a margine, ma anche le note a margine sono digitalizzate.
Dal canto mio credo che la scoperta online conduca a inaspettate svolte e sorprese nella ricerca, quanto meno con la stessa frequenza con la quale ciò accade quando si trascorre lo stesso tempo negli archivi. "Il Nuovo Rinascimento" sarà anche una gonfiatura, ma per gli storici si prospetta in effetti una radicale trasformazione. Pare che gli europei siano passati in testa nella creazione di bacheche digitali; forse, per loro, la storia su cui lavorare è soltanto più lunga di quella con la quale hanno a che fare gli americani. Una nuova interessante fonte di informazione e documentazione tra le molte oggi accessibili è il London Lives Project, consistente in 240mila manoscritti e pagine di stampa risalenti al 1690, che riguardano prevalentementei poveri, e provengono da archivi parrocchiali, registri delle case di lavoro e degli ospedali, o da atti processuali di Old Bailey, la corte penale centrale di Londra. Archivi come questi, consultabili da chiunque, sicuramente ispireranno nuovi studi. Non che gli storici debbano ritirarsi nelle loro stanze per interpellare esclusivamente i loro computer: osservare da vicino la storia, annusarla, è un' esperienza preziosa e da tener cara, laddove è ancora possibile. Ma è difficile che il manufatto sia una finestra limpida sul passato: al limite è una finestra annebbiata e offuscata come tutto il resto. È un errore criticare le immagini digitali soltanto perché sono accessibili rapidamente ovunque, e sono riproducibili senza sforzo. Abbiamo contratto l'abitudine di dare valore a ciò che è raro, ma il mondo digitale ha spezzato questo collegamento. Oggi si può essere i proprietari unici di un quadro di Jackson Pollock o di francobollo Blue Mauritius, ma non di un'informazione. Quanto meno, non molto a lungo. D'altro canto, l'oscurità non è una virtù. Una pagina di pergamena nascosta arriva sotto i riflettori quando si trasforma in simulacro digitale. Non è mai stata la pergamena a destare interesse. È strano, ma per chi colleziona antichità il prezzo delle reliquie divulgative pare non essere intaccato dalle riproduzioni poco costose. Al contrario: a un'asta di Sotheby's di tre anni fa la Magna Charta ha fatto incassare la cifra record di 21 milioni di dollari. Per la precisione, quell' oggetto venerando era una copia della Magna Charta originale, realizzato a 82 anni di distanza dalla prima versione, scritto e sigillato a Runnymede. Perché mai quel pezzo di pergamena imbrattata ha un tale valore? Si tratta di pensiero magico. È un talismano. La sua preziosità sta tutta nell'occhio di chi lo guarda. La Magna Charta autentica, il grande documento che definisce i diritti umani e il concetto di libertà, è disponibile gratuitamente online, dove è al sicuro, dove non potrà andare smarrita né distrutta. Un oggetto come questo, un talismano, è un po' come una bara a un funerale: è meritevole di deferenza, ma l'anima è già altrove." (da James Gleick, La Magna Charta su Google, "La Repubblica", 19/07/'11)

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