mercoledì 23 dicembre 2009

La rivoluzione francese: Parigi mette in Rete le biblioteche


"Uno spazio culturale aperto, vivo, in movimento, che per la prima volta sarà accessibile a milioni di persone. L´idea stessa della vecchia biblioteca, polverosa e riservata alle élites intellettuali, sta mutando. «Fino a trent´anni fa venivano da noi poche migliaia di ricercatori. Oggi chiunque può collegarsi attraverso la rete e consultare parte del nostro patrimonio, a qualsiasi ora del giorno, da qualsiasi paese del mondo. E´ una rivoluzione paragonabile a quella della stampa di Gutenberg». Bruno Racine, presidente della Bibliothèque Nationale de France, è un uomo visionario. Ex direttore di Villa Medici, già presidente del museo Beaubourg, siede nel suo ufficio al settimo piano della Tour des Lois, una delle quattro torri del complesso voluto da François Mitterrand negli anni Novanta. Milioni di libri, giornali, nastri sonori e immagini video sono conservati in questa cattedrale moderna del sapere, affacciata sulla Senna. Non un luogo del passato, assicura Racine.
La Biblioteca del Duemila sarà il ponte tra il passato e il futuro della conoscenza. Cominciamo dalle recenti polemiche, la Bibliothèque Nationale de France è stata accusata di voler cedere il suo patrimonio al gigante americano Google. «Si trattava di discussioni esplorative e credo che la polemica sia ormai superata. Lo stato francese ha deciso di consentire uno sforzo senza precedenti per la digitalizzazione del patrimonio culturale. Il presidente Nicolas Sarkozy ha annunciato lo stanziamento di 750 milioni di euro: è un somma che non ha equivalenti in Europa e nel mondo. D´altra parte, è stata istituita una commissione che dovrà studiare le condizioni per i partenariati tra pubblico e privato in questo ambito. Il dialogo con Google, o con altre società, si farà d´ora in poi da questa nuova posizione di forza».
Quali sono i criteri con cui svilupperete il vostro portale di documenti digitali Gallica? «Per i libri vorremmo associarci ad altre biblioteche francesi in modo da fare una digitalizzazione collettiva. Considero anche urgente salvare la nostra immensa raccolta di giornali antichi: se non faremo in fretta gli esemplari andranno distrutti. Ci sono poi le collezioni di opere rare e preziose. Infine, i documenti sonori e video, che pure sono minacciati dal tempo. Abbiamo per esempio la più grande raccolta di registrazioni di canzoni francesi a partire dall´Ottocento».
Il lavoro di digitalizzazione delle opere è lungo e costoso. Come siete riusciti finora ad affrontarlo? «La digitalizzazione si è concentrata sulle opere in lingua francese e che non sono più protette dal diritto d´autore. Il programma Gallica ha un costo di 7 milioni di euro ogni anno, comprensivo del costo dell´infrastruttura informatica per la conservazione dei dati. Attualmente abbiamo 150.000 libri in formato digitale, ovvero 3% delle opere di dominio pubblico. Procediamo a un ritmo di 100.000 nuovi documenti digitali all´anno. Vorremmo arrivare al 10% del patrimonio librario nel corso dei prossimi cinque anni».
Perché Google fa paura? «E´ diventato uno strumento indispensabile alla nostra vita quotidiana e penso che sia proprio la sua potenza a scatenare qualche preoccupazione. In Francia, la reazione è stata più forte che altrove perché Google ha digitalizzato opere ancora protette dal diritto d´autore senza avere l´autorizzazione. E´ un elemento che ha senz´altro contribuito ad alzare i toni».
Il tribunale di Parigi ha appena condannato la società americana a risarcire il gruppo editoriale La Martinière. «Una pacificazione tra Google e gli editori francesi è necessaria. Sarà un condizione per poter andare avanti con una discussione più pacata e serena».
I nuovi fondi pubblici che la Bibliothèque Nationale riceverà rischiano comunque di non bastare. La digitalizzazione del patrimonio appare impossibile senza la collaborazione dei privati. «E´ vero. Sul lungo periodo il ricorso ad accordi con i privati appare inevitabile. Proprio per questo è importante la riflessione che la commissione ha avviato sui partenariati pubblico/privato e sulla definizione di regole che garantiscano la libertà di accesso al nostro patrimonio».
I milioni di libri che sono custoditi in questa sede rischiano di diventare delle reliquie. Ci abitueremo tutti a leggere sullo schermo?
«Non possiamo far finta di niente. Attraversiamo una fase di grande incertezza. C´è un problema normativo, ovvero definire un prezzo per le edizioni online che permetta a editori e autori di continuare la creazione di opere. E su questo punto, l´ideale sarebbe raggiungere perlomeno un quadro di regole al livello europeo. Penso inoltre che le pratiche di lettura cambieranno, ci saranno forme ibride. Conosco dei professori che leggono testi accademici sul loro Iphone ma continuano a comprare romanzi. Insomma no, non credo che il libro stampato morirà. Forse, soltanto, non avrà più la stessa posizione di privilegio».
Con la digitalizzazione delle opere nessuno avrà più bisogno di entrare in una biblioteca? «La biblioteca continuerà a lungo ad essere un luogo fisico. Tutto non sarà digitalizzato e penso anche che il contatto con l´opera originale rimane in molti casi insostituibile. La biblioteca del ventunesimo secolo sarà un´istituzione che avrà un pubblico molto più vasto. E´ una grande opportunità. Noi responsabili dobbiamo preoccuparci di creare un nuovo rapporto alla conoscenza. Prima c´erano studiosi di alto livello che sapevano maneggiare le banche dati. Oggi dobbiamo offrire servizi a un pubblico diversificato. Non possiamo più accontentarci di mettere semplicemente in rete le opere. C´è da fare un lavoro di elaborazione intellettuale e culturale dei contenuti».
La vostra missione è cambiata? «La Bibliothèque Nationale ha aperto le porte nel 1998, l´anno in cui è nato anche Google. In questi anni le cose sono andate molto veloci. Oggi vogliamo svolgere anche un´azione culturale attraverso esposizioni, conferenze, dibattiti. A volte nella nostra sede, altre volte attraverso la rete. Questo non è soltanto il luogo dove vengono conservati manoscritti del Medioevo o opere rilegate dell´Ancien Régime. Cerchiamo di stare al centro dell´attualità, di riflettere sulle sfide del mondo contemporaneo. A primavera, per esempio, inaugureremo due mostre molto diverse. Da una parte, avremo un´esposizione sui manoscritti del Mar Morto, risalendo alle radici spirituali dell´Europa. A cinquanta metri, ci sarà invece una mostra sulle innovazioni tecnologiche più recenti che hanno un impatto sulla lettura. Ecco come intendiamo la Biblioteca del Duemila»." (da Anais Ginori, La rivoluzione francese: Parigi mette in Rete le biblioteche, "La Repubblica", 23/12/'09)

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