sabato 19 dicembre 2009

Daniel Mendelsohn: "Perché i buoni film devono tradire i libri"


"Daniel Mendelsohn ama in egual misura la letteratura ed il cinema, e nei saggi che pubblica su The New York Review of Books, analizza sempre con profondità, e a volte con grand eironia, la relazione tra i romanzi ed i rispettivi adattamenti letterari. La pubblicazione di una biografia di Patricia Highsmith, The Talented Miss Highsmith (chiaro riferimento al titolo originale di Il talento di mr. Ripley), e la notizia che otto film di successo su venti sono tratti da libri, offrono l'occasione di riflettere sul rapporto tra la parola scritta e l'immagine, che ha prodotto spesso risultati deludenti, e quasi sempre opposti alla qualità dell'opera originale: sono stati realizzati film di alto livello da libri di scarsa qualità narrativa, e pellicole a volte imbarazzanti da capolavori letterari. Ovviamente non mancano alcune eccezioni, a cominciare da Il Gattopardo, ma chiunque abbia mai lavorato ad un adattamento sa che nella matrice letteraria sono da cercare gli elementi prettamente cinematografici in termine di sviluppo della storia e del carattere: personaggi forti e un plot avvincente e ben strutturato. L'evoluzione psicologica interna interessa se dà luogo ad azioni che hanno una valenza visiva, ed è questo il motivo per cui Il padrino che certamente non è un capolavoro letterario, è stato il terreno fertile per un grandissimo film, mentre non si ricordano adattamenti indimenticabili tratti da Dostoevskij. Ed è lo stesso motivo per cui diventano inevitabili tradimenti e tagli che possono turbare ed offendere gli autori originali. Se non si opta per una semplice illustrazione, è necessario apportare dei cambiamenti che favoriscano la struttura drammaturgica di un film: cambiare tutto affinché non cambi niente: 'E' una condizione salutare e inevitabile - racconta Mendelsohn in preparazione per un lungo viaggio in Italia. Nel momento in cui il film è buono, ha una propria autonomia, e quindi deve tradire la fonte originaria: si tratta di un medium diverso, e i migliori adattamenti provengono dai racconti o dalle commedie. I film usano le parole in maniera diversa'.
Jean Luc Godard adatterà per lo schermo il suo libro Gli scomparsi. 'Ho chiesto specificamente di non essere coinvolto. Ed è giusto che sia così, che mi tradisca'.
Quali sono gli adattamenti che preferisce? 'Oltre a Il Gattopardo, mi viene in mente I morti: è straordinario quanto ha fatto John Huston con il racconto di Joyce: un film che vive autonomamente e nello stesso rende omaggio ad un grandissimo testo. Ma voglio sorprendere: ritengo che Il paziente inglese sia tutto tranne che un bel film, tuttavia è un adattamento interessante, per il modo in cui mescola fedeltà e libertà rispetto al testo. Amo anche Quel che resta del giorno e due adattamenti da Moravia: Il conformista e Il disprezzo. I film non devono trascrivere gli eventi, ma trasmettere l'atmosfera e il senso ultimo del libro. L'errore più grave è quello di telegrafare tematicamente tutti gli eventi del testo, invece di concentrarsi sul cuore. Mi vengono in mente altri buoni esempi: il vecchio David Copperfield e Il mago di Oz. La Hollywood classica ci ha regalato molti prodotti eccellenti. Più recentemente ho apprezzato Ragione e sentimento mentre, per rimanere nel mondo di Jane Austen, ho detestato Orgoglio e Pregiudizio'. [...]" (da Antonio Monda, Cinema e letteratura: 'Perché i buoni film devono tradire i libri', "La Repubblica", 17/12/'09)

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