
"Nel suo Ricordo di Lampedusa, il critico Francesco Orlando rammentava la bipartizione fatta propria dall'autore del Gattopardo, secondo il quale esistono due tipologie di scrittori: i 'grassi' e i 'magri'. C'è chi esplicita per filo e per segno 'tutti gli aspetti e tutte le sfumature' del proprio racconto. E chi invece procede per sottrazione, fidando soprattutto sull'implicito, il non detto. 'Grassi' sono Balzac, Thomas Mann, Proust; 'magri', Racine, Stendhal, Gide. E già citando tali colossi si intuisce come questa 'semischerzosa' classificazione non alluda ad alcun criterio di valore, ma sia piuttosto un'indicazione empirica. Per rimanere nel gioco, mi è venuto da pensare che il nuovo, fluviale romanzo di Margaret Mazzantini, Venuto al mondo (Mondadori), potrebbe rientrare nella tipologia capitanata da Balzac. Non solo e non tanto per la sua dimensione (più di cinquecento apgine), ma prima ancora per la dichiarata vastità dei temi trattati e per la scritura che li sostiene. Il libro, potente e temerario, racconta delle cose ultime e solo di quelle: la vita e la morte, la pace e la guerra. E lo fa animato da una lingua turgida, in uno stato di costante fibrillazione, che si alimneta di un flusso ininterrotto di immagini e riflessioni e metafore, in un crescendo di eccitazione attorno a eventi terrificanti. [...]" (da Franco Marcoaldi, Di dolore in dolore, "La Repubblica", 22/11/'08)
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