sabato 23 febbraio 2008

Passaporto all'iraniana di Nahal Tajadod


"Tra le pagine di Passaporto all'iraniana (Passeport à l'iranienne) di Nahal Tajadod si intravede un Iran che conserva le tracce di quando, prima degli ayatollah e del fondamentalismo, era un Paese libero e illuminato, all'avanguardia nel mondo arabo. L'Iran di famiglie come quella raccontata con struggente nostalgia da Persepolis, la saga a fumetti di Marjane Satrapi. Sposata con un intellettuale francese con il quale ha una figlia che ha portato in viaggio con sé a Teheran, l'autrice è alle prese con un'impresa difficile: il rinnovo del passaporto. In città, tutti tentano di aiutare tutti - il portinaio, i fotografi che garantiscono la foto adatta alle esigenze del regime, un anatomopatologo che velocizza pratiche burocratiche - ma le cose inspiegabilmente si complicano fino all'esasperazione. poi, in casa di un teatrante, lo scenario di un Iran colto e aperto squarcia l'ironia della narrazione. Il Paese che lei descrive è culturalmente curiosissimo. 'In questo momento, l'arte contemporanea è in pieno boom: gli artisti non ce la fanno a tenere il passo con le commissioni. Il 2006 ha segnato un record assoluto per il cinema, con la produzione di 105 lungometraggi e duemila corti. L'editoria traduce a pieno ritmo letteratura straniera. L'alfabetizzazione tra i giovani ha raggiunto il 95% e il 65% degli iscritti alle università sono donne'. Come mai l'immagine che riceviamo dell'Iran in Occidente è così diversa? 'E' evidente che in Iran la classe dirigente non rispecchia la socità, per questo il mondo dovrebbe guaradre più da vicino. Più si parlerà della vitalità del popolo iraniano, più si impedirà all'amministrazione Bush di distruggere il Paese'. La famiglia del marionettista sembra un concentrato di cultura. Esiste davvero? 'Sì. Il padre è marionettista e attore, la madre isnegnante di Corano, le figlie calligrafe, miniaturiste e musiciste, i figli cineasti. E' come se tutti i membri della famiglia si sentissero investiti della missione di salvaguardare la cultura persiana'. Nel suo libro tutti sembrano sempre voler aiutare tutti ... 'In Iran non ci si sente mai soli. Tutti sono pronti ad aiutare uno sconosciuto. A volte quando uno scende da un taxi sembra stia dicendo addio a una persona di famiglia. Perché spesso - gli ingorghi a Teheran son leggendari - il passeggero ha fatto in tempo a racconatre all'autista la propria vita". (da Monica Capuani, Passaporto da Teheran, "DLa Repubblica delle donne", 23/02/'08)

1 commento:

IlSestoSenso ha detto...

Condivido appieni quanto dice Silvana.