"L’Università di Sheffield: «Così abbiamo misurato gli effetti per chi si collega e ha tra 10 e 15 anni». Gli indicatori: compiti, percezione di sé, famiglia, amici, scuola e vita
Tre punti (percentuali) di felicità in un’ora. Tanto costa a un adolescente essere connesso ai social network. Con l’iPad, il computer, lo smartphone. Lo hanno calcolato quattro professori di Economia dell’università di Sheffield, nello Yorkshire, che hanno sovrapposto sei indicatori prima di emettere la sentenza. Compiti, percezione di sé, famiglia, amici, scuola e vita nel suo complesso: sono questi i fattori considerati per capire in che modo infanzia e adolescenza 2.0 lasciano delle impronte nella crescita. Perché a dispetto dei limiti di età esistenti per avere un account sui social (Twitter, Snapchat e Google li hanno fissati a 13 anni), un sondaggio della Bbc rivela che tre quarti dei «bambini» dai 10 ai 12 anni ne ha già uno.
Uso dei social e benessere
Il lavoro si intitola Social Media Use and Children’s Wellbeing (Uso dei social e benessere dei ragazzini) ed è stato pubblicato su IZA, l’Institute of Labor Economics. A un campione rappresentativo di ragazzini inglesi dai dieci a quindici anni è stato chiesto, tra il 2010 e il 2014, quanto tempo trascorresse su Bebo, MySpace e Facebook (la fetta più grande ha risposto da una a tre ore). Nel frattempo, Bebo è defunto e MySpace non gode di ottima salute. Ma a supporto dell’analisi, Emily McDool, Philip Powell, Jennifer Roberts e Karl Taylor hanno fatto riferimento anche ad altre ricerche pubblicate negli ultimi mesi, compreso il recente lavoro su social network e autostima di Fabio Sabatini e Francesco Sarracino. Spiega Sabatini che insegna Politica economica alla Sapienza di Roma: «Abbiamo usato i dati di una indagine multiscopo Istat su un campione di 150 mila italiani e i risultati suggeriscono come l’uso dei social media sia correlato in modo statisticamente significativo e negativo con la propria soddisfazione economica, perché incoraggia i confronti e le comparazioni».
I confronti sulla Rete
Il tema dei paragoni è cruciale tra gli adolescenti. «Le ragazze sono più sensibili e risentono delle critiche o dei commenti sulla Rete», racconta lo psicologo Nicola Iannaccone, autore del manuale Stop al Cyberbullismo. E infatti lo studio inglese evidenzia una loro maggiore sofferenza rispetto ai maschi per quel che riguarda l’autostima. «Per molti ragazzini è fonte di stress misurarsi con modelli esterni, subire la pressione della conformità del gruppo e non sentirsi all’altezza», interviene Pier Cesare Rivoltella, professore ordinario di Tecnologie dell’istruzione e dell’apprendimento all’università Cattolica di Milano. «Quanto piaccio, a chi piaccio, cosa piace di me diventano elementi che in età pre-evolutiva contano molto di più per la costruzione del sé rispetto alla percezione di un adulto».
Teste chine sui telefonini
Eppure è proprio l’amicizia a trarre maggior beneficio dalla realtà virtuale, secondo il lavoro pubblicato su Iza. Con una sintomatica eccezione: quando si scrivono messaggi sul telefonino con una connessione 3G, quindi presumibilmente fuori di casa, le relazioni con i coetanei sono penalizzate (immaginiamo facce lentigginose chine su un piccolo schermo mentre a due metri di distanza si gioca una partita di basket o di calcetto). Il risultato finale non incoraggia. Un complicato incastro di ascisse e ordinate avverte che chi spende un’ora a chattare sui social network riduce del 3 per cento la probabilità di essere davvero felice." (da Elvira Serra, Ragazzi, un’ora di social vi costa il 3% di felicità, Corriere della Sera, 01/02/2017)