venerdì 30 novembre 2007

Giosuè Carducci (1835 - 1907): "Carducci e i miti della bellezza"

Giosuè Carducci, Nobel Letteratura 1906: "not only in consideration of his deep learning and critical research, but above all as a tribute to the creative energy, freshness of style, and lyrical force which characterize his poetic masterpieces"

"Carducci e i miti della bellezza": l'esposizione (Bologna, Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio, 1° dicembre 2007 - 1° marzo 2008), che rientra nell'ambito delle celebrazioni promosse dal Comune e dall'Università di Bologna per ricordare il centenario della morte del Poeta (Valdicastello, 1835 - Bologna, 1907), documenta, attraverso testi, immagini, oggetti, il ruolo e l'importanza di Carducci nella cultura bolognese italiana europea fra Ottocento e il primo decennio del Novecento, ripercorrendone la vicenda intellettuale e offrendo un ritratto dello scrittore che ne sottolinei la vivacità e la forza di impatto pubblico e sociale, inseguendo i modi con cui per anni è stato un personaggio al centro dell'attenzione e dell'immaginario.
Casa Carducci
ArchiWeb. Raccolte digitali della biblioteca dell'Archiginnasio

Lo sguardo multiplo di Caterina Selvaggi: "Il cinema che divora la letteratura o viceversa ne è divorato?"

"Il fenomeno non è nuovo, ma negli ultimi tempi ha registrato un notevole incremento; qualcuno lo chiama 'cannibalismo', ma non si capisce 'chi' mangia 'cosa'. Il cinema che divora la letteratura o viceversa ne è divorato? Un'occhiata ai film in sala (e ai festival) può esserne conferma: da I vicerè di Faenza all'ultimo lavoro di Coppola tratto da Mircea Eliade, sono innumerevoli le pellicole che ricavano ispirazione e nutrimento dalle opere letterarie [...]. E per la prossima stagione sono già al lavoro i registi Grimaldi e Ozpetek, il primo su Caos calmo di Veronesi e il secondo su Un giorno perfetto di Mazzucco.

A ricordarci che è una storia antica e controversa provvede una densa raccolta di saggi di Caterina Selvaggi, Lo sguardo multiplo. Cinema e letteratura in Bellocchio, Benigni, Bergman, Bertolucci, Dardly e Pasolini (Franco Angeli, 2007), che attraverso alcuni grandi come Bellocchio e Benigni, Bergman e Bertolucci, Dardly e Pasolini ripercorre, con una strumentazione anche psicoanalitica, quella relazione 'parallela' e 'contigua' già segnalata da Sklovskij nei tardi anni Venti. La storia del cinema è caratterizzata dalla migrazione della letteratura verso il grande schermo. Se l'impasto in alcuni casi è noto al grande pubblico - Via col vento o Ben Hur - può sorprendere che un western come Ombre rosse sia stato ispirato da Maupassant, segno dell'autonomia del codice cinematografico. Per spiegare in cosa consista la 'contiguità' tra i due linguaggi - narrativo e filmico - la Selvaggi ricorre alla categoria della visione, dello 'sguardo multiplo', come suggerisce il titolo del volume: la capacità di andare oltre il 'visibile conosciuto e presunto' che accomuna le due modalità espressive. Il regista e lo scrittore come 'segretari dell'invisibile', secondo un'efficace definizione del Nobel Coetzee. E forse non è un caso, ci ricorda l'autrice, che il cinema nasca proprio quando la letteratura a cavallo tra Otto e Novecento frantuma il suo sguardo per accogliere l'irruzione dell'inconscio e dell'irrazionale. L'espion è colui che guarda spianando, come il narratore della Recherche proustiana. Ed espion - sembra suggerire Caterina Selvaggi - è anche il regista: l'inquadratura utilizzata come confine del desiderio." (da S. Fiori, I segretari dell'invisibile, "La Repubblica", 28/11/'07)

mercoledì 28 novembre 2007

Le stagioni dell'acqua, Laura BOSIO alla Biblioteca di Garlasco


Venerdì 30 novembre alle ore 21.15 presso la Biblioteca di Garlasco - Sala Polivalente via Ss. Trinità 6: incontro con Laura Bosio autrice di Le stagioni dell'acqua (Longanesi, 2007), finalista al Premio Strega 2007. La presentazione del volume sarà accompagnata da proiezioni di immagini dei paesaggi lomellini, curate dal Gruppo Fotocineamatori Garlaschese.
Ascolta da Fahrenheit
Wuz Intervista Laura Bosio
RaiLibro intervista Laura Bosio

Elsa MORANTE: "Io non ho voluto scrivere un romanzo [La Storia]. Io ho voluto fare un'azione politica. Il mio romanzo è un'azione politica"


Diario 1938 (Einaudi, 2005): straordinario reperto di una sotterranea frequentazione del genere diaristico, il testo inedito della Morante ne costituisce l'espressione più ampia e significativa. Nel ristretto spazio di tempo (dal 19 gennaio al 30 luglio 1938) in cui viene redatto, si registrano gli alti e bassi della relazione tormentata e lacerante con Moravia, la cui discontinuità sembra trovare il suo placato compimento in un probabile preannuncio di 'lieto fine'. Come scrive Cesare Garboli "Un diario del e dal profondo. Un libro di sogni, senza più distinzione tra veglia e sonno, tra intelligenza della realtà e intelligenza del desiderio ... Pagine misteriose, scritte come in trance, sorta di notturna e inconscia 'vita nuova'."
Elsa Morante da ItalicaRai
Ascolta La Storia (da RadioRai3)
Elsa Morante nel catalogo Einaudi
Le stanze di Elsa (da InternetCulturale)

"Moravia. Dal mondo intero, fotografie di Dacia Maraini"

"... Con Dacia ho veramente viaggiato, in un senso in qualche modo avventuroso che non è fatto tanto di avventure ma di completa dimenticanza del mondo stabile e ben definito lasciato in patria." (A. Moravia)

Moravia. Dal mondo intero, fotografie di Dacia Maraini: "la scelta di Dacia è raccontare storie, e anche se la fotografia non è lo strumento a lei così congeniale come lo è la 'penna', nella ripetizione della sequenza segna la frase, immagini anche diverse, si legano fra loro per due, tre e talvolta per molti fotogrammi. 'Fotografie come appunti di pensiero, di viaggio', appunti con forma di racconto. Davanti ad una scoperta ci si emoziona, questo mi ha guidato. Non ho scoperto una fotografa, Dacia sa benissimo che non basta la passione coltivata, seppure dall’infanzia, a diventarlo, ma ha restituito a me, con le sue fotografie, e spero anche a voi che le osserverete, la sua passione per le 'cose' della vita, dal respiro, al soffio leggero. L’amore, gli alberi, gli animali e i paesaggi, attraversati con gli amici cari di una vita fa e quelli di oggi."
La mostra (Roma, ex GIL, Largo Ascianghi, dal 22 novembre al 22 dicembre 2007) presenta cento immagini fotografiche di Alberto Moravia realizzate da Dacia Maraini durante i numerosi viaggi compiuti insieme nei vent'anni della loro relazione. Le foto si riferiscono in particolare ai viaggi della coppia compiuti tra gli anni '60 e '70 attraverso l'amata Africa, l'America Centrale, il Giappone e la Cina e sono disposte seguendo un percorso ben preciso che vuole sottolinearne la dimensione fortemente narrativa.

Dacia Maraini da ItalicaRai
Dacia Maraini nel catalogo Rizzoli
Archivio Fosco Maraini (da GabinettoVieusseux)

Alberto MORAVIA, 28 novembre 1907 - 28 novembre 2007


1907 - 2007: centenario della nascita di Alberto Moravia (da Bompiani)
Gli indifferenti. Letto da Toni Servillo (Bompiani, 2007): in occasione del centenario della nascita di Alberto Moravia, questo cofanetto propone il testo del suo capolavoro giovanile, aggiornato e corretto secondo la versione originale e accompagnato da un apparato critico con le recensioni inedite firmate al momento della sua pubblicazione dai nomi più prestigiosi del tempo, e l'interpretazione da parte di Toni Servillo, con musiche di Fabio Vacchi, riprodotta nei sei cd audio.
Fondo Alberto Moravia
Moravia da ItalicaRai

lunedì 26 novembre 2007

"Internet ci salverà dal finire al macero" - L'opinione di Ermanno Bencivenga

INTERNET CI SALVERA' DAL FINIRE AL MACERO
"Da anni le case editrici italiane si stanno disfacendo dei fondi di magazzino. Se un libro non si è dimostrato sufficientemente 'attivo' negli ultimi tempi, viene messo fuori commercio e i diritti vengono restituiti all'autore. Insufficienze e conseguenti bocciature, peraltro, non vengono assegnate dai direttori editoriali o delle singole collane: se parli con loro, allargano le braccia e lamentano che 'il commerciale' ha deciso così, in base a criteri di cui è esclusivo e geloso depositario. Ne deriva l'impressione di una severa realtà con cui è purtroppo necessario fare i conti; e per fortuna che ci sono i contabili a farli, altrimenti Chissà che guai potrebbero combinare intellettuali e utopisti. Ma, come spesso capita, i contabili stanno facendo i conti di ieri e adeguandosi a una realtà che sta cambiando - starei per dire sotto i loro occhi, se non fosse che guardano ostinatamente altrove.

Oggi i libri si comprano sempre più in rete; e questo ha rivoluzionato l'intero settore. Mentre prima tutto dipendeva dalla visibilità di un titolo, e quindi poteva essere plausibile investire su pochi e spesso rinnovati best-seller, Internet ha creato un mercato di nicchia, che fa affari d'oro. Amazon informa che il 25% delle sue vendite riguarda libri che non sono compresi fra i 100 mila più venduti. Chris Anderson, direttore della rivista "Wired", ha ampiamente discusso tale nuova opportunità nel suo The Long Tail, uscito l'anno scorso, e l'ha riassunta nello slogan 'selling less of more'.
Un inventario infinito
Occorre ragionare in modo diverso dal passato, afferma, perché la rete ha creato un'economia di abbondanza, in cui non ha più senso porsi i limiti che erano inevitabili quando c'erano pochi scaffali in negozio, pochi canali in televisione, pochi cinema, poche pagine nei giornali. Chi ancora rispetta questi limiti ormai obsoleti si troverà a mal partito in una situazione in cui è possibile gestire un inventario praticamente infinito. Nell'economia dell'abbondanza della long tail, vincerà chi avrà i cataloghi più ampi: anche un titolo che vende dieci copie l'anno sarà utile, soprattutto per chi avrà migliaia di titoli del genere. Ma le case editrici nostrane stanno appunto smantellando i loro cataloghi, in nome di un sano, impietoso 'realismo'. Dove si dimostra una volta di più che la realtà è sovente un'etichetta per la propria ignoranza." (Ermanno Bencivenga, Internet ci salverà dal finire al macero, "TuttoLibri", "La Stampa", 24/11/'07)
"The 'Long Tail' Foresees a Marketplace of Pixel-Size Niches" (da NYTimesBooks)
"Il web sta trasformando il mercato. Con la 'lunga coda' vince la nicchia" da (LaRepubblica)

Alice MUNRO, La vista da Castle Rock


La vista da Castle Rock (The View from Castle Rock) il nuovo romanzo di Alice Munro: "'Sapevo come la pensavano su Michael. Lo giudicavano uno che sorrideva troppo largo, che si sbarbava e si lucidava le scarpe troppo meticolosamente, uno troppo bene educato e cortese. Che probabilmente non aveva mai pulito una stalla, né aggiustato uno steccato. Avevano un’abitudine tipica dei poveri - specie dei poveri condannati al peso di un’intelligenza superiore a quella che, per condizione, si vedranno mai riconosciuta -, l’abitudine o il bisogno di trasformare chi stava meglio, o chi sospettavano si reputasse migliore, in autentiche caricature'. Questa è Alice Munro che riflette sull’atteggiamento dei suoi verso il futuro primo marito, il cui cognome almeno come autrice porta ancora; ed è un passo caratteristico della lucidità di penetrazione con cui, anch’essa senza ombra di dubbio condannata al peso di un’intelligenza superiore, capisce le persone. Di solito nei racconti che l’hanno resa famosa ('il nostro Cecov', l’ha definita Cynthia Ozyck) la Munro attinge alla propria esperienza diretta, parlando di persone e situazioni quotidiane, in quel Canada di provincia dove grazie a lei, le passioni umane essendo uguali dappertutto, ci aggiriamo con disinvoltura. Mai prima d’ora però era stata così direttamente e dichiaratamente autobiografica. In questo senso il libro è una novità, anche se il tono e gran parte della materia assomigliano talmente a quelli delle raccolte precedenti, da potersi facilmente confondere con loro. La Munro stessa sembra vagamente a disagio davanti all’iniziativa, e con un certo puntiglio si premura, nella parte iniziale, di distinguere quello che è vero da quello che è inventato, o meglio, rielaborato. Volendo infatti parlare di sé solo come punto di arrivo di una specie di evoluzione dinastica, la narratrice ricostruisce la saga della propria famiglia a partire dagli esponenti più lontani, contadini scozzesi emigrati nel Nuovo Mondo nella prima metà del secolo scorso, uno dei quali, donde il titolo, ingenuamente credeva che la terra promessa fosse addirittura visibile dalla sommità del castello che domina Edimburgo. E’ la parte dove certi documenti citati, brani di diario e altre reminiscenze di pionieri, più o meno sgrammaticate, sono giustapposti a pagine in cui la Munro calandosi nei panni di costoro descrive realisticamente i disagi della traversata o le epiche fatiche dei primi insediamenti. Ma diciamo la verità: questi antenati dalla moralità rigidissima e dall’indefessa capacità lavorativa non presentano poi troppi tratti che li rendano irresistibilmente interessanti, e malgrado l’onesto impegno con cui la discendente ne ripercorre le traversie, sospettiamo che su di loro il suo genio sia sprecato. Il sospetto diventa certezza appena arriviamo alla materia di cui colei che era stata condannata a un’intelligenza superiore parla per esperienza diretta, e chiude i conti col padre che tenta di emanciparsi dal duro destino del coltivatore prima catturando poi allevando animaletti da pelliccia, manipolati e trucidati per ricavarne un profitto che non fu mai davvero soddisfacente (da vecchio, uomo discretamente intelligente anche lui, questo padre rifletterà sull’enorme numero di bestie così ammazzate a sangue freddo); con la madre intraprendente conciatrice e venditrice di spoglie, presto però penosamente sconciata dal morbo di Parkinson; e con altri adulti e ragazzi che a tempo loro entrarono in contatto con l’eccezionale creatura, figlia dei campi non conciliabile col proprio ambiente date le proprie pericolose inclinazioni a leggere e a pensare. Al momento costoro furono magari registrati senza senza troppo incidere. Oggi però la rievocatrice analizza mirabilmente sia i loro limiti sia le proprie superate goffaggini, e dalla riflessione approda a una accettazione lucida, affettuosamente ironica, priva di qualsiasi rancore." (da Masolino D'Amico, Gli avi opachi di Alice, "TuttoLibri", "La Stampa", 19/01/'08)
"Climbing the Family Tree" (da GuardianUnlimitedBooks)
"The Lamp in the Mausoleum" (da NYBooks)
The View from Castle Rock (da TheNewYorker)



In questi giorni al Torino Film Festival il film Away from Her di Sarah Polley, tratto dal racconto di Alice Munro "The Bear Came over the Mountain".
"Away from Her" (da NYTimesMovies)
"Away From Her: Into Blankness, Beautifully" (da NPR.org)

sabato 24 novembre 2007

Judith LEVINE, Io non compro. Un anno senza acquisti: un'esperienza per riflettere sul potere del mercato



Io non compro. Un anno senza acquisti: un'esperienza per riflettere sul potere del mercato (Not Buying It: My Year Without Shopping) di Judith Levine (Ponte alle Grazie, 2006): 'Lavora e spendi': questo il circolo vizioso in cui l'autrice vede intrappolata la società. Invece di ricercare una nuova qualità della vita, si preferisce inseguire un modello di benessere che fa apparire necessarie una quantità di cose che non lo sono. Sperimentando in prima persona uno stile di vita improntato alla sobrietà, la Levine interroga un intero modello di civiltà, affiancandosi a una tendenza sempre più attuale anche in Italia: quella del consumo responsabile, del commercio equo, dei Gruppi di Acquisto Solidale.
RaiNews24 intervista Judith Levine

Somaly MAM, Il silenzio dell'innocenza - Giornata internazionale contro la violenza sulle donne - 25 novembre


Il silenzio dell'innocenza di Somaly Mam (Corbaccio, 2006): nata nella poverissima campagna cambogiana, dove i genitori arrivano a vendere i propri figli all'età di cinque o sei anni per pochi soldi, Somaly Mam, oggi trentaseienne, ha vissuto parte dell'adolescenza in un bordello, in condizione di schiavitù. Violentata, picchiata e torturata, è riuscita a sottrarsi al suo destino e insieme al marito Pierre Legros ha creato nel 1997 un'associazione no-profit, la AFESIP (Agir pour les femmes en situation précaire) che dalla Cambogia, dove ha la sede principale, si è rapidamente sviluppata in Tailandia, Vietnam e Laos. Nonostante abbia subito numerose minacce, finora Somaly Mam è riuscita a salvare dalla prostituzione e dalla schiavitù migliaia di ragazze.

Il silenzio dell'innocenza (Le Silence de l'innocence) racconta la sua storia, la storia di migliaia di persone come lei, il dolore e la rabbia, ma anche la speranza che il mondo possa cambiare.
Somaly Mam Foundation

L'inferno di Ciudad Juarez - Giornata internazionale contro la violenza sulle donne - 25 novembre


L'inferno di Ciudad Juàrez. La strage di centinaia di donne al confine Messico-USA di Victor Ronquillo (Baldini Castoldi Dalai, 2006): nei pressi di Ciudad Juárez, città messicana sul confine con gli Stati Uniti, territorio in balìa di bande criminali dedite al traffico di droghe e di immigrati clandestini, dal 1993 a oggi sono stati ritrovati quasi 400 cadaveri di giovani donne. Molte di loro, operaie di fabbrica malpagate, hanno subito stupri e torture prima di essere barbaramente strangolate o accoltellate. Innumerevoli anche le denunce di scomparsa, e altissimo il grado di impunità per questi delitti. Víctor Ronquillo si è occupato a fondo della questione recandosi sul posto per realizzare un reportage televisivo e ci immerge in questa angosciante realtà in presa diretta, con interviste a familiari delle vittime, alle autorità di polizia, ai politici, ai presunti assassini detenuti in carcere, a due donne sopravvissute all'aggressione, a rappresentanti di organizzazioni che si battono per la difesa dei diritti civili, agli agenti dell'FBI giunti sul posto per svolgere indagini. Al libro è ispirato Bordertown (Bordertown), il film di Gregory Nava (2007).
ControViolenzaDonne.org
Not a Minute More
Amnesty

Ingrid BETANCOURT, Forse mi uccideranno domani - Giornata internazionale contro la violenza sulle donne - 25 novembre


"Mi chiamo Ingrid Betancourt, ho quarant'anni, e sono mamma di due bambini. Ho studiato in Francia dove ho imparato il significato di parole come 'democrazia' e 'libertà'. Ma il mio Paese è la Colombia. Sapete tutti quanto siano potenti da noi i cartelli della droga, questa droga che devasta i nostri figli, e di quanti omicidi siano i mandanti. Ma dietro queste organizzazioni mafiose c'è il mio popolo, un popolo coraggioso e fiero che vuole uscire da questo ingranaggio infernale.
E io, da ormai dieci anni, mi batto per il mio popolo. È pericoloso. I miei figli sono stati minacciati, ho dovuto separarmi da loro, mandarli in salvo. Per due volte, la mafia ha tentato di uccidermi. Sono consapevole del pericolo. Ma non mi faranno indietreggiare. Perché la speranza è là, davanti a me." (Ingrid Betancourt)
Forse mi uccideranno domani, l'autobiografia di Ingrid Betancourt (Sonzogno, 2002): "La vera domanda è se si possa continuare a vivere come se nulla fosse, facendo finta di non vedere i politici che vengono assassinati, la gente che muore di fame, che viene umiliata nei suoi diritti fondamentali. Per me non c'è altra scelta. Non posso accettare di essere colombiana senza fare il mio dovere per evitare che il mio Paese versi in una situazione inaccettabile."
Intervista a Ingrid Betancourt (da "Il Giornale")
Betancourt.info
"Sur les traces d'Ingrid" (da EducWeb.org)

venerdì 23 novembre 2007

Patrick MCGRATH, Trauma: "Le mie ossessioni? Le nascondo nei libri"

"Come ormai avrete compreso, sono uno psichiatra. Ho scelto questa professione a causa di mia madre. E non sono l'unico. Sono le madri che hanno spinto la maggior parte di noi verso la psichiatria: di solito, perché le abbiamo deluse."

"Il precedente romanzo di Patrick McGrath (Follia, Adelphi, 1998) si svolgeva in un manicomio e raggiungeva una tensione quasi insostenibile nel suo procedere lungo lo stretto sentiero tra ragione e follia. Questo appena pubblicato si intitola Trauma (Bompiani) ed esplora anch'esso i meandri della mente umana, nonché i difficili rapporti degli uni con gli altri soprattutto all'interno di una famiglia. L'atmosfera però è diversa. In quello precedente, ambienti ristretti e rapporti chiusi. Qui il movimentato scenario di new York, mirabilmente raccontata nell'afa come nel gelo invernale, i suoi dintroni, le montagne del Catskill nella parte nord dello Stato. Le angustie psichiche però sono le stesse e chi s'appassiona alle storie che tagliano col bisturi le emozioni profonde e quelle rimosse troverà in Trauma abbondante materia. Il protagonista è Charles Weir, uno psicoterapeuta, il cui paziente Danny, sia stata imperizia o fatalità, è morto suicida. Danny non era un paziente qualsiasi, bensì il fratello della moglie Agnes, appena tornato dall'orribile guerra del Vietnam dove s'era macchiato di uno dei delitti più abominevoli, mangiando carne umana. La morte di Danny causa la rottura del matrimonio con Agnes, mentre la relazione con la figlia resta affettuosa, ma molto difficile. Charles ha un fratello, Walter, pittore di buona fama, che è sempre stato il preferito in famiglia. Il nostro psicoterapeuta s'imbatte con sospetta casualità in Nora Chiara, una giovane donna minuta, che sprigiona un'incredibile sensualità. I due diventano amanti, ma in un rapporto che, appena spenta la fiamma dei sensi, si rivela molto conflittuale perché Charles ha il sospetto (giustificato) che la ragazza vada a letto con il fratello Walter. Ometto altri dettagli relazionali tra i vari personaggi, sempre molto complessi, per arrivare al nocciolo del racconto: Charles, che cerca di scacciare i demoni dalla mente altrui, è egli stesso abitato da un trauma enorme, così profondamente radicato nel suo inconscio da arrivare a scoprirlo solo nelle pagine finali, con un effetto devastante che imprime alla storia un emozionanate risvolto finale dopo tutte le emozioni assaporate nel corso della vicenda. 'Medice cura te ipsum' si potrebbe dire. McGrath ha scritto un racconto più articolato del precedente, forse addirittura troppo. Questo fa di Trauma un romanzo che dovrebbe piacere notevolmente: pochi spettacoli sono più affascinanti di una qualche occhiata gettata nel pozzo oscurissimo della mente umana." (da Corrado Augias, Dalla follia al trauma, il ritorno di McGrath, "Il Venerdì di Repubblica", gennaio 2008)
Presentato in Italia, in anteprima mondiale (CorriereDellaSeraCultura)
Patrick McGrath (da FantasticFiction)
McGrath nel catalogo Adelphi

Giangiacomo FELTRINELLI - Senior Service: "Ventitré novembre 1957: Il dottor Zivago è di tutti"

"Il grado di civiltà del nostro paese" - scriveva Giangiacomo Feltrinelli nel catalogo del 1965, dopo dieci anni di attività, dopo aver sintetizzato le direzioni della casa editrice verso il confronto delle idee, ma anche verso la cosiddetta 'letteratura d’evasione' - "dipenderà anche, e in larga misura, da cosa, anche nel campo della letteratura di consumo gli italiani avranno letto"

Senior Service di Carlo Feltrinelli: "Senior Service è una sigaretta inglese (sul pacchetto c'è un vascello bianco in campo blu), ma è anche una storia di famiglia. Non è una biografia nostalgica, e non passerebbe come romanzo di formazione. E' semplicemente la storia più speciale che conosco" (Carlo Feltrinelli)
Anteprima da GoogleBooks
Album Feltrinelli. 1955 - 2005 (Feltrinelli, 2006)

Boris PASTERNAK, Il dottor Zivago: 1957 - 2007. Le iniziative per l'anniversario del romanzo

Pasternak, Nobel Letteratura nel 1958, "for his important achievement both in contemporary lyrical poetry and in the field of the great Russian epic tradition"

Il dottor Zivago (Doctor Zhivago)di Boris Pasternak
"Carlo Feltrinelli, presentando le celebrazioni che da oggi ricordano i cinquant'anni della pubblicazione del romanzo, elenca quattro ragioni in crescendo: l'importanza di quel classico moderno per la casa editrice, che lo pubblicò in anteprima mondiale a un anno dalla fondazione; il coraggio e il fiuto editoriale di Giangiacomo Feltrinelli, che nel 1957 ne fece un best seller e una clamorosa presa di posizione contro la censura sovietica; la grandezza di Pasternak, nobel nel 1958, che a mezzo secolo di distanza è ancora più indiscussa; e infine 'il fatto che di Zivago siamo ancora innamorati, come quando uscì', nelle rocambolesche e oggi quasi inmmaginabili circostanze della guerra fredda. [...]" (da M. Bono, La spy-story di Zivago il best seller venuto dal freddo. Cinquant'anni fa la sfida di Feltrinelli, "La Repubblica", 23/11/'07)
- READING: Anna Nogara legge pagine dal romanzo oggi alle 18.30 alla Feltrinelli di piazza Piemonte (Milano); intervengono Fausto Malcovati e Evgenij Pasternak, figlio di Boris. Segue proiezione del programma RAI "L'approdo" del 1958 sulle polemiche legate al libro, con Feltrinelli, Silone, Calvino, Pratolini.
- CONVEGNO: Specialisti di letteratura russa partecipano al convegno internazionale sul caso Pasternak - Dottor Zivago, lunedì 26 e martedì 27 novembre. Il convegno è organizzato dalla Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, al Centro congressi della Fondazione Cariplo (via Romagnosi, 3 - Milano).
- MOSTRA: Lettere, foto e documenti su Pasternak e Zivago in mostra dal 27 novembre (inaugurazione oggi alle 19) al 4 gennaio alla Fondazione Feltrinelli (via Romagnosi, 3 - Milano).
Boris Pasternak (da Poets.org)

mercoledì 21 novembre 2007

Ogni viaggio è un romanzo. Libri, partenze, arrivi: "La scrittura è un viaggio fuori dal tempo e dallo spazio"

"Come molti, penso che il vero viaggiatore sia invece il sedentario. [...] Egli sta chiuso in una stanza, con un libro in mano; e sostiene che tutti i viaggi sono possibili, tutte le nuvole del cielo, tutte le voluttà 'vaste, cangianti e sconosciute', sono racchiuse nei libri. Se egli guarda con i suoi occhi, non vede: non distingue un narciso da una dalia, un cervo da uno stambecco, un'alba da un tramonto. Ma, appena i suoi sguardi si rispecchiano nella pupilla di un altro, appena contempla ciò che altri hanno visto e scritto nei libri, gli sembra di acquistare una penetrazione meravigliosa. In quel riflesso di carta, scorge città e paesaggi mai immaginati, pensieri mai concepiti, fantasie e rapporti che nessun altro, prima di lui, vi aveva scoperto." (da Pietro Citati, Il viaggio)

Ogni viaggio è un romanzo. Libri, partenze, arrivi (Laterza, 2007): Paolo Di Paolo incontra, fra gli altri, Camilleri, Rossana Campo, Culicchia, Sandra Petrignani, Nadia Fusini, Melania Mazzucco, Ugo Riccarelli, Dacia Maraini, Raffaele La Capria, Antonio Tabucchi. In queste pagine si racconta di romanzi che mettono addosso il desiderio di partire; di viaggi fatti sulle tracce di scrittori amati; di strani cortocircuiti che si attivano quando un libro sfiora il paesaggio dell'infanzia, o una terra lontanissima in cui ci perdiamo, o ancora, semplicemente, la nostra poltrona in salotto. Diciannove scrittori, diciotto partenze e arrivi, racconti di carta e di terre.

Daniel MARCELLI, Il bambino sovrano

"Anche l'autorità è innanzitutto un legame, ancor prima di essere un concetto come quello proposto dalla definizione di Hannah Arendt. Perciò è necessaria una storia di questo legame e della sua evoluzione. La nostra tesi è semplice: forse il legame di autorità è quello che ha spinto i primi ominidi verso l'umanizzazione. Per l'essere umano i legami sociali sono indispensabili quanto l'ossigeno che respira, e tra essi il vincolo di autorità rappresenta il legame principale; se i legami 'costituiscono autorità' su ciascuno di noi e se, nell'epoca attuale, noi rifiutiamo il principio di questi vincoli, non risulta allora messo in discussione il principio stesso dell'umanizzazione, e poi quello della socializzazione, che è un suo corollario? Nell'educazione dei figli, l'autorità è soltanto un ordine imposto dal più anziano? Nell'autorità non c'è anche un legame capace di costruire il bambino, di introdurlo in un rapporto umano?"

Il bambino sovrano. Un nuovo capo in famiglia? (L'Enfant, chef de la famille. L'autorité de l'infantile)di Daniel Marcelli (Raffaello Cortina, 2004): "I medici, i pediatri e in particolare gli psichiatri dell'infanzia e dell'adolescenza sono sempre più sollecitati da genitori che, stando alle loro parole, 'non ce la fanno più'. La relativa novità consiste nel fatto che queste richieste riguardano ragazzi sempre più giovani: non è più un caso eccezionale che dei genitori chiedano un consulto per bambini di due o tre anni: corrono dappertutto, si arrampicano sui mobili, hanno crisi di rabbia per qualsiasi cosa, quando si dice loro di no, ma persino, a volte, quando si dice loro di sì! Rifiutano di mangiare a tavola, pretendono questo o quell'alimento, fanno continuamente i capricci, decidono il programma televisivo e impongono la videocassetta che hanno già visto cento volte; quando escono, nei negozi è un crescendo di richieste imperiose e il minimo rifiuto provoca una collera clamorosa, che obbliga a battere in ritirata con un senso di colpa e vergogna [...]". Come riapproppriarsi dell'autorità perduta? E come articolarla con le esigenze attuali di democrazia e di sviluppo autonomo dell'individuo? Evitando i luoghi comuni, Daniel Marcelli riesce a proporre una nuova concezione dell'autorità, che non impone come modello il passato. Un libro ricco di tracce e di argomenti perché l'idea di autorità non sia più politicamente scorretta.
(INDICE: 1 Autorità, violenza e gioventù - 2 L'autorità del padre - 3 Le nuove traiettorie familiari - 4 Il bambino re - 5 L'autorità del legame sociale - 6 Dall'individualità all'individualismo - 7 L'autorità del bambino - Conclusione)
"Les conduites à risque des jeunes adultes"

Edgar MORIN: "La mia cultura si è nutrita della mia vita e la mia vita si è nutrita della mia cultura"


Io, Edgar Morin. Una storia di vita (Franco Angeli, 2007): "[...] E' inutile dire che l'esito di un simile atteggiamento può rivelarsi disastroso: in questo modo non solo la scienza ridotta a tecnica viene destituita di un'autonoma capacità di pensare e dunque di responsabilità ma lo stesso territorio della cultura 'umanistica' viene confinato nelle riserve indiane di un vago spiritualismo. [...] Il progetto filosofico che Morin sviluppa è quello di costruire un pensiero che mira a 'riformare le scienze naturali e le scienze umane, la politica e il vivere quotidiano della nostra mente'. Si tratta di una 'filosofia della complessità', di una filosofia che vuole essere in grado di mettere insieme i saperi disgiunti, che introduce la cultura scientifica in quella umanistica e l'opposto per modificare l'una e l'altra nel quadro di un progetto globale. Si tratta cioè di dare luogo a una visione olistica del sapere, che lo contempla come una sorta di sistema organico in cui ogni elemento è in contatto e interagisce con l'altro. [...]" (da F. Vercellone, Ci serve un sapere ecologico, "Tuttolibri", La Stampa, 17/11/2007)
Edgar Morin
I libri di Morin

Cormac McCarthy, La strada: "Alla fine, la strada di ciascuno è la strada di tutti"

"Alla fine, la strada di ciascuno è la strada di tutti. Non ci sono viaggi isolati perché non ci sono viandanti isolati. Tutti gli uomini sono uno e non vi è un'altra storia da raccontare".

La strada di Cormac McCarthy (Einaudi, 2007): un uomo e un bambino viaggiano attraverso le rovine di un mondo ridotto a cenere in direzione dell'oceano, dove forse i raggi raffreddati di un sole ormai livido cederanno un po' di tepore e qualche barlume di vita. Trascinano con sé sulla strada tutto ciò che nel nuovo equilibrio delle cose ha ancora valore: un carrello del supermercato con quel po' di cibo che riescono a rimediare, un telo di plastica per ripararsi dalla pioggia gelida e una pistola con cui difendersi dalle bande di predoni che battono le strade decisi a sopravvivere a ogni costo. E poi il bene più prezioso: se stessi e il loro reciproco amore.
La strada (da WUZ)
"Life after Armageddon" (da GuardianUnlimitedBooksReview)
"Cormac McCarthy bestseller wins James Tait Black" (da GuardianUnlimitedBooks)
McCarthy nel catalogo Einaudi
"A conversation between author Cormac McCarthy and the Coen Brothers, about the new movie No Country for Old Men" (da Time.com)
Dal romanzo Non è un paese per vecchi (No Country for Old Men), il film di Ethan e Joel Coen (2007)
"Coen Brothers Return with No Country for Old Men" (da NPR.org)

lunedì 19 novembre 2007

Fernando PESSOA: "Chi poco vuole, ha tutto; chi niente vuole/ è libero; chi non ha, e non desidera,/ uomo, è uguale agli dèi"


Vita scritta da sé medesimo: Passigli Editori prosegue la pubblicazione delle opere di Fernando Pessoa (1888-1935), il più grande poeta portoghese del Novecento.
Le opere di Pessoa
Pessoa (da PortugalPoetryInternational)


Segui il tuo destino,
annaffia le tue piante,
ama le tue rose.
Il resto è l'ombra
di alberi estranei.

La realtà
sempre è di più o di meno
di quello che vogliamo.
Solo noi siamo sempre
uguali a noi stessi.

Dolce è vivere solo.
Grande e nobile è sempre
semplicemente vivere.
Lascia il dolore sulle are
come ex-voto agli dèi.

Guarda da lontano la vita,
senza mai interrogarla.
Essa niente può dirti.
La risposta
sta al di là degli dèi.

Ma serenamente imita l'Olimpo
dentro il tuo cuore.
Gli dèi sono dèi
perché non si pensano.
(1.7.1916, da Una sola moltitudine, v. II, Adelphi, 1984)

Vincenzo CERAMI, Vite bugiarde

"Non badare troppo alla forma, Angela. Qua e là ho scritto con foga, lasciandomi prendere dall'ingordigia di raccontarti chi sono. Finalmente, dirai tu. Ho buttato sul computer parole alla cieca, liberando il più possibile la spontaneità dei pensieri. Perché di me conosci solo la maschera che ogni mattina incollo sul volto per piacerti, per piacermi attraverso i tuoi giudizi (oh, quanto silenziosi!) Non posso più rimandare quest'appuntamento con la verità. Che forse è durissima, che forse non ti piacerà. Ma devo rischiare. Se dovrai starmi accanto tutta la vita, hai il diritto di sapere chi sono veramente. L'artista è un po' mitomane, e presuntuoso. I fondali, le scenografie dell'autoritratto che stai per leggere non corrispondono a quelli reali. Anche l'epoca in cui mi vedrai agire non corrisponde a quella vera. Mi sono calato nei panni di un altro uomo che fa cose diverse da quelle che ho fatto io e che vive circa seicento anni dopo Cristo. Ti chiederai perché questo assurdo salto temporale, perché tanta finzione per confessarmi? Soltanto immaginandomi diverso da come sono, in un'altra epoca e in un altro luogo, sono riuscito a fotografare quella che io penso sia la mia vera essenza di uomo. Ti sembrerà un paradosso, ma è così. Mi racconto attraverso un apologo, mettendo in scena ciò che ho dentro e che neppure io conosco bene, senza perdermi nella pastoia limacciosa e fuorviante dei ricordi personali. Ciò che stai per leggere è il film che voglio realizzare, il mio primo e forse ultimo film. All'inizio farai fatica a riconoscermi. Piano piano, invece, scoprirai che 'Madame Bovary c'est moi' (scusa la banalità della citazione) e che dentro alla storia ci sei anche tu. Buona lettura." (da Fantasmi)

Vite bugiarde. Romanzo d'appendice, il nuovo romanzo di Vincenzo Cerami: disponendo le sue pedine secondo la logica narrativa cara al romanzo d'appendice, poco alla volta Cerami traghetta il genere ottocentesco verso le sponde contemporanee del noir. Del noir questo romanzo emozionante e raffinato ha la logica senza scampo, le cadenze implacabili, la deriva sempre più perigliosa che assumono le passioni quando si avventurano nei territori estremi, quelli in cui il piacere e il dolore, il tormento e l'estasi si mescolano, si confondono e confondono chi li prova.
Fantasmi (Einaudi, 2001): "Edificato sulle nozioni dell'assenza e dello smarrimento, Fantasmi dà corporeità all'urgenza di risposte in un universo frammentato ed inconoscibile: parla dell'amore - del bisogno che ne abbiamo, della disperazione che ci crea il non riuscir a darne di più - con lucidità ed esattezza, sdegnosamente rifiutando scorciatoie realistiche od infingimenti poetizzanti."
Fantasmi (da NonLeggere)
Cerami (da ItalicaRai)
Cerami nel catalogo Garzanti
Cerami nel catalogo Einaudi

Giornata mondiale dei diritti dell'infanzia - 20 novembre

"Questo libro si spinge ai confini dell'orrore umano, ma vorrebbe anche servire una causa che sta a cuore a chiunque creda davvero in una pacifica soluzione dei conflitti."

Soldatini di piombo. La questione dei bambini soldato di Giulio Albanese (Feltrinelli, 2005): Giulio Albanese racconta alcune storie incentrate sul dramma dei bambini soldato in Uganda e Sierra Leone, due realtà emblematiche per tutti coloro che si battono contro l'arruolamento dei minori.
Bambini-soldato del Nord Uganda
Unicef
SaveTheChildren
AmnestyInternational
GlobalMovementForChildren

sabato 17 novembre 2007

Sybille BEDFORD, Una visita a Don Otavio

"Ciò che invece trasmette - qui come in tutti i suoi romanzi - è l'idea che tutto è problematico, e che la condizione umana è fatta di milioni e milioni di persone che vengono sballottate da una parte all'altra della Terra, e che tentano vanamente di mettersi in relazione ma trovano sempre qualcosa che glielo impedisce" (Bruce Chatwin)

Una visita a Don Otavio (A Visit to Don Otavio. A Traveller's Tale from Mexico) (Adelphi, 2007): "Uno dei tanti misteri dell'editoria del Ventesimo secolo è il fatto che Una visita a Don Otavio di Sybille Bedford sia potuto andare fuori commercio. Perchè quando si tratterà di scrivere la storia della narrativa moderna di lingua inglese, la Bedford dovrà figurare nella lista dei suoi più fulgidi esempi. [...] E' un romanzo, un novel, nel miglior senso del termine - qualcosa di nuovo e fresco - e in quanto tale è da annoverare fra i suoi tre romanzi più o meno autobiografici che iniziano con Il retaggio. [...]" (dall'Introduzione di Bruce Chatwin, "Io Donna", "Corriere della Sera", 17/11/'07)
Il retaggio (A Legacy) (Adelphi, 2003)
Sybille Bedford (da FantasticFiction)
"Sybille Bedford" (da GuardianUnlimitedBooks)
"Piecework. The writings of Sybille Bedford" (da NewYorkerBooks)

Lipovetsky, Una felicità paradossale:"La felicità è il fondamento della società dei consumi: è questo l'obiettivo ma chi è felice oggi a trent'anni?"


Una felicità paradossale. Sulla società dell'iperconsumo (Le bonheur paradoxal. Essai sur la société d'hyperconsommation) di Gilles Lipovetsky (Raffaello Cortina, 2007): "Siamo alla ricerca di una felicità paradossale. Comprare è un imperativo, un impeto, una sete: siamo tutti affetti da iperconsumismo. Compriamo oggetti piccoli o ingombranti, costosi e superflui, compriamo quello che abbiamo già, compriamo quello che possediamo. Durante un viaggio recente in Brasile, ho visitato alcune favelas e ho visto bambini, genitori e ragazzi che non si preoccupano di non avere da mangiare, ma di non sembrare poveri: lottano per avere un logo da sfoggiare, un paio di scarpe firmate, un telefonino, un'antenna parabolica. Con un marchio addosso si sentono più forti, dimenticano le umiliazioni quotidiane. C'è una nuova società dell'effimero e non c'è un modello teorico che la riguardi. Una volta c'era il benessere anni '50, '60, '70. Adesso c'è un mondo che sembra un frappé, un grande pasticcio, un eccesso di oggetti, logo, brand. La felicità è il fondamento della società dei consumi: è questo l'obiettivo, ma chi è felice oggi a trent'anni? I ragazzi cercano tutti esperienza, sensazioni, emozioni e il consumo è lì, pronto, a portata di mano, è il mezzo per portare piccole novità, frammenti di eccitazione, scosse infinitesimali che compensano i vuoti. È la conseguenza di un mondo che ha democratizzato l'ideale di felicità, una società individualista, dove io, lei, tutti ci sentiamo soli. E allora eccola, la terapia: comprare, continuare a comprare. [...] Insomma, comprare non basta ... Tutto è molto facile e accessibile, viaggiare, acquistare, possedere. Ma senza religione, politica, passioni, i giovani individui sono perduti e la conseguenza è una grande fragilizzazione e destrutturazione di tutti i gruppi della società. Bisogna trovare nuovi modelli, modelli per i giovani, modelli per i genitori in crisi. E il futuro è già tracciato, la via è la 'rivalorizzazione': no, non dico che tornerà l'ascetismo ma le passioni, i grandi amori, quelli sì. Passione per la politica, passione per gli altri, passione per il mondo. Il futuro è nella creazione di nuove passioni, nel pensiero, nel sogno. L'uomo non è solo un consumatore. È un affamato di passioni, e i consumi inutili in futuro diventeranno piccoli piccoli."
Ascolta (da RadioCanada)
L'impero dell'effimero. La moda nelle società moderne di Gilles Lipovetsky (Garzanti, 1989)

E. M. CIORAN: "Al giudizio finale verranno pesate soltanto le lacrime"

"Esistere è una inclinazione che non dispero di far mia"

Confessioni e anatemi (Adelphi, 2007) di E. M. Cioran: "In Confessioni e anatemi, sequela di perplessità, si troveranno interrogativi ma nessuna risposta. Del resto, quale risposta? Se ce ne fosse una la si conoscerebbe, con buona pace del devoto dello stupore". Appare superfluo – se non irriguardoso – aggiungere qualcosa alle parole con cui lo stesso Cioran presentava, nel 1987, quello che sarebbe stato l’ultimo suo libro pubblicato in vita. Ma forse si può dire che questa raccolta di vibranti aforismi è il degno sigillo di un’opera unica: quintessenza di una spregiudicata metafisica e postrema fiammata di uno stile tanto imitato quanto inimitabile, in cui la perfetta levigatezza di un francese di rara eleganza traduce pensieri perfettamente appuntiti.
Cioran nel catalogo Adelphi
La tentazione di esistere (The Temptation to exist) (Adelphi, 1984)
Cioran.com
Cioran.ue

venerdì 16 novembre 2007

Meduse di Etgar Keret e Shira Geffen

"Il film nasce dal desiderio di raccontare qualcosa di noi senza essere autobiografici. L'appeal universale della storia sta nella riflessione sulla nostra infanzia, soprattutto, sulla parte che noi non ricordiamo. Meduse tenta di farci riconnettere al nostro essere stati bambini. Il collegamento con il passato è fondamentale per apprezzare questa storia."

Da oggi nelle sale Meduse - Caméra d'Or al Festival di Cannes - opera prima degli israeliani Etgar Keret e Shira Geffen (distribuito dalla Sacher Film di Nanni Moretti).
Interview de Etgar Keret et Shira Geffen
"Après le tournage, l'hôpital" (da LiberationCulture)
Keret nel catalogo e/o
"La morte senza pathos di Etgar Keret" (da RaiLibro)

Gabriel GARCIA MARQUEZ: "My most important problem was destroying the lines of demarcation that separate what seems real from what seems fantastic"

Gabriel Garcia Marquez, Nobel Letteratura 1982: "for his novels and short stories, in which the fantastic and the realistic are combined in a richly composed world of imagination, reflecting a continent's life and conflicts."

L'amore ai tempi del colera (Love in the Time of Cholera): per cinquantatrè anni, sette mesi e undici giorni, notti comprese, Florentino Aziza ha perseverato nel suo amore per Fermina Daza, la più bella ragazza del Caribe, senza mai vacillare davanti a nulla, resistendo alle minacce del padre di lei e senza perdere le speranze neppure davanti al matrimonio d'amore di Fermina con il dottor Urbino. Un eterno incrollabile sentimento che Florentino continua a nutrire contro ogni possibilità fino all'inattesa, quasi incredibile, felice conclusione. Abbandonati per una volta i temi più apertamente politici, Garcia Marquez crea con questo intenso romanzo una irresistibile epopea romantica, uno sfrenato e travolgente inno alla vita e alla fantasia che trova la sua ideale ambientazione nella lussureggiante natura dei Caraibi.
Dal romanzo di Garcia Marquez, il film (Love in the Time of Cholera) di Mike Newell (2007)
I libri di Garcia Marquez
Cent'anni di solitudine (One Hundred Years of Solitude)
Garcia Marquez (da BBC.spanish)

Eugène IONESCO

"Je pensais qu'il était bizarre de considérer qu'il est anormal de vivre ainsi continuellement à se demander ce que c'est que l'univers, ce qu'est ma condition, ce que je viens faire ici, s'il y a vraiment quelque chose à faire. Il me semblait qu'il est anormal au contraire que les gens n'y pensent pas, qu'ils se laissent vivre dans une sorte d'inconscience. Ils ont peut-être, tous les autres, une confiance non formulée, irrationnelle, que tout se dévoilera un jour. Il y aura peut-être un matin de grâce pour l'humanité. Il y aura peut-être un matin de grâce pour moi." (da "Solitaire", 1973)


Ionesco.com
Ionesco.org
Ionesco nel catalogo Einaudi
Enregistrement sonore de la leçon de Eugène Ionesco (1962) (da LaRevueDesRessources.org)

Bahiyyih Nakhjavani, La donna che leggeva troppo:"Se una donna riusciva a leggere il futuro con tanta precisione forse era perché l'aveva scritto lei"

"Tahereh è l'unica donna persiana le cui fattezze sono scolpite su una lapide del cimitero di Qazvin, ma non ha mai avuto l'onore di un epitaffio. La sua vita drammatica è idealista, la sua eloquenza che non ha né pari né timori hanno lasciato il segno in Iran. La poetessa è morta perché lottava contro le tradizioni, una battaglia che le iraniane non hanno ancora vinto"

La donna che leggeva troppo (La femme qui lisait trop) di Bahiyyih Nakhjavani (Rizzoli, 2007): dopo Azar Nafisi e il suo Leggere Lolita a Teheran, solo per citare uno dei casi più noti, ecco La donna che leggeva troppo (ancora l'atto del leggere è simbolo di libertà) di Bahiyyih Nakhjavani. Nella Persia del 1800 Tahirih Qurratu'l-Ayn è diversa da tutte: nata in una famiglia benestante, è cresciuta 'come un uomo', libera di studiare e imparare. Bellissima, sensibile e curiosa, scrive poesie e discute di politica, proclama la dignità delle donne. La sua fama di poetessa e ribelle ('strega' per chi ne ha paura) è ormai diffusa in tutto il Paese quando, accusata di omicidio, fugge, tenendo in scacco la polizia dello Shah come se potesse prevederne le mosse. E quando infine viene catturata dopo aver osato - nell'attimo che la consegna alla Storia - togliersi il velo in pubblico il suo fascino e la sua saggezza confondono i persecutori, scatenando l'amore dello Shah e l'ira funesta di sua madre. Verità storica e leggenda si fondono in un romanzo emozionante e intenso, omaggio all'intelligenza, alla sensibilità e al coraggio di una donna libera e straordinaria.
"Una femminista ante-litteram nella Persia dell'Ottocento, un modello per le iraniane di oggi" (da LaStampa)
La bisaccia (The Saddlebag) (Le Lettere, 2001)

Kid's Republic Bookstore



Kid's Republic Bookstore: nata nel 2005, è diventata la più importante libreria per ragazzi in Cina (specializzata in libri illustrati).

mercoledì 14 novembre 2007

Amos OZ: "Il romanzo è il ponte fra le civiltà"

"Nella Gerusalemme degli anni Quaranta ero un ragazzino terrorizzato. In quegli anni si era appena consumato l'Olocausto in Europa e il futuro per noi era estremamente incerto. Così, da bambino pensavo che non sarei mai cresciuto e ritenevo che per me sarebbe stato più sicuro essere un libro piuttosto che una persona. Che tipo di libro? Volevo essere un libro piccolo, in modo da potermi nascondere dietro ai grandi libri. [...] Ora non voglio essere un libro, voglio scrivere libri. Non voglio più essere un libro, non voglio più nascondermi dietro ai libri grandi." (Amos Oz intervistato da L. Minerva)

Non dire notte (Don't Call It Night) (Feltrinelli, 2007)
Una storia d'amore e di tenebra (A Tale of Love and Darkness) (Feltrinelli, 2003)
I libri di Amos Oz
Wuz intervista Amos Oz
Amos Oz presenta Non dire notte (da FeltrinelliVideo)
"Amos Oz. La curiosità come imperativo etico" (da RaiNews24)
Amos Oz Archive

Sophie CALLE: "Ho ricevuto una e-mail che diceva: è finita"

"Ho ricevuto una e-mail che diceva: è finita. Non ho saputo rispondere. E' stato come se non fosse destinata a me. Finiva con le parole: 'Abbi cura di te'. L'ho fatto. Ho chiesto a centosette donne scelte per il loro mestiere di interpretare la lettera sotto un profilo professionale. Di analizzarla, commentarla, metterla in scena, danzarla, cantarla. Di asciugarla, di consumarla. Di capirla per me. Di rispondere al posto mio. E' stato un modo per attraversare il tempo della rottura. Un modo per prendermi cura di me" (Sophie Calle)

Take care of yourself: "[...] Il suo libro ha la copertina rosa, lucida come una carta di caramella. Se fosse tradotto in italiano (non lo è, per qualche misteriosa ragione non è tradotto nella nostra lingua nessuno dei suoi libri, nel resto del mondo oggetti di culto) s'intitolerebbe Abbi cura di te. Seduce fuori e tormenta dentro. Fa ridere e fa piangere, ammala e guarisce. Non si può lasciare senza averlo attraversato fino in fondo. Ci sono tutte le domande e tutte le risposte: c'è soprattutto un'ironia formidabile, una malinconica saggia ironia venata di amarezza, la medicina di ogni male. Calle è un'artista tra le più amate del nostro tempo. Un'icona della modernità, una Louise Bourgeois del nuovo secolo. Il Centre Pompidou le ha dedicato per i suoi cinquant'anni una retrospettiva. La Francia le ha affidato il padiglione di quest'ultima Biennale di Venezia (10 giugno - 21 novembre 2007): lei lo ha dedicato a raccontare come finisce un amore. Ha proiettato i video di molte delle centosette donne che leggono la mail di addio del suo amante: celebri e sconosciute, Jeanne Moureau e una studentessa di scuola media, Luciana Littizzetto e una cartomante, Victoria Abril e una stella dell'Opera. Un avvocato, una psicanalista, Laurie Anderson, una scrittrice di parole crociate, una campionessa di tiro con la carabina, una esegeta di talmud, Maria de Medeiros, la figlia 'segreta' di Mitterand, una giocatrice di scacchi. A ciascuna ha chiesto cosa significa 'abbi cura di te', come si fa ad averne, come si affronta e come si supera il vuoto spaventoso dell'assenza? Ciascuna ha risposto nel suo modo: con un referto, con una canzone, con un gioco. La mostra a Venezia - "Take care of yourself" - è stata visitata da migliaia di persone. Di seguito è venuto il libro, ormai introvabile. [...] (da: Concita de Gregorio, Così finisce un amore, "La Repubblica", 11/11/'07)
"He loves me not" (da GuardianUnlimitedArts)

Paola MASTROCOLA, Più lontana della luna: "Lei si libera attraverso un sogno individuale che è appunto la poesia, le sue liriche d'amore"

"In fondo Lidia fugge da una vita piccolo-borghese da cui fuggivano anche quegli altri, i compagni del movimento. Lei si libera attraverso un sogno individuale che è appunto la poesia, le sue liriche d'amore. Gli altri, invece, attraverso un sogno collettivo. Ma sempre di fuga si tratta"

Più lontana della luna (Guanda, 2007): "Un romanzo sulla distanza, Più lontana della luna, costruito sul doppio registro realistico e fiabesco. Distanza dalla politica, ma anche dai codici sociali d'appartenenza e perfino distanza dal sentimento amoroso. La protagonista, Lidia, è una creatura aerea, nutrita di sogni e poesia. Attraversa i Settanta felicemente ignara. Figlia di un operaio della Fiat, insegue in groppa al suo cavallo Pino il folle progetto dell''amore lontano', appreso quasi per caso nei versi del trovatore provenzale Bernart de Ventadorn. Scoprirà alla fine che l'amore lontano, quello di Dante e di Petrarca, appartiene alla lirica, non alla vita. [...] (da: S. Fiori, Intervista. Paola Mastrocola, "L'Almanacco dei libri", "La Repubblica", 27/10/'07)
Ascolta l'incipit da RadioAlt
I libri di Paola Mastrocola

lunedì 12 novembre 2007

Alberto SAVINIO, La nascita di Venere

"Il mio surrealismo, come molti miei scritti e molte mie pitture stanno a testimoniare, non si contenta di rappresentare l’informe e di esprimere l’incosciente, ma vuole dare forma all’informe e coscienza all’incosciente".
La nascita di Venere di Alberto Savinio (Adelphi, 2007): "Era un tassello mancante, questa raccolta degli scritti di Savinio sull'arte apparsi tra la fine del 1918 e quella del '21 sulla rivista romana "Valori plastici" ora giunta, per iniziativa del brillante scrittore e saggista Giuseppe Montesano e dello specialista Vincenzo Trione, al porto fidato del main publisher Adelphi. Mai raccolti prima in volume, essi rappresentano non solo un passaggio-chiave nel formarsi di un autore fra i cinque o sei capitali del nostro Novecento (allora, è il caso di sottolineare, non ancora pittore in proprio) ma anche un documento straordinario del clima di quegli anni. Data proprio al '19 la celebre stroncatura di de Chirico di Roberto Longhi; ma l'etichetta di 'dio ortopedico', nella circostanza affibbiata alla pittura metafisica (ben prima che di qualcosa del genere parlasse il Freud del Disagio della civiltà), parla ben al di là delle intenzioni del maggior critico del Novecento. Era davvero un mondo in convalescenza e dalle ferite non rimarginabili, quello che usciva dalla bufera della Grande Guerra [...]" (da A. Cortellessa, Sul mare senza sponde di Savinio, "TuttoLibri", "La Stampa", 10/11/'07)

Savinio nel catalogo Adelphi
Alberto Savinio. Le molte facce di un artista di genio di Silvana Cirillo (Mondadori, 1997)
Fondo Alberto Savinio presso Gabinetto Vieusseux
Ascolta da Fahrenheit

(dipinto: Alberto Savinio, "I Re Magi", 1929, olio su tela, Mart, Rovereto)

"Colloquio. Giorgio de Chirico e Alberto Savinio", Museo d'Arte Contemporanea di Lissone dal 28 ottobre 2007 al 27 gennaio 2008: mostra dedicata a Giorgio de Chirico e al fratello Alberto Savinio. Circa settanta opere, in massima parte dipinti, ripercorreranno l'iter artistico dei due fratelli in un confronto serrato. Il titolo della mostra "Colloquio" è ricavato da un lavoro di Savinio del 1932 che rappresenta Oreste e Pilade in una composizione che si fa eco dell'opera di entrambi gli artisti.

Shlomo VENEZIA: "Tutto mi riporta al campo. Qualunque cosa faccia, qualunque cosa veda, il mio spirito torna sempre nello stesso posto"


"Ho un'immagine precisa di Shlomo Venezia: l'immagine di un uomo che racconta con fermezza, con precisione, l'inferno che ha visto e toccato, e così facendo restituisce a noi che possiamo soltanto immaginare quell'orrore, cosa ha voluto dire la vita in un campo di sterminio, l'essere considerato meno di un animale, l'essere sopravvissuto grazie al tremendo lavoro in un Sonderkommando di Auschwitz."
(dalla prefazione di Walter Veltroni)
Sonderkommando Auschwitz. La verità sulle camere a gas di Shlomo Venezia (Rizzoli, 2007): "Tutto mi riporta al campo. Qualunque cosa faccia, qualunque cosa veda, il mio spirito torna sempre nello stesso posto ... Non si esce mai, per davvero, dal crematorio." Sono parole di Shlomo Venezia, ebreo di Salonicco, di nazionalità italiana; è uno dei pochi sopravvissuti del Sonderkommando di Auschwitz-Birkenau, una squadra speciale selezionata tra i deportati con l'incarico di far funzionare la spietata macchina di sterminio nazista. Gli uomini del Sonderkommando accompagnavano i gruppi di prigionieri alle camere a gas, li aiutavano a svestirsi, tagliavano i capelli ai cadaveri, estraevano i denti d'oro, recuperavano oggetti e indumenti negli spogliatoi, ma soprattutto si occupavano di trasportare nei forni i corpi delle vittime. Un lavoro organizzato metodicamente all'interno di un orrore che non conosce eccezioni: il pianto disperato di un bimbo di tre mesi, la cui madre è morta asfissiata dal gas letale, richiama l'attenzione del Sonderkommando, lo scavare frenetico tra i corpi inanimati, il ritrovamento e subito dopo lo sparo isolato della SS di guardia che ammutolisce per sempre quel vagito consegnandolo alla storia. Per decenni l'autore ha preferito mantenere il silenzio, ma il riaffiorare di quei simboli, di quelle parole d'ordine, di quelle idee che avevano generato il mostro dello sterminio nazista ha fatto sì che dal 1992 abbia incominciato a parlare, e quei racconti sono la base della lunga intervista che è all'origine di questo libro. Accolta con vivo interesse in tutto il mondo per la sua straordinaria unicità, questa testimonianza - memoriale 'di un’onestà assoluta', come sottolinea Simone Veil - è l'antidoto a ogni follia negazionista. Il lucido e onesto racconto di quest'uomo oggi ottantatreenne è la forma più nobile di omaggio alle vittime di ieri: la memoria.
Ascolta da Fahrenheit

Bracconieri di storie, Arpino e Soriano: "Ci salviamo scrivendo"


"Negli stadi Giovanni Arpino generosamente donava a color che sanno e che non sanno Cuore di cane di Bulgakov e Triste, solitario y final di Soriano ('Se mai ho invidiato un libro, eccolo, naturalmente dopo Cuore di cane'). Si può onorare anche così la fu commedia umana, umanissima, del pallone, tra un dribbling e una rovesciata: accostandola alla letteratura. 'Chi gioca, ha giurato' è una massima del filosofo francese Alain. Una verità interpretata come tale tanto sul campo quanto tenendo in mano la penna. Arpino e Soriano il giuramento di fedeltà alla parola lo hanno osservato sino al passo d'addio. Arpino se ne andava vent'anni fa. Soriano dieci. [...] Il carteggio che documenta le affinità elettive fra i due hidalgo, liberi di una libertà che inesorabilmente conduce alla solitudine, esce ora per i tipi di Graphot, a cura appassionata e febbrile, di Massimo Novelli: Bracconieri di storie. Ché tali furono i due confrères: sempre all'erta di fronte alla vita, ai suoi testimoni, alle sue trame, all'abbraccio ora splendido ora funesto che la vita ha in serbo. [...]" (da: B. Quaranta, Arpino e Soriano: 'Ci salviamo scrivendo', "TuttoLibri", "La Stampa", 10/11/'07)